«Integrarsi o distinguersi»: una reazione al nostro articolo
Riqualifica dell'area dell'ex-macello di Lugano
La pubblicazione dell'articolo dedicato al concorso organizzato a Lugano per il sedime dell'ex macello ha provocato una reazione: la nostra osservazione sulla selezione dei progetti passati alla seconda fase del concorso, che ci era parsa scorretta, è stata rettificata. Le nostre spiegazioni.
«125 architectes inscrits ; 82 projets rendus à l’issue de la première phase ; neuf équipes pluridisciplinaires retenues – dont une majorité tessinoise, au péril de la réputation de la culture compétitive helvétique».1
Questa osservazione contenuta nello strillo dell'articolo S’intégrer ou se distinguer (in italiano Integrarsi o distinguersi) ha provocato la reazione della Conferenza delle Associazioni Tecniche ticinese (CAT) e della Commissione Concorsi di SIA Ticino (CCTI), che in una lettera hanno descritto il commento come infondato e fuori luogo. Rivolgiamo le nostre sincere scuse agli organizzatori e alla giuria del concorso e pubblichiamo di seguito il contenuto della lettera inviata alla redazione.
In effetti a prima vista ci era sembrato sproporzionato che, partendo dall'esame di 83 progetti, sei dei nove architetti scelti per passare alla seconda fase della procedura (due terzi, quindi) provenissero dalla regione. Tuttavia, secondo la lettera della CAT e della CCTI, tra i nove team ve ne sono in realtà solo quattro diretti da architetti con sede in Ticino. Ne avevamo in effetti contato un altro, il cui indirizzo nel cantone si spiega con il suo incarico di professore all'Accademia di Mendrisio; e avevamo pure contato un team formato da assistenti della medesima scuola che in realtà non hanno uno studio nel cantone. Tra gli 83 progetti presentati e i 9 team selezionati, la quota di architetti con sede in Ticino risulterebbe quindi proporzionata – rispettivamente del 54% e del 44% –, segno che la procedura si è svolta in maniera regolare. I lettori troveranno la lista completa dei premiati su espazium.ch.
Come ci scrivono la CAT e la CCTI, inoltre, 3 dei 4 membri professionisti di questa giuria provenivano da fuori cantone e molti concorsi organizzati di recente in Ticino hanno visto premiati studi nazionali e internazionali. La presidente della giuria Cristina Zanini Barzaghi, ingegnera SIA e municipale di Lugano, conferma questa affermazione; lei stessa è attenta a mantenere una composizione equilibrata delle giurie in termini di provenienza, età, sesso ed esperienza.
Da parte nostra riteniamo, infine, che la procedura a due fasi sia una formula esemplare, da incoraggiare perché permette di garantire tanto la varietà quanto la qualità dei progetti proposti. Malgrado l'investimento che richiede, questo tipo di procedura è più virtuoso dei concorsi selettivi, che favoriscono generalmente degli studi già ben radicati in una regione.
Il nostro commento s'iscriveva nel contesto di un'analisi più approfondita sullo stato del concorso in Svizzera (cfr. «TRACÉS» 1/2021) e doveva esprimere l'aspirazione a rendere, d'ora in avanti, più attenti – e in modo sistematico – ai tipi di procedure organizzate nel paese, alla scelta dei team selezionati e alla provenienza dei membri delle giurie, da Ginevra a San Gallo, da Basilea a Chiasso.
Notiamo in effetti una certa tendenza al protezionismo cantonale, che rappresenta una barriera evidente, in un paese attraversabile in tre ore, all'emergere della qualità e al rinnovamento. La conoscenza approfondita di una regione e delle sue caratteristiche politiche, economiche e culturali sono atout evidenti dei team locali, ma non sempre bastano a spiegare certi verdetti. La reazione, benvenuta, della CAT e della CCTI mostra come le procedure siano prese sul serio. Ci renderà ancora più attenti verso quelle procedure che non dimostrano la stessa serietà.
Nota
- Nella traduzione italiana: «125 architetti iscritti; 82 progetti presentati alla fine della prima fase; nove team multidisciplinari selezionati (la maggior parte dei quali, con discutibile uniformità, dal Ticino)».
La lettera
Articolo del 9 febbraio 2021: S’intégrer ou se distinguer
Gentile Signore, Egregi Signori,
abbiamo avuto modo di leggere l’articolo riportato su espazium lo scorso 9 di febbraio, poi riportato anche sull’ultima edizione di «TRACÉS», sull’esito del concorso di riqualifica dell’area dell’ex-macello di Lugano da convertire, nelle intenzioni dell’ente banditore, in un nuovo luogo dedicato all’arte e alla cultura.
Se da un lato l’articolo ci ha fatto piacere per la messa in rilievo di un tema di estremo interesse per il futuro della regione, d’altro canto siamo rimasti profondamente colpiti dal commento riportato nel sottotitolo, che riteniamo agghiacciante: «neuf équipes pluridisciplinaires retenus – dont une majorité tessinoise, au péril de la réputation de la culture compétitive helvétique».
Questo nella versione francese, ripetuto con meno enfasi ma con contenuto analogo anche in quella italiana («con discutibile uniformità»). Senza essere dei fini linguisti francofoni abbiamo capito bene il significato della frase e ciò merita più di un commento da parte degli organi che sul territorio si dedicano da molti anni a questi temi: la Commissione Concorsi della sezione SIA Ticino e la CAT (Conferenza della Associazioni Tecniche).
Partiamo dai fatti, che in questo caso sono numeri. Al concorso hanno partecipato, inoltrando una proposta, 83 teams, di cui 45 ticinesi (54%).
Per la seconda fase sono stati selezionati 9 teams, di cui 4 ticinesi (44%).
Per inciso: José María Sánchez García da Salorino non è un omonimo del ben più noto architetto di Madrid, ma è proprio lui, e deve il suo esotico recapito elvetico all’attività di professore invitato all’Accademia di Mendrisio.
In altre parole, le due percentuali più o meno si equivalgono, come un buon calcolo delle probabilità indurrebbe a determinare. Ma un concorso di architettura non è un calcolo aritmetico per cui, anche se i numeri fossero completamente diversi, non ci sarebbe niente da obiettare.
Ed entra un altro tema: in un concorso a due fasi, come nel caso in questione, la giuria non è a conoscenza della provenienza geografica dei selezionati, ovviamente. Commentare che una presunta maggioranza di selezionati regionale «metta a rischio la reputazione della cultura competitiva elvetica» è un evidente gesto di discredito dell’operato della giuria, alla quale sarà inviata per conoscenza copia del presente scritto.
Paradossale che in questo caso, oltre ai membri rappresentanti della committenza, che per forza sono del luogo, i membri professionisti siano per la maggioranza (3 su 4) di provenienza extra-cantonale e l’unico membro del luogo abbia ruolo di supplente. Crediamo che una tale composizione variegata, nonché di alto profilo, abbia pochi pari nel contesto federale e dimostri proprio l’attenzione per la benamata «competitività elvetica». Non da ultimo, diversi concorsi recenti in Ticino hanno avuto come meritati vincitori studi sia nazionali che internazionali. E nessuno ha avuto niente da ridire, com’è giusto che sia: che vinca il migliore (progetto)!
Concludiamo chiedendo espressamente che questo nostro scritto venga pubblicato e trovi adeguato spazio sul vostro sito, per fornire un corretto quadro della procedura che l’infelice e impreciso vostro scritto redazionale ha messo in cattiva luce, nonostante lo stesso sito definisca il concorso: «qui se distingue par la haute qualité des proiets soumis».
Crediamo nel concorso di progetto quale mezzo fondamentale di promozione culturale, lo difendiamo non solo a livello istituzionale ma anche contrastando questi spiacevoli scivoloni che provengono dall’interno della nostra categoria, ma ci auguriamo rappresentino un caso isolato.
Rimaniamo a vostra disposizione e porgiamo distinti saluti.
Per la CCTi
arch. Paolo Canevascini, Presidente CCTi
Per la CAT
arch. Loris Dellea, Presidente CAT