Cen­tro me­di­co-chi­rur­gi­co a Ka­ya, Bur­ki­na Fa­so

Un progetto di architettura alternativa che, confrontandosi con risorse limitate e materiali locali, promuove l’integrazione sociale e la formazione.

Data di pubblicazione
01-04-2020

Il Centro medico-chirurgico Kaya (CMC) sorge circa cento chilometri a nord-est di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. La città di Kaya si trova nella zona sub-sahariana e presenta un clima tropicale che comprende una stagione secca di otto mesi (da ottobre a maggio) e una stagione delle piogge di quattro mesi (da giugno a settembre).

Il progetto di espansione del CMC mette al centro il problema della disponibilità limitata di risorse e la necessità di pensare in economia, la volontà di promuovere l’artigianato locale e la ricerca di un’architettura in grado di rispondere al contesto. Il progetto coinvolge un team multidisciplinare e multiculturale in un processo collettivo di ricerca e condivisione delle conoscenze. Il metodo progettuale consiste nel testare, adattare e sviluppare un’architettura che si evolve con la costruzione e promuove l’integrazione sociale.

Gli edifici preesistenti, disposti lungo un marcato asse nord-sud, determinano la posizione delle nuove costruzioni. Una passerella coperta fornisce protezione durante la stagione delle piogge e, come una vera e propria spina dorsale, organizza i percorsi e orienta l’espansione del centro.

I due nuovi edifici per la degenza aumentano considerevolmente la capacità di ricovero e si basano su una serie di sette moduli spaziali coperti a volta, con un interasse di 3,90 m. Gli spazi ombreggiati facilitano l’accoglienza e il riposo dei pazienti. La configurazione planimetrica agevola una possibile ulteriore espansione, attraverso l’aggiunta di moduli voltati.

Un terzo edificio si inserisce nel cuore del complesso, parallelamente al suo asse principale, e ospita la reception, l’amministrazione, i laboratori di analisi, una farmacia e un deposito. Basato sullo stesso modulo di 3,90 metri, presenta in linea dieci elementi voltati, attraversati in diagonale da una serie di cortili coperti e alberati. Questi spazi mettono in connessione i diversi programmi, strutturano una gerarchia dei luoghi di incontro e favoriscono la ventilazione naturale.

Le nuove strutture sono realizzate in due fasi: il primo periodo prevede la formazione degli artigiani locali, mentre il successivo serve a sviluppare, affinare e verificare le tecniche di costruzione, facendo costantemente ricorso all’esperienza e alle competenze a disposizione. Durante il cantiere viene introdotto un programma di addestramento per venti muratori, dodici dei quali raggiungono il diploma.

I materiali utilizzati sono la terra cruda e la laterite, una roccia sedimentaria estratta manualmente utilizzando il piccone e proveniente dalla cava della città di Kaya. Gli unici strumenti utilizzati sono la zappa per impastare la terra, la mano per modellare i mattoni e il filo teso per orientarsi e verificare che ogni elemento sia al posto giusto: si fa tutto senza cassaforma. Una volta costruite, le volte vengono riempite di terra, in modo da essere attive staticamente. Le facciate sono costruite con blocchi di laterite all’esterno e un riempimento interno in terra cruda.

I nuovi edifici sono in grado di offrire un comfort termico migliore rispetto alle tipiche costruzioni in cemento con coperture in lamiera. L’inerzia termica della terra consente di ottenere una forte riduzione delle temperature nelle volte, rendendole praticamente stabili durante la giornata. La distribuzione in pianta degli edifici e la disposizione dei cortili in diagonale favoriscono la circolazione dell’aria attraverso successive compressioni e decompressioni dello spazio. Questo sistema di ventilazione naturale è coadiuvato dall’inserimento nelle strutture di piccole aperture, che contribuiscono ad abbassare la temperature e a ridurre i consumi energetici.

Promuovendo la manodopera e i materiali locali, il progetto ha eliminato la dipendenza tecnologica e materiale. Inoltre, ha stimolato l’economia regionale, portando la popolazione a conquistare una maggiore autonomia: i muratori locali che sono stati formati in modo da diventare indipendenti, sono ora in grado di trasmettere le loro conoscenze.

In sintesi, il progetto di espansione del Centro offre un esempio da seguire per la costruzione di un’architettura alternativa.

Luogo: Kaya, Burkina Faso
Committenza: Morija – Association Humanitaire
Architettura: NOMOS architects, Ginevra
Architettura in loco: Clara Gbodossou
Pilotage: Albert Faus
Concetto tecnico e formativo: Association La Voûte Nubienne
Date: 2016-2020

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