Mar­cus Knapp, Va­len­ti­na Za­not­to

Otto domande

Marcus Knapp, Valentina Zanotto dello Studio d’ingegneria Amstein + Walthert, Zurigo rispondono alle otto domande.

Data di pubblicazione
20-10-2016
Revision
20-10-2016

1. In che modo secondo lei l’evoluzione delle richieste energetiche e di «comfort» ha cambiato negli ultimi vent’anni il modo di concepire una facciata?

Gli uomini trascorrono sempre più tempo all’interno degli spazi chiusi. Per tale ragione si è assistito, negli ultimi decenni, ad una crescita delle aspettative degli utenti riguardo al microclima interno agli edifici. Ciò non riguarda soltanto l’aspetto igrotermico (temperatura e umidità), ma anche l’aspetto acustico (isolamento acustico dall’esterno e tra diversi ambienti) e quello illuminotecnico (gli uomini non sono più disposti a vivere o lavorare in ambienti bui o illuminati solo artificalmente).

Condizioni microclimatiche interne che in passato erano accettate e considerate naturali (caldo d’estate e freddo d’inverno), oggi non lo sono più. Questo processo evolutivo verso il benessere degli utenti ha avuto luogo prima nei paesi sviluppati e si sta espandendo verso i paesi in via di sviluppo, senza distinzioni tra le aree climatiche. Lo sviluppo tecnologico ha permesso la realizzazione di impianti di climatizzazione in grado di soddisfare questi requisiti.

Nel frattempo la ricerca ha dimostrato che la climatizzazione degli edifici è responsabile per una buona parte dei consumi energetici nei paesi sviluppati. A causa della limitatezza delle risorse naturali, parallelamente allo sviluppo tecnologico, si è assistito su scala nazionale e internazionale alla definizione di misure sempre più restrittive volte all’efficienza energetica e quindi alla riduzione del fabbisogno. Il risultato di queste politiche per la sostenibilità è la realizzazione di involucri edilizi dalle prestazioni sempre più elevate, che da un lato isolano gli ambienti interni dal clima esterno e dall’altro consentono lo sfruttamento delle risorse naturali, quando questo costituisce un vantaggio (ad es. guadagni solari, ecc.).

I requisiti diventano sempre più restrittivi. Gli interventi al riguardo hanno inizialmente riguardato il solo isolamento termico, che ha portato a trasmittanze termiche sempre migliori, ovvero ridotte. Negli ultimi anni si sono aggiunti requisiti riguardanti l’utilizzo della luce naturale e la protezione termica estiva, che hanno reso necessari l’adozione di elementi di ombreggiamento e la valutazione dell’inerzia termica. L’equilibrio ottimale tra tutti questi requisiti, che a volte sono in contrasto tra loro, rappresenta per gli architetti e gli specialisti un percorso di ricerca differente in ogni progetto.

2. Ad una «Podiumdiskussion» tenutasi nel corso dell’ultima edizione della Swissbau, qualcuno dei partecipanti sosteneva che tra i fenomeni evolutivi negativi ai quali stiamo assistendo, ci sarebbe l’abuso del ricorso alle facciate interamente vetrate, indifferenti e uguali tra loro. Gli edifici realizzati in questo modo e ripetuti ovunque nel mondo, sarebbero poco a poco responsabili della perdita di identità e specificità dei luoghi. Condivide questa tesi? O come la declinerebbe? Le pare invece che siano nate nuove specificità locali negli ultimi anni?

La tendenza verso forme architettoniche indifferenziate è nata già con il movimento moderno e non è nulla di nuovo. Oggi il fenomeno della globalizzazione ha raggiunto tutti gli aspetti della vita e ha ulteriormente estremizzato tale tendenza.

Gli architetti viaggiano e prendono parte a numerosi progetti internazionali, venendo così influenzati dai metodi e dalle scelte estetiche tipiche di altre scuole di progettazione. Le archistars costruiscono ovunque nel mondo edifici che si assomigliano, essendo stati concepiti con lo stesso processo compositivo. Allo stesso tempo i committenti e i loro desideri si uniformano nelle preferenze, indipendentemente dalle loro origini e dal contesto culturale di appartenenza.

Nonostante questa tendenza a livello globale, nella pratica è ancora possibile individuare alcune peculiarità geografiche, legate alla disponibilità locale di materiali e risorse. La nostra opinione è che lo sviluppo di soluzioni a livello locale sia inevitabile, dal momento in cui l’umanità si è posta come obiettivo generale la minimizzazione del consumo energetico. Le nuove soluzioni locali assumeranno però forme diverse da quelle dell’architettura tradizionale.

3. È una tipizzazione grossolana ma la concezione di una facciata può, in fondo, contare su un numero relativamente ristretto di tipi, ovvero:

  • la facciata interamente vetrata.
  • la facciata a «cappotto», o isolata esternamente, con l’aggiunta di sottili rivestimenti applicati direttamente allo strato isolante (intonaco, tessere in mosaico, in qualche caso elementi più consistenti come mattoni o pietre)
  • la facciata ventilata, che tra lo strato isolante e lo strato «visibile» (più o meno consistente o pesante, che potrebbe arrivare ad essere anche un collettore di energia) prevede una camera d’aria.
  • la facciata isolata internamente rispetto allo strato portante. Cioè una facciata che prevede che l’appoggio delle solette avvenga con giunti speciali in grado di evitare il ponte termico (Tipo «Shöckdorne»), oppure che l’isolamento venga risvoltato per qualche metro all’interno, sopra e sotto la soletta. Questa costruzione consente di mostrare e rendere visibile all’esterno lo strato portante normalmente in beton faccia a vista.
  • la facciata sandwich, ad elementi prefabbricati, sia in legno sia di elementi pesanti in beton.
  • Il beton isolante

Le sembra che l’elenco vada ampliato? Tra queste varianti (sempre che non ne voglia aggiungere qualcun’altra mancante) si è fatto un’idea precisa dei vantaggi, del potenziale economico, della pertinenza architettonica, culturale o espressiva di ciascuna di esse? Ovvero nella sua prassi professionale che ruolo gioca ciascuna di queste diverse possibilità? Ce le potrebbe commentare o criticare dal suo punto di vista?

Dal punto di vista della fisica della costruzione e dell’acustica, alcune soluzioni costruttive sono più «sicure», poiché non presentano problemi particolari e non hanno bisogno di misure specifiche per evitare l’insorgere di danni e garantire un microclima interno confortevole per l’utenza.

Queste sono in particolare le facciate ventilate e a cappotto esterno applicate su una parete massiccia in muratura o cemento. Nella pratica tali soluzioni caratterizzano anche la maggior parte dei nostri progetti. Nel momento in cui gli architetti o la committenza decidono di adottare un’altra soluzione, a nostro avviso c’è sottinteso il desiderio che l’edificio trasmetta un messaggio. Facciate completamente vetrate sono collegate ai concetti di ricchezza/potere o di trasparenza, e vengono pertanto adottate soprattutto in edifici di rappresentanza. Nel caso di queste facciate sono necessarie spesso misure specifiche per garantire il comfort termico in inverno (caduta di aria fredda lungo la parete) e in estate (ombreggiamento/surriscaldamento), come anche l’isolamento acustico dal rumore esterno.

Costruzioni leggere in legno sono utilizzate soprattutto in edifici che vogliono sottolineare l’aspetto della sostenibilità. Sebbene questa soluzione costruttiva possa soddisfare tutti i requisiti della fisica della costruzione, con gli attuali standard per l‘involucro (isolamento spesso, bassa trasmittanza) è molto facile che vengano commessi errori, soprattutto dal punto di vista della protezione dall’umidità e dell’acustica. È quindi necessaria una particolare attenzione sia nella fase progettuale che in quella realizzativa.

Pareti esterne con isolamento a cappotto interno sono particolarmente diffuse negli interventi di risanamento, laddove l’autorità per i beni culturali non consente modifiche alla facciata. Talvolta questa soluzione viene adottata anche in edifici di nuova costruzione, al fine di ottenere uno strato esterno particolarmente massivo (cemento faccia vista). I problemi di questa tipologia costruttiva riguardano principalmente la protezione dall’umidità, soprattutto con gli spessori di isolante necessari a rispettare gli attuali standard energetici.

4. In che modo nella composizione di una facciata o più in generale nella definizione del limite che separa il dentro dal fuori, si riesce ancora a istituire un legame con la tradizione storica o, se vogliamo, con gli esempi di alcuni maestri del passato? 

Per spiegare meglio il tema sul quale le chiediamo una riflessione, prendiamo un elemento architettonico specifico, ad esempio il «marcapiano» o la griglia strutturale. Negli edifici degli anni Cinquanta ma anche precedenti (pensiamo ad esempio al municipio di Göteborg di E.G.Asplund) questo elemento segnava in facciata la presenza della soletta «portante», separata dagli elementi di tamponamento «portati». Un riferimento contemporaneo a questa immagine dovrebbe realizzarsi necessariamente in modo costruttivamente diverso. 

E dunque, è ancora possibile, nel concepire facciate, un riferimento alla storia, oppure le nuove necessità costruttive devono farci rinunciare ai tentativi di istituire analogie con il passato?

La tecnica progredisce e si sviluppa. Soluzioni un tempo abituali, poiché necessarie, non lo sono più. Questo riguarda soprattutto tutti quegli elementi che avevano un ruolo nella struttura portante dell’edificio e col tempo erano stati trattati i nodo da assumere anche una valenza estetica. Le cornici marcapiano e la griglia strutturale possono costituire un esempio.

L’architettura deve soddisfare differenti richieste e la composizione della facciata è il risultato di un processo di compromesso tra tutte le diverse esigenze. A partire da questo processo si sviluppano una nuova estetica e nuove forme. «Abbiamo sempre fatto/costruito così» è un’affermazione che sentiamo spesso nell’attività professionale e con la quale ci dobbiamo spesso scontrare. Oggigiorno si costruisce in modo diverso che in passato, e questo ha ripercussioni anche sulla composizione delle facciate.

Un esempio tipico per la fisica della costruzione è il fatto che gli involucri edilizi oggi sono caratterizzati da strati isolanti più spessi che in passato. Per questa ragione gli elementi costruttivi sono normalmente più spessi, il comportamento igrotermico tra i diversi strati cambia e la quantità delle dispersioni termiche tramite ponti termici diventa più rilevante. Soluzioni tecniche che erano possibili con involucri meno isolati oggi diventano critiche o addirittura inammissibili. È tuttavia ancora possibile ricorrere ad elementi del passato, nel momento in cui questi vengano nuovamente declinati. I livelli dei piani dell’edificio possono ad esempio essere accentuati tramite elementi di facciata, interruzioni del rivestimento esterno o balconi.

5. I sistemi di facciata sviluppati negli ultimi anni sono secondo lei esclusivamente soluzioni «tecniche» per conciliare architettura e requisiti di legge (termici/acustici -di comfort) o stanno creando una nuova architettura? A metà Novecento si è passati dalle facciate rivestite a quelle in calcestruzzo «faccia-vista», ritiene che ci sarà una nuova proposta architettonica che creerà una nuova «scuola» dell’architettura?

La tecnica costituisce un semplice mezzo, tramite il quale l’architettura realizza le proprie aspirazioni espressive. In questo senso gli architetti tendono ad esaurire tutte le possibilità che la tecnologia mette a loro disposizione, utilizzandole per realizzare il loro progetto compositivo. Le scuole di architettura del futuro nasceranno dai progressi tecnologici. Un esempio è costituito da facciate e coperture che integrano elementi per la produzione di energia. Sia questa l’energia solare sfruttata da pannelli fotovoltaici / collettori oppure energia eolica tramite piccole e grandi turbine.

6. Come giudica la spinta più tecnologica verso le facciate «attive» in grado di produrre energia? È una moda passeggera o ci sono i presupposti per rendere l’integrazione dei sistemi solari una soluzione di massa, accettabile dal progettista e adattabile alle diverse soluzioni?

L’efficienza «passiva» dell’involucro (cioè la minimizzazione delle dispersioni tramite il miglioramento della trasmittanza termica) si sta lentamente avvicinando al suo limite. Gli elementi costruttivi realizzati oggi sono caratterizzati da uno strato isolante così spesso e da una trasmittanza talmente bassa, che un’ulteriore miglioramento in questa direzione non è più conveniente [con gli attuali prezzi dell’energia… ndr].

Noi siamo dell’opinione che l’involucro edilizio possa ulteriormente migliorare solo tramite la sua «attivazione», diventanto elemento che produce energia. Nella pratica professionale queste soluzioni costituiscono ancora un’eccezione e il tema viene affrontato di rado. Secondo noi questa tendenza è però destinata ad aumentare.

7. Le normative sul fabbisogno energetico stanno tecnicizzando notevolmente il processo di progettazione della facciata; le pare che il mondo dei progettisti sia assente dalla discussione, e dunque che si stia andando verso l’iper-specializzazione dei compiti nell’edilizia, oppure l’architetto possiede realmente ancora tutte le leve di progetto?

A suo giudizio gli architetti si stanno svincolando dallo studio di nuove soluzioni di facciata demandando il compito a specialisti, produttori di sistemi, fisici della costruzione? Se sì, secondo lei, perché?

Il termine «architetto» deriva dal greco e significa «il primo tra i tecnici». Nel passato gli architetti potevano occuparsi da soli di tutti gli aspetti progettuali e costruttivi. Con la progressiva tecnologicizzazione dell’ambito delle costruzioni e dovendo gli edifici soddisfare requisiti sempre più stringenti, non è più possibile che un unico individuo sia padrone di tutti gli ambiti disciplinari necessari. E la sola esperienza non è più sufficiente se non è supportata da solide basi scientifiche. L’architetto gioca però ancora un ruolo importante e centrale nel processo progettuale. È responsabile della composizione dell’edificio e coinvolto in tutte le fasi e parti del progetto.

Deve perciò poter mantenere una visione d’insieme che tenga conto di tutte le tematiche, così che il suo progetto, con la relativa estetica e capacità comunicativa, sia realizzabile da un punto di vista tecnico. Gli esperti vengono coinvolti successivamente nel progetto, così da sviluppare, ottimizzare e finalizzare le soluzioni scelte. Attualmente la tendenza è quella di costituire team di progettazione multidisciplinari. Questo raggiunge il suo apice con la cosiddetta «progettazione digitale» , basata sull’utilizzo del Building Information Modelling (BIM) e già diffusa nella progettazione soprattutto nei paesi scandinavi.

Per quanto concerne le facciate può essere necessario considerare i seguenti ambiti disciplinari: statica, protezione antincendio, fisica della costruzione (igrotermia), acustica (isolamento acustico), salute (qualità dell’aria e illuminazione naturale) e ecologia della costruzione (energia grigia). Soluzioni di facciata efficienti devono risultare dalla collaborazione dell’intero team di progettazione. In questo processo l’architettura deve ancora giocare un ruolo centrale.

8. Le nuove tecnologie di involucro sono spesso ritenute «non realmente sostenibili» (a causa della quantità e qualità del materiale utilizzato e dell’energia grigia in esso contenuta – non sempre in linea con l’obiettivo della riduzione degli impatti energetici delle nuove costruzioni). Ritiene siano possibili dei miglioramenti in questo ambito in termini legislativi, normativi, tecnologici?

La riduzione del fabbisogno energetico degli edifici (sia di nuova costruzione sia esistenti) è un obiettivo riconosciuto nei paesi sviluppati.Scopo dei corpi legislativi e normativi è definire le linee guida per lo sviluppo degli specifici ambiti (disciplinari) di riferimento. Talvolta queste si concentrano su alcuni aspetti specifici trascurandone altri. Questo si riflette nell’evoluzione delle norme e dei quaderni tecnici della SIA. Inizialmente la normativa di riferimento si è esclusivamente concentrata sul consumo energetico degli edifici nella fase operativa, e solo successivamente ha cominciato ad includere l’intero ciclo di vita dell’edificio.

Oggi è importante che le decisioni riguardanti la progettazione delle facciate e quali soluzioni e innovazioni tecnologiche vadano incluse, siano prese il più presto possibile. Sulla base di queste decisioni i membri del team e i tecnici possono poi fondare il loro processo progettuale.

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