So­brio e fru­ga­le

La pietra è la materia dell’architettura, sobria e insieme frugale. Ho sempre giustificato il mio ricorso alla pietra come materiale da costruzione con motivazioni ecologiche. È l’oggetto della prima parte: la frugalità. L’esperienza architettonica della costruzione in pietra ha cambiato la mia concezione dell’architettura. È l’oggetto della seconda parte: la sobrietà. Le definizioni di sobrio e frugale sono ricche e complesse. Da parte mia le organizzerò nel seguente modo: ricondurrò il frugale a una dimensione materiale e il sobrio a una dimensione spirituale.

Publikationsdatum
01-10-2018
Revision
01-10-2018
Gilles Perraudin
Architetto, membro dell’Académie Française d’Architecture e Chevalier de l’Ordre National du Mérite

Frugale

La pietra frugale

Frugale è chi si nutre con poco.

In alcuni vecchi testi ho già in gran parte sviluppato le caratteristiche di frugalità della pietra. Mi accontenterò qui di richiamarle a grandi linee.

Il materiale

La pietra è il materiale proveniente dal globo terrestre stesso. Esiste allo stato naturale, non ha bisogno di essere fabbricata. Il dispendio energetico necessario alla sua estrazione e al taglio minimo. 

Mi sono spesso trovato a discutere della «scarsità» della risorsa litica. Si confondono le singole risorse di pietre con la risorsa in generale. Un esempio: il marmo di Carrara è una risorsa limitata nella sua qualità unica. La quantità di marmo mondiale, invece, è pressoché illimitata. So che esistono giacimenti di marmo in Senegal. Non vengono sfruttati perché pochi costruttori utilizzano questo materiale, che non fa parte della storia della costruzione senegalese. Inoltre, in mancanza di reti di trasporto, la sua distribuzione è difficoltosa. Due condizioni che non si applicano al marmo di Carrara, che gode, come se non bastasse, di un’eccellente comunicazione.

Per riprendere l’esempio del Senegal, nessuno sa che in questo paese ci sono eccellenti pietre da costruzione, mentre lo sviluppo dell’edilizia in calcestruzzo è vertiginoso. Ora, dove c’è calcestruzzo c’è fabbricazione di cemento. Il Senegal possiede diversi cementifici che riforniscono l’intera Africa occidentale. Per fabbricare il cemento ci vuole la pietra. Ma si preferisce ridurla in polvere, cuocerla ad altissime temperature, frantumare le scorie per rifarne polvere, cemento. A dispetto della vasta disponibilità di una risorsa, si costruiscono milioni di alloggi dalla durata (molto) limitata, scomodi e inquinanti. Gli architetti, accecati dalla modernità, distruggono il loro stesso paese. Ma torneremo su questa questione nella seconda parte. 

Spesso ho utilizzato la pietra proveniente dalle cave del sud della Francia. Queste cave sfruttano una pietra semi-dura, che ha dimostrato la propria resistenza nel ponte del Gard, celebre acquedotto romano vecchio di venti secoli. Offre il vantaggio di una squadratura agevole e precisa con l’aiuto di seghe di grandi dimensioni. Questi elementi di un peso dell’ordine delle due tonnellate vengono facilmente movimentati da apparecchi contemporanei di sollevamento come le autogrù.

Nel contesto europeo ho privilegiato l’uso di questi blocchi di grandi dimensioni, che mi hanno permesso di sviluppare un metodo di costruzione concorrenziale con i modelli edilizi dominanti. Questa risorsa, tuttavia, può presentarsi in forme diverse. Sta a ogni architetto o costruttore adattare la costruzione al suo materiale. L’architettura vernacolare è ricca di esempi di strutture variegate e magnifiche. Oggi costruisco in un contesto africano in cui la mano d’opera abbonda e i mezzi di sollevamento scarseggiano, quindi la soluzione delle piccole pietre murate è più sensata. 

La costruzione

Il tempo del montaggio è rapido, sempre che si disponga dell’indispensabile schema di posa. Nei nostri primi progetti abbiamo realizzato noi stessi questi schemi. Ormai le cave abituate a questo tipo di attività sono qualificate per sobbarcarsi questa procedura. Torneremo su questo punto perché la padronanza di questa fase da parte dell’architetto è fonte di sobrietà architettonica. 

In questa fase, il rapido montaggio dell’opera impiega poca energia. Il montaggio a secco consente un immediata ripresa di carico della struttura e una veloce concatenazione delle opere.

La qualità delle superfici di pietra, oltre alla loro resistenza alle intemperie, permette di progettare costruzioni senza alcuna finitura supplementare. Non servono intonaco né verniciatura. L’opera può restare al grezzo. La qualità dell’aspetto della pietra è sufficiente a garantire la bellezza dell’edificio. L’edificio resta in buone condizioni senza bisogno di prodotti chimici che proteggano la pietra. 

È il caso qui di evocare una questione di cui non si parla quasi mai, quella dell’energia richiesta dalla costruzione dell’edificio. L’arsenale di gru e di macchine da cantiere utilizzate per l’edilizia consuma una quantità non trascurabile di energia fossile. Questa strategia risponde alla necessità di limitare drasticamente la manodopera in una logica di risparmio. E si arriva al paradosso per cui più diminuisce il numero dei lavoratori necessari alla costruzione più il prezzo dell’ora di lavoro aumenta. Si giustifica l’eliminazione della manodopera moltiplicando il ricorso a sistemi meccanizzati che vengono alimentati con energia fossile. In passato, Ivan Illich aveva dimostrato il limite che presto raggiungono questi sistemi, dopo il quale diventano controproducenti (un esempio è la velocità dell’automobile).1

Mi piace citare l’esempio di un edificio che viene oggi costruito senza utilizzare altra energia che quella animale. La quale, ovviamente, comprende l’energia umana. Si tratta del castello di Guédelon nella regione della Borgogna, in Francia. Dimostra che sarebbe possibile costruire edifici senza consumo di energia fossile. Personalmente ne faccio l’esperienza in Africa, dove siamo in grado di erigere strutture senza mezzi di sollevamento. Questo approccio richiede una vasta disponibilità di manodopera e permette di creare lavoro dignitoso al posto di una disoccupazione ingiusta.

La manutenzione

Da tempo privilegiamo l’inerzia termica rispetto all’isolamento. Nello spazio mediterraneo e dei paesi del Sud la variazione termica è notevole. Di notte la pietra si carica di una freschezza che restituisce di giorno per temperare i luoghi d’abitazione o di lavoro. Così l’inerzia procura benessere senza consumo energetico, o diminuendolo drasticamente. D’estate il benessere termico viene ottenuto con un uso limitato dell’energia. Dimostrazioni convincenti sono state condotte nel quadro di ricerche universitarie.2

L’uso di un riscaldamento ad accumulo mediante stufe o l’integrazione di elementi riscaldanti nell’edificio come i muri o i pavimenti permette di diminuire l’energia utilizzata per il benessere termico invernale. È bene notare che questo risparmio è possibile solo se il riscaldamento è permanente. I dispositivi di riscaldamento attuali spesso utilizzano concetti opposti. Si privilegia un riscaldamento abbinato all’occupazione per un edificio concepito come un thermos senza inerzia termica. 

La ricerca dell’impermeabilità perfetta delle costruzioni porta all’utilizzo di serramenti sempre più sofisticati, che prevedono un notevole costo di fabbricazione. La loro manipolazione quotidiana è difficoltosa, se non impossibile. Si rende necessario l’uso di un sistema complesso di ventilazione di difficile manutenzione, che per funzionare impiega una quantità di energia che va a minare i promettenti risultati attesi.

Il paradosso della pietra

L’architettura in pietra massiccia prende un’altra direzione. Privilegia il risparmio energetico fin dal momento della costruzione, utilizzando un materiale largamente disponibile e illimitato. Privilegia muri spessi che producono uno sfasamento termico pronunciato. L’isolamento termico non è previsto, perché ostacolerebbe questo fenomeno. Per combattere l’effetto della parete fredda è necessario coprire parzialmente le pareti di un rivestimento in legno come nelle case tradizionali. Se predisposto nel modo corretto, il rivestimento garantisce il comfort termico invernale senza nuocere a quello estivo. 

Un recente studio ha dimostrato che gli edifici costruiti in pietra massiccia, senza isolante né doppi vetri, offrono prestazioni che, rapportate a un mezzo secolo di utilizzo, sono nettamente più convincenti di quelle delle nostre attuali costruzioni «intelligenti».3

Lo studio conclude che l’utilizzo di un materiale frugale come la pietra con un ridotto consumo di energia fossile alla costruzione rende l’impronta di carbonio degli edifici efficiente sul lungo periodo.

Sobrio

Che non ricorre a sovraccarichi o decorazioni inutili.

Sin. classico, spoglio, semplice, austero Dizionario Larousse 

All’improvviso mi è diventato indifferente il fatto di non essere moderno. Roland Barthes

Al centro del mio discorso c’è la questione della modernità

Per il mio primo progetto in pietra massiccia mi sono imposto una disciplina. Ho cercato la massima economia di costruzione. Per ottenere questo risultato, ho privilegiato l’uso di un solo formato per il modulo da costruzione. Questo modulo è ottimizzato a partire dal blocco grezzo di estrazione. Le sue dimensioni risultano da una ottimizzazione in base a diversi criteri: limitato ritaglio del blocco iniziale, spessore efficiente in termini di resistenza perché diminuisce i metri quadri occupati, inerzia che permette uno sfasamento termico ottimale e peso che limita i costi del trasporto e si adatta agli attuali mezzi di sollevamento.

Con l’adozione di questo modulo mi impongo una regola supplementare: quella di utilizzare il blocco solo in posizione orizzontale o verticale. Così ho concepito un blocco delle proporzioni: a,2a,4a, dove a rappresenta lo spessore del muro. Dovevo comprendere che questo passo derivava esattamente dai principi che si impone l’Oulipo. I membri dell’Ouvroir de Littérature Potentiel partono dal presupposto che la restrizione sia liberatoria. La poesia dalle forme rigide come il sonetto, l’alessandrino o l’haiku giapponese lascia libero corso all’ispirazione poetica. Allo stesso modo, imponendosi forme predeterminate, l’architetto può liberare la propria ispirazione. È stata la logica costruttiva della pietra a dettarmi queste regole, svincolandomi dalla necessità di inventare una forma nuova. Questa liberazione assoluta ha sovvertito il mio approccio all’architettura.

Da sempre appassionato dell’edilizia vernacolare, in cui l’architetto sembra assente, mi sono impegnato a eliminare questa tara dell’architettura moderna: l’ossessione dell’invenzione, della creatività, della novità formale come motore del progetto. Al punto da essere nauseato dall’immaginazione scatenata dei nostri talentuosi creatori.

Con il rigore impostomi dal mio modello costruttivo, ho scoperto che non avevo bisogno di immaginare la forma: essa mi veniva data immediatamente. Liberato dalla tirannia dell’invenzione, ho riscoperto quelli che considero gli elementi fondamentali dell’architettura: la materia, il ritmo, le proporzioni, la luce. L’obbligo dell’invenzione a cui sono sottoposti i progettisti nasconde questi parametri essenziali, tanto che l’odierno sperpero formale li cancella, salvo che in rare eccezioni.

Gli ingressi delle nostre città sono mostruosi e le nostre città storiche, per non subire gli stessi danni, hanno bisogno di essere protette. Con il rischio di morire... Spesso mi capita di chiudere gli occhi per non subire più questa permanente aggressione visiva.

L’invenzione formale è una necessità del mondo produttivistico. Una sedia o una forchetta, oggetti quanto mai utili, rispondono perfettamente alla loro funzione da secoli. Che bisogno c’è di inventarne una al giorno? I designer si accaniscono senza sosta a idearne nuovi modelli, in una coazione a rendere obsoleto il precedente, asserviti al gioco di pubblicazioni e martellamento pubblicitario per cui si rilancia il consumo grazie a un «nuovo» prodotto, magari persino d’avanguardia! A forzare il consumismo, si aggiunge la deriva dell’obsolescenza programmata.

Dunque l’inventiva è necessaria in un mondo in cui una funzione vitale essenziale, l’abitare, entra nella sfera del consumo, alla quale non dovrebbe appartenere. L’abitazione smette di essere il luogo dell’abitare e diventa un «prodotto»4 che, per essere venduto, dev’essere alla moda. E i nostri architetti si affannano a immaginare la forma nuova che metterà in ombra tutte le altre. Se il punto fondamentale è vendere allo scopo di estrarre il massimo plusvalore dal capitale investito, poco importa che alla fine l’oggetto assomigli all’immagine pubblicitaria. Assistiamo così a un’orgia di produzione di immagini visive che non hanno riscontro nella costruzione finale.

È la modernità che incarna al meglio la sparizione dell’architettura d’uso e l’eliminazione programmata delle costruzioni tradizionali. Il cantore della modernità, Le Corbusier, l’ha dimostrato alla perfezione nel Plan Voisin, detestabile ode alla distruzione, di cui oggi misuriamo in pieno le conseguenze nello sfruttamento incontrollato delle risorse che porterà alla nostra estinzione. Ho sempre fatto mia questa massima di Roland Barthes: All’improvviso mi è diventato indifferente il fatto di non essere moderno.

Liberamente costretto dal sistema costruttivo, ritrovo grazie al mio lavoro questa virtù delle architetture vernacolari emancipate dal loro guscio formale: semplici, sobrie e frugali. 

Sarà questa sobrietà formale a permetterci di diminuire drasticamente le emissioni di CO2 e l’avvelenamento dell’ambiente a cui stiamo assistendo.

 

Note

1.    Diversi calcoli hanno constatato quei famosi 6 km/h di velocità-limite di un’automobile. Velocità che si attesterebbe più o meno sui 16 km/h in città e i 23 km/h in campagna. Questi calcoli controversi dimenticano il vero oggetto della dimostrazione di Illich che concludeva:
«con la mia automobile (che non va nemmeno troppo veloce…) distruggo il mio ambiente, cosa che non succede quando vado a piedi». Ndr. Ivan Illich ha trattato questi temi in Energia ed equità del 1973.

2.    Cfr. Stefano Zerbi, Construction en pierre massive en Suisse, Tesi EPFL 4999, 2011.

3.    Cfr. Dimitra Ioannidou, On sustainability aspects through the prism
of stone as a material for construction
, Tesi ETHZ, 2016.

4.    Termine utilizzato dagli agenti immobiliari per definire un alloggio...    

 

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