Abi­ta­re col­let­ti­vo: ele­men­to chia­ve per la so­cie­tà di do­ma­ni?

Il co-curatore di «Archi» 3/2021 Andrea Roscetti presenta i tre complessi residenziali illustrati nel numero. Tre esempi a dimostrazione del fatto che l'abitare collettivo sia una delle chiavi per riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati per il 2050.

Data di pubblicazione
21-07-2021

In questo numero di «Archi» vengono pubblicati tre edifici residenziali collettivi, oggetti che possono essere considerati esemplari dal punto di vista della produzione architettonica svizzera perché integrati in piani di quartiere o in quanto elementi sostitutivi dell’edilizia intensiva del passato. Gli oggetti architettonici presentati hanno caratteristiche comuni in termini di qualità: pur non avendo un linguaggio compositivo che dichiara esplicitamente le proprie caratteristiche positive sotto l’aspetto ambientale o energetico, e pur presentandosi in maniera molto differente, le tre realizzazioni contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di lungo termine di riduzione dei consumi e di decarbonizzazione del parco edilizio svizzero.

La percezione soggettiva del territorio che ci circonda spesso è ingannevole: in Svizzera solo un quarto delle abitazioni sono monofamiliari e circa un terzo fanno parte di case plurifamiliari oltre i sette appartamenti. Secondo le analisi più recenti, le scelte relative alla modalità abitativa (monofamiliare versus plurifamiliare) non sono cambiate nel tempo, nonostante la popolazione e l’età media siano in continua crescita e si registri la necessità di un maggior numero di alloggi a causa delle dinamiche demografiche e sociali.

Gli edifici presentati in «Archi» 3/2021 «Complessi residenziali e sostenibilità»:

Gli edifici plurifamiliari rappresentano quasi la metà delle superfici riscaldate complessive; al 2019 oltre il 75% dell’energia consumata da questa tipologia edilizia è stata impiegata per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria, con due terzi dei sistemi alimentati da energie fossili. Per il futuro attualmente si prevede una crescita stabile delle superfici costruite mentre la superficie riscaldata pro-capite richiesta si sta stabilizzando solo negli ultimi anni.

I complessi residenziali illustrati sono caratterizzati in termini energetici da un fabbisogno termico invernale piuttosto ridotto, definito dall’ottima qualità termica dell’involucro edilizio, sensibilmente inferiore al limite di legge. Favoriti dal fattore di forma contenuto e dal favorevole rapporto tra superfici vetrate e opache, gli edifici Minergie -P di Massagno hanno un fabbisogno di poco superiore ai 10 kWh/m2 anno, indicativamente almeno 10 volte meno dei propri vicini costruiti negli anni Settanta; in altri termini meno della metà del limite di legge attuale. Gli edifici certificati Minergie di Lancy hanno un indice circa doppio e quelli di Bellinzona, sebbene non siano certificati, hanno prestazioni di poco superiori. Confrontando tra loro gli edifici certificati, l’indice complessivo, che tiene conto degli impianti, dei diversi vettori energetici e della generazione fotovoltaica integrata, è inferiore ai 30 kWh/m2 anno a Massagno, e di poco superiore per Lancy.

I sistemi costruttivi scelti e le caratteristiche impiantistiche sono necessariamente differenti, dati i vincoli e le opportunità offerte. Le scelte impiantistiche dipendono principalmente dallo standard richiesto: per gli edifici certificati Minergie è sempre presente una ventilazione meccanica, che garantisce oltre al recupero di calore in inverno la qualità dell’aria interna – aspetto particolarmente importante nelle aree urbane, soggette a inquinamento acustico e qualità dell’aria non sempre soddisfacente. La generazione di calore è, in tutti i casi presentati, basata principalmente su fonti rinnovabili. Grazie al ridotto fabbisogno sono presenti sistemi di taglia e costo contenuti, nonostante l’estesa superficie riscaldata degli edifici serviti.

Le infrastrutture e i piani di quartiere delle grandi città, con maggior densificazione e grandi volumetrie costruite, spesso portano a scelte predefinite, come nel caso del quartiere Adret di Lancy. Resta in alcuni casi da chiedersi se la pianificazione e la conseguente infrastrutturazione energetica a scala urbana siano sufficientemente dinamiche per adeguarsi alle esigenze in rapida mutazione.

L’elevato standard energetico, che parte necessariamente dal livello di isolamento dell’involucro e da soluzioni impiantistiche ottimali, va assolutamente letto anche con gli occhi del futuro inquilino o del proprietario o gestore. Il livello di comfort atteso è superiore, sia sotto l’aspetto termico, sia per quanto riguarda il comfort luminoso e acustico. I costi di gestione e per l’energia si sono dimostrati generalmente inferiori, per tutti.

Le caratteristiche che accomunano i tre progetti sono sicuramente quelle della centralità degli spazi comuni, le aspettative sulla migliore e diversa socialità tra gli abitanti, l’apertura all’esterno – al quartiere e alla città. Il comfort abitativo rappresenta una necessità primaria, che si esprime anche mediante il controllo di parametri oggettivi e tecnici, come definiti nella normativa, documentazione utile come supporto alla progettazione e che rappresenta un documento collettivo e condiviso tra i vari rappresentanti dei diversi attori del processo di progettazione.

Nelle edificazioni monofamiliari risulta più complesso e oneroso soddisfare i requisiti di comfort, ma queste qualità risultano cruciali nei momenti in cui viviamo più intensamente le nostre abitazioni, come nell’età avanzata o nei periodi di lavoro da casa.

Il committente «illuminato» è certamente uno dei motori della qualità: appare centrale nella definizione di molti dei parametri di progetto, inclusi gli impatti ambientali e il livello di comfort desiderato all’interno degli edifici. La scelta di aderire a sistemi di certificazione della qualità, o di accettare sistemi costruttivi ritenuti meno impattanti ma sicuramente durevoli, definisce l’investitore che si avvale di consulenti interni particolarmente qualificati.

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2050 sono chiari e approvati dalla maggioranza della popolazione, e saranno rispettati solo operando ancor più intensamente sugli oggetti di dimensioni maggiori – esistenti, sostitutivi, nuovi. Il maggior potenziale delle abitazioni collettive è intrinseco, più densità abitativa, meno materiale da costruzione, meno infrastrutture e meno consumi per unità di superficie e per abitante: gli indici energetici al metro quadro assumono quindi un valore differente per le grandi residenze, data la maggior densità abitativa. Il discorso è ancor più valido trattando il patrimonio costruito esistente: il numero di edifici plurifamiliari oggetto di un risanamento energetico profondo resta piuttosto ridotto, è necessario un impulso notevole nella riqualificazione, nel senso più ampio del termine, di interi quartieri. Da non dimenticare il fatto che le politiche e le strategie di intervento, anche se legate al tema della salvaguardia del clima e della sicurezza dell’approvvigionamento energetico, richiedono una maggiore sensibilità da parte dei progettisti e nello stesso tempo hanno un impatto molto positivo sui posti di lavoro e su tutto l’indotto del settore edile.

Il territorio è disponibile in quantità finita: solo la qualità architettonica – che considera anche comfort, energia, impatti ambientali e sociali – potrà forse essere un punto di partenza per un nuovo «Achtung: die Schweiz»,1 declinato in termini positivi e adeguato alle sfide che la società odierna deve necessariamente affrontare. È forse necessario anche a livello svizzero il lancio di un «nuovo Bauhaus»,2 come nell’Unione Europea, per conciliare creatività, stile e necessità del nostro tempo – che dia un input concreto alla ridefinizione del corpus normativo, e influisca sulle decisioni di coloro che investono e di coloro che abitano.

«Archi» 3/2021 «Complessi residenziali e sostenibilità» può essere acquistato quiQui si può leggere l'editoriale con l'indice del numero.

Note

  1. Max Frisch, Lucius Burckhardt, Markus Kutter, Achtung: die Schweiz, Handschin, Zürich 1955.
  2. Il nuovo Bauhaus europeo è un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea, creativa e interdisciplinare, che riunisce uno spazio di incontro per progettare futuri modi di vivere sostenibili, situato al crocevia tra arte, cultura, inclusione sociale, scienza e tecnologia.

Articoli correlati