Il BIM nel­la ge­stio­ne di pro­get­ti di gran­de com­ples­si­tà

Oggi la gestione di progetti di grande complessità è sempre più spesso affrontata con l’ausilio del BIM, producendo modelli digitali che permettono di visualizzare le innumerevoli variabili in gioco. Così è stato anche per il nuovo edificio dell’ospedale pediatrico di Zurigo di Herzog & de Meuron. Ne abbiamo parlato con Nico Ros di ZPF Ingenieure, che ha progettato l’ossatura strutturale del nuovo ospedale, e Michael Drobnik, BIM Manager del progetto e responsabile del modello architettonico per Herzog & de Meuron.

Oggi la gestione di progetti di grande complessità è ormai sempre più spesso affrontata con l’ausilio del Building Information Modelling (BIM), sistema capace di produrre modelli digitali sui quali intervenire secondo prospettive e finalità molteplici, così da gestire le innumerevoli variabili in gioco. È il caso, ad esempio, del nuovo edificio dell’ospedale pediatrico di Zurigo, progettato dallo studio Herzog & de Meuron ricorrendo – insieme allo studio ZPF Ingenieure – all’Open BIM.

Questa intervista è apparsa su «TEC21» 28/2020; qui si può leggere un estratto della versione originale

Per comprendere meglio il funzionamento di questo processo gestionale e costruttivo, e la relativa visione del modello digitale, abbiamo parlato con Nico Ros di ZPF Ingenieure, che ha progettato l’ossatura strutturale del nuovo ospedale, e Michael Drobnik, BIM Manager del progetto e responsabile del modello architettonico da parte di Herzog & de Meuron.

TEC21 – Chi ha avuto l’idea di utilizzare il BIM per il nuovo edificio del KISPI, l’ospedale pediatrico di Zurigo?
Nico Ros – L’impiego della tecnologia BIM è stato richiesto espressamente dal progettista.
Michael Drobnik – Nel 2013, quindi ancor prima che il progetto partisse, nel nostro studio maturammo l’idea che un progetto di tali dimensioni e complessità dovesse essere sviluppato con metodi di lavoro moderni. Fortunatamente avevamo già acquisito esperienze positive – e anche esperienze negative che poi si sono rivelate utili – con progetti BIM, soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti, quindi disponevamo di una base di lavoro per l’avvio del progetto.
Insieme al committente facemmo quindi i passi necessari affinché quello del KISPI diventasse un progetto BIM. Il primo fu, banalmente, quello di inserire nei contratti la fornitura degli accessi Open BIM ai progettisti che avremmo poi ingaggiato. Naturalmente oggi, nel 2020, non è più così che si dà inizio a un progetto BIM.
Nel nostro progetto per l’ospedale di Hillerød, in Danimarca, abbiamo fatto molta esperienza, soprattutto nell’integrazione di banche dati esterne nell’ambito della modellazione. Sulla base di queste conoscenze acquisite, abbiamo sviluppato insieme ad alcuni dei nostri futuri partner di progettazione e a Ernst Basler + Partner (EBP) il concept di un prototipo digitale, ossia abbiamo simulato quale effetto avrebbe avuto sul processo di progettazione di un ospedale usare l’Open BIM integrato con le suddette banche dati.
Poi abbiamo ripreso uno dei nostri progetti prodotti con tecniche classiche, il REHAB di Basilea (aperto nel 2002, n.d.r.), e lo abbiamo rielaborato con il BIM nel corso di una serie di workshop collaborativi. Dovevamo prima di tutto imparare gli uni dagli altri. In quanto BIM manager del progetto KISPI la mission mi era chiara. È stato Claus Maier, del nostro partner EBP, a stimolarci ad adottare una documentazione aperta. Così è nato il primo vademecum di Open BIM mai applicato in Svizzera.

Fino a che livello viene utilizzato il BIM per il progetto del KISPI? La modellazione è circoscritta alla progettazione e alla realizzazione dei lavori, o puntate anche alla successiva gestione degli impianti?
Ros – Il modello strutturale è stato elaborato principalmente per la «produzione» dell’edificio, per poter generare la procedura di correzione direttamente dal modello. Centinaia di dettagli e di liste ferri sono nati così in maniera quasi automatica: per il KISPI, in un anno sono stati elaborati e collaudati 725 dettagli di casseforme e sezioni prefabbricate, e sono stati verificati, coordinati, adattati e approvato più di 3500 tra risparmi e carotaggi, per un totale di varie migliaia di disegni di dettaglio di armature e di liste ferri.
Essendo caratterizzato da uno sviluppo orizzontale e da geometrie complesse, il KISPI non contiene elementi ripetitivi, ogni singolo disegno è stato creato da zero. Elaborare una tale quantità di disegni esecutivi in un così breve lasso di tempo, controllarli e approvarli sarebbe stata un’impresa quasi impossibile con una modalità di lavoro in 2D, viste le geometrie tanto articolate.
Drobnik – Non si può parlare di un «livello» di utilizzo generale. Sulla base delle nostre nozioni nel campo della prototipazione digitale abbiamo consapevolmente scelto, per questo progetto, di concentrarci unicamente su determinati impieghi del BIM. Per fare un esempio, nell’ambito della pianificazione settoriale non avevamo direttive rigide rispetto alle convenzioni da adottare per i nomi dei tipi e degli attributi, ma la struttura della banca dati interna al programma, che distribuisce classificazioni automatizzate, ha consentito l’uniformazione digitale. Non abbiamo rilevato grossi problemi al riguardo, tuttavia all’epoca il progetto era ancora a uno stadio larvale per poter inserire nei capitolati d’appalto il concetto di banca dati, con il conseguente utilizzo regolare delle ID, e imporlo nella realizzazione dei lavori. Costruire una catena digitale dalla progettazione alla realizzazione è un passo che comporta un significativo aumento dei costi e, in caso di singoli appalti, costituisce anche un rischio economico. Stabilire requisiti in campo digitale rischia di ridurre la cerchia delle imprese candidabili.
Noi di base mettiamo a disposizione del facility management la banca dati con le specifiche della realizzazione e della gestione degli impianti, anche se in questo caso il lavoro di trasposizione in digitale nel CAFM1 si renderà necessario solo a posteriori. Al momento, la rielaborazione dei modelli originari in caso di lavori di ristrutturazione non è prevista.

Quali dimensioni vengono prese in considerazione nella progettazione? Tenete conto sia della parte 4D (svolgimento dei lavori e gestione dei tempi) sia della 5D (costi e budget)?
Ros – In fase di gara abbiamo elaborato un modello in 4D. Ci è servito soprattutto a individuare le collisioni tra elementi e a sincronizzare lo svolgimento dei lavori e la loro durata. Poiché i cortili interni del KISPI si aprono verticalmente uno sopra l’altro, è stato necessario pianificare con massima cura le fasi di getto e comunicarle previamente al costruttore.
Al piano interrato c’è un terminal per furgoni grande quanto una palestra, sopra di esso è posizionato il cortile alberato su cui a sua volta aggetta un grande anello precompresso, coperto da un tetto in legno. Il punto è che l’impostazione di ogni modello dipende da quello che si desidera ne scaturisca.
La pianificazione in 4D si può eseguire con un modello strutturale, mentre la 5D richiede informazioni che si possono desumere soltanto in parte dal modello. Nel modello strutturale le fasi di getto sono rappresentate solo indicativamente, ma per i costi è importante lo schema della cassaforma, non la fase di getto in sé. Contemplare tutte queste diverse fasi contemporaneamente in un unico modello avrebbe comportato spese enormi.
Per risolvere questo tipo di problemi abbiamo costituito un nostro team di programmazione interno, che esporta i dati e successivamente li integra. Certo, una tale spesa si giustifica soltanto per progetti molto grandi. Nella maggior parte dei casi, la cosa più sensata è estrarre dal modello soltanto i numeri e calcolare i costi a mano.

Traduzione di Scriptum

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Note

  1. Computer-aided Facility Management

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