«La SIA vuole far valere la propria influenza politica»
La Società svizzera degli ingegneri e degli architetti sta forse navigando in acque turbolente? In seguito all’improvvisa rottura con la direzione operativa, il Presidente SIA Stefan Cadosch prende posizione. Accanto ai temi della digitalizzazione e dell’aggiudicazione, il Comitato si trova ora confrontato con un’altra sfida: la ricerca di nuovi quadri dirigenti.
TEC21: Con grande sorpresa, il Comitato SIA ha deciso di separarsi dal proprio direttore e anche dal suo vice. Quali sono le ragioni a monte di tale decisione?
Cadosch: Non posso che tornare a ripetere quanto già comunicato sinora. La decisione è stata presa in ragione di alcune insormontabili divergenze di vedute legate alla ristrutturazione organizzativa della SIA. Al riguardo non posso fornire maggiori dettagli, dato che di comune accordo con le parti coinvolte abbiamo concordato di mantenere la questione nel più assoluto riserbo. Ci tengo tuttavia a ribadire una cosa: anche se dall’esterno questa decisione del Comitato può destare sorpresa, è stata una scelta ben ponderata e unanime. Siamo consapevoli della responsabilità che essa impone, per questo si è deciso all’unanimità che sia io, in questa fase di transizione, a prendere le redini sul piano operativo. Ma è chiaro che si tratta di una soluzione provvisoria e che questa carica ad interim non dovrà durare troppo a lungo. Inoltre guardiamo avanti e orientiamo al futuro le nostre attività.
Come si presenta la tabella di marcia nella ricerca di un successore?
Il Comitato ha deciso di indire un concorso con procedura libera. È un iter più oneroso in termini di tempo rispetto ad altre procedure di selezione, ne siamo consapevoli, ma ci permette di garantire la massima trasparenza, con la speranza di raccogliere un ampio numero di profili che soddisfino alti requisiti.
La ricerca di un nuovo responsabile per la divisione Comunicazione ha luogo parallelamente?
Contiamo di trovare un nuovo responsabile della Comunicazione appellandoci alle nostre risorse interne.
Siete alla ricerca di un futuro direttore con lo stesso profilo descritto lo scorso anno?
Sì, certo. Le aspettative nutrite dal Comitato per quanto concerne i requisiti che un direttore deve soddisfare non sono cambiate. Si tratta di una mansione cruciale in seno alla SIA che ammette molteplici sfaccettature. Non sono state né le mansioni da svolgere né l’orientamento a livello di contenuti che hanno dato adito alla rottura.
Si privilegeranno le candidature che provengono dalla cerchia dei gruppi professionali SIA oppure il futuro direttore poterebbe anche aver acquisito le necessarie competenze dirigenziali in altri settori?
Nella storia della SIA si sono già verificati entrambi i casi. Il settore di attività è certamente importante, ma non è un criterio di scelta determinante. Ben più decisivo è il fatto di avere una grande affinità con i diversi profili professionali che la SIA rappresenta, avere passione per il mondo dell’ingegneria e dell'architettura e, in breve, per una cultura della costruzione portavoce di qualità. Bisogna anche saper riconoscere e gestire in modo adeguato le sfide centrali che il settore della progettazione e della costruzione si trova ad affrontare, tra queste, come sempre, la digitalizzazione e l’aggiudicazione.
La SIA sta affrontando tali sfide con le giuste tempistiche?
Sono convinto che siamo sulla strada giusta, considerato l’impegno che tali temi impongono. Tuttavia, non possiamo né gestire tutto in una volta, né reagire a qualsiasi battage mediatico. La digitalizzazione, ad esempio, è un processo che è in corso già da decenni, la cosa nuova è che è cambiata la dinamica e soprattutto che sono cresciute le possibilità. Vogliamo però confrontarci con tale evoluzione in modo fondato e non ostentato, come avviene invece in molti altri casi. In seno al Comitato ci rafforziamo, purché l’Assemblea dei delegati che avrà luogo in aprile dia la sua approvazione in tal senso, accogliendo una personalità competente. Raggrupperemo anche altri specialisti all’interno del nuovo consiglio di esperti in materia di digitalizzazione e intensificheremo la stretta collaborazione intrattenuta con la rete «netzwerk_digital». L’Ufficio amministrativo ha già elaborato alcuni progetti e ne ha avviati altri, ad esempio nell’ambito della normazione.
A quali progetti si riferisce, concretamente?
Per la progettazione vogliamo sviluppare delle applicazioni digitali con cui verificare in modo automatico, ad esempio direttamente nel modello BIM, la conformità con le norme. Nel contempo dobbiamo discutere come definire le interfacce tradizionali e le prestazioni da fornire; ma anche di ciò che potrà essere sostituito e degli ambiti in cui si rendono indispensabili nuove prestazioni intellettuali.
In che misura la comprensione delle norme potrebbe cambiare?
Finora le norme fissavano il livello tecnologico, le regole dell’arte del costruire, ormai consolidate nella pratica, ed erano così lo specchio del recente passato. Tenuto conto dell’aumentato dinamismo e dell'accresciuta rapidità con cui tali sviluppi hanno luogo, ci vuole una nuova prospettiva che cerchi di definire ciò che dovrà essere valido in futuro.
La digitalizzazione mette in questione l’identità finora indiscussa di molti gruppi professionali rappresentati in seno alla SIA. Anche questa è una sfida che le istanze dirigenti della Società sono chiamate ad affrontare?
Sì, certamente. La SIA rappresenta 18 profili professionali, ma non tutti sono esposti con la stessa intensità all’attuale dinamica. Dobbiamo dunque filtrare gli ambiti in cui avranno luogo i maggiori cambiamenti, senza mettere i gruppi professionali l’uno contro l’altro. Ho potuto constatare che sono soprattutto gli ingegneri impiantisti ad avere, almeno finora, dovuto fare i conti con grandi trasformazioni, molto di più degli architetti o degli ingegneri civili.
E la SIA come intende rappresentare gli interessi dei propri membri sul fronte della retribuzione delle prestazioni? Spesso si sottolinea il fatto che la digitalizzazione modificherà le tradizionali fasi di progettazione e costruzione e che i profili di ruolo degli specialisti coinvolti subiranno uno scossone.
La digitalizzazione rivela quanto siano strettamente legate tra loro le varie fasi contemplate dal processo di progettazione e da quello di costruzione. L’integrazione verticale e orizzontale come prestazione aziendale è già un tema, tuttavia attualmente non è gestito in modo prioritario dai progettisti. Ci sono però anche notizie tranquillizzanti: da decenni si discute dei possibili cambiamenti del modello in fasi.
Malgrado il dibattito, molte cose sono restate immutate: la riflessione porta sempre da una visione globale a una visione dettagliata e anche i professionisti che avviano tale processo procedono sempre seguendo uno schema analogo. Quel che è certo è che le nuove possibilità metodiche vanno riprodotte correttamente nel modello di prestazioni SIA e dovrebbero concretizzarsi infine, per tutte le parti coinvolte, in una migliorata produttività, pur garantendo la stessa elevata qualità. Cambiando la mole di lavoro legata alle varie fasi, cambierà anche la remunerazione, tuttavia la velocità con cui un committente può riflettere o decidere resterà la stessa.
Gli onorari destinati a retribuire in modo adeguato le prestazioni intellettuali fornite dai progettisti sono però messi sempre più sotto pressione. Giusto?
Sì, purtroppo è così. Ecco perché la Società vuole far valere sempre di più la propria influenza politica. In materia di aggiudicazione puntiamo a una netta trasformazione culturale: i costi per la realizzazione di un’opera non devono essere un criterio assoluto, ma vanno valutati in rapporto alla qualità. In occasione dei colloqui intrattenuti con i committenti, la questione ha riscontrato interesse, il che è certamente positivo. Speriamo dunque che per i nostri membri la situazione sul fronte degli onorari vada migliorando, nell’ottica di una creazione di maggiore valore aggiunto.
In che ambito hanno avuto luogo tali colloqui?
Nel quadro della revisione della legge sugli acquisti pubblici. La SIA vi ha partecipato con un’azione concertata tra le varie associazioni di progettisti.1 Il successo ottenuto mi ha riempito di soddisfazione e conferma che la SIA deve essere attiva politicamente. Certo non tutti la vedono così. Tuttavia, nelle discussioni politiche, le nostre competenze in merito a temi importanti, come la svolta energetica o lo sviluppo del territorio, sono assai richieste e prese in giusta considerazione.
Nelle gare di appalto, qual è, in effetti, in base agli accordi GATT/OMC, il margine di manovra dato ai committenti che non vogliono semplicemente scegliere l’offerta economicamente più conveniente?
Il principio ufficiale su cui si basa l’attribuzione di una commessa sancisce che si debba considerare l’«offerta più vantaggiosa». Finora il concetto di «economicamente vantaggioso» è stato inteso spesso come «a buon mercato»; ci si è insomma limitati a considerare i costi di costruzione senza tenere conto della qualità, della sostenibilità e delle spese legate al ciclo di vita. Il termine «vantaggioso» si focalizza invece sul rapporto qualità-prezzo.
Anche altre offerte possono rivelarsi vantaggiose, senza per questo essere quelle più a basso costo. Tale condizione induce un necessario cambio di paradigma in materia di aggiudicazione. Non siamo i soli, sulla scena internazionale, ad avanzare tale rivendicazione. Anche i nostri colleghi in Germania o in Francia ci affiancano in questa stessa battaglia. Tuttavia, nel contesto nazionale, ciò significa rinegoziare in parte l’elenco delle prestazioni. Qualsiasi professionista attivo nel ramo dell’architettura o dell’ingegneria e che fa con passione il proprio lavoro ha certamente molto più da offrire che non un mero adempimento normativo delle leggi sulla costruzione. Ecco perché le condizioni su cui poggia la cooperazione tra investitori immobiliari e progettisti vanno fissate in modo tale da poter continuare ad offrire e richiedere prestazioni innovative.
La SIA si considera influente a livello politico: secondo lei tale influenza va ulteriormente rafforzata?
Certo. È un impegno a cui terremo fede. Dobbiamo portare avanti e approfondire il lavoro politico. Si tratta di unire le forze e le risorse tra le associazioni di progettisti e siglare alleanze di circostanza. La SIA è in grado di assumere un ruolo chiave e di prendere in mano le redini di tale coordinazione. Ne è un esempio la nostra partecipazione attiva alla rete «netzwerk_digital»2. In questo modo la scena della progettazione e della costruzione può rivolgersi alla sfera politica con voce unanime. La SIA gode inoltre di un’elevata credibilità, il che gioca a nostro favore.
Non sarebbe più efficace se un maggior numero di rappresentanti SIA si candidasse a rivestire una carica politica?
In seno al Parlamento federale i nostri gruppi professionali sono nettamente sottorappresentati, considerata l’importanza economica che il settore riveste. Per questo il Comitato SIA ha deciso di sviluppare un concetto teso a fornire un migliore sostegno ai membri attivi politicamente. Il lavoro politico rappresenta per i nostri gruppi professionali una sfida simile a quella della digitalizzazione. Al riguardo un tema dominante è la cultura della costruzione: in questo ambito l’organo centrale della SIA intende sostenere le sezioni in modo da consolidare il lavoro di base svolto a livello politico nei vari Cantoni.
Il lavoro politico consiste anche nel tollerare le divergenze di opinione. Quanto è stata sofferta l'esperienza vissuta in relazione all’iniziativa contro la dispersione degli insediamenti? La SIA si è pronunciata contro, mentre diversi architetti di spicco si sono schierati a favore.
Il fatto che un tema abbia scatenato una simile mobilitazione sulla scena dell'architettura ha lasciato dietro di sé un’impressione positiva. Non mi ricordo di altri argomenti che, nel nostro ramo, siano riusciti a fare altrettanto. Vi è una divergenza di opinioni unicamente per quanto concerne la realizzazione. Gli obiettivi sono condivisi tanto dalla SIA quanto dai promotori dell’iniziativa e vertono sullo sviluppo centripeto degli insediamenti. A livello di comunicazione, l’Ufficio amministrativo SIA avrebbe forse dovuto mettere un po’ più in risalto tale approccio differenziato. Ad ogni modo ho accolto con grande favore il dibattito che ha preceduto la votazione. Inoltre è perfettamente comprensibile che 18 diverse categorie professionali possano anche avere opinioni divergenti.
Note della redazione
- La SIA, l’USIC e diverse altre associazioni hanno fondato un’alleanza in materia di appalti pubblici, la cosiddetta AföB/AMPP, in modo da esercitare pressione a livello politico. Tra le altre cose, esse chiedono che si possano aggiudicare prestazioni standard in ragione del prezzo, ma che per contro le prestazioni non standardizzate, come possono essere quelle di natura intellettuale fornite dai progettisti, siano valutate in base alla qualità. Cfr. «Günstig bedeutet nicht billig», intervista con il presidente usic Bernhard Berger, TEC21 17/2018.
- La rete «netzwerk_digital» è una piattaforma con un ruolo chiave, dedicata alla trasformazione digitale del settore svizzero della costruzione e dell’immobiliare. Essa comprende diverse istituzioni autorevoli, tra cui anche la SIA.