Col­le­ga­re e rin­no­va­re

L’economia circolare nell’edilizia non consiste solo nel ridurre rifiuti ed emissioni, ma attraverso ulteriori processi circolari va oltre gli aspetti materiali dell’architettura, unendo ambiti come economia e aspetti sociali in sistemi che si supportano e rinnovano a vicenda.

Data di pubblicazione
29-06-2021

Costruire con un impatto ambientale minore non basta più per raggiungere gli obiettivi climatici 2030 e preservare gli ­ecosistemi esistenti con la loro biodiversità oggi sempre più importante. Con l’applicazione rigorosa dei principi circolari si dovrebbe riuscire a ridurre milioni di tonnellate di rifiuti edili in Svizzera e nel mondo ed evitare la distruzione di energia grigia dovuta alla demolizione di molti vecchi edifici ancora abitabili. In aggiunta, nell’edilizia il consumo di materie prime, come petrolio, ghiaia e metalli, dovrà essere ridotto e, in un futuro remoto, persino evitato. Tali materiali vengono spesso estratti come se fossero inesauribili, il che danneggia e inquina i paesaggi, soprattutto quelli extraeuropei. Inoltre, nella maggior parte delle fasi di produzione si fa ampio uso di acqua e energia, con le conseguenti emissioni dannose per il clima. Probabilmente gli edifici che costruiamo secondo gli standard attuali tra 30 o 70 anni faranno la stessa fine. In futuro, quindi, se i materiali non verranno prodotti e utilizzati in modo diverso la tendenza non cambierà di segno.

Il principio lineare produrre-consumare-smaltire del nostro modello economico dovrà essere sostituito da cicli dei materiali chiusi e agili. Sono quindi quattro i processi centrali dell’economia circolare: ridurre il consumo, riparare o riutilizzare i materiali usati e riciclare solo come ultima ratio. Tali antichi principi sono stati via via dimenticati. Ad esempio un tempo i mattoni dei muri costruiti con malta di calce piuttosto che con il cemento venivano smontati pezzo per pezzo e riutilizzati.

Espressione di una raffinata circolarità

In architettura, i primi esempi mostrano che i risultati sono tanto eterogenei quanto i processi dell’economia circolare menzionati sopra. Ridurre-riutilizzare-ripa­rare-riciclare sono processi che si ­completano o sovrappongono in base al progetto. I programmi più efficienti sono i cambiamenti di destinazione, le ristrutturazioni o le trasformazioni di edifici esistenti nei quali, con la struttura portante, si conserva quella parte che contiene più energia grigia. Questo può contribuire, nell’ambito della gestione parsimoniosa delle risorse, al prolungamento del ciclo di vita di un edificio. Mediante i rinnovamenti nuove realizzazioni potranno essere posticipate, gli edifici sopravviveranno allora ai loro utenti come un tempo.

In Svizzera, il riciclaggio di materiali come calcestruzzo, acciaio e vetro è molto sviluppato e differenziato. Tuttavia, ciò non basta perché i processi sono ad alta intensità energetica e di solito comportano il downcycling. Il tema del riuso sta per diventare il marchio di fabbrica dell’economia circolare nell’edilizia: i nuovi edifici, costruiti con parti riciclate, trasmettono in modo sempre più consapevole e innovativo un aspetto ancora poco familiare. Ciò dimostra però quanto il materiale riciclato possa essere resistente, fine e di qualità.

I materiali naturali biodegradabili e non incollati come il legno, la paglia, la canapa o l’argilla sono risposte locali alla questione globale di come gestire i rifiuti edili. Ci sono anche domande a cui rispondere su cosa dovrebbe succedere ai compositi di questi materiali naturali alla fine del loro ciclo di vita – perché non possono sempre essere usati tali e quali. Inoltre, la produzione e la lavorazione di materiali naturali possono creare posti di lavoro nelle regioni rurali o nei paesi più poveri, aggiungendo così un valore sociale che va ben oltre l’ecologia. Anche questo fa parte dell’economia circolare.

Tutte le misure devono essere coordinate per ogni edificio e contesto. Con una visione sistemica, occorre decidere caso per caso quali vantaggi ha la bassa tecnologia rispetto a quella alta, se qualcosa di utilizzato è tossico o se deve essere trasportato troppo lontano e se è inserito in modo ragionevole nel contesto locale. Questo richiede il coraggio di tentare nuovi approcci ed esperienze; inoltre lo sguardo svizzero, avvezzo alla perfezione, dovrà abituarsi a ­questa nuova estetica.

Banche dati e decisioni politiche

Vi sono altre questioni che esulano dagli aspetti formali dell’architettura. I nostri vecchi edifici non sono progettati all’insegna della circolarità. Ecco perché l’approccio Cradle to Cradle è centrale per i nuovi edifici – in relazione, tra l’altro, con le questioni delle banche dati digitali necessarie che offrono una panoramica su quali materiali siano disponibili, dove, in quali quantità, qualità e quando. Nuovi edifici, con componenti registrate fino all’ultima vite, con la separazione dei sistemi e uno smontaggio semplice, aprono la strada verso un futuro in cui il riuso dei materiali da costruzione sarà una pratica ovvia. Un altro esempio sono i nuovi metodi per ottimizzare i bilancio di costi, trasporto, statica e consumo di materiale delle strutture costituite da vecchi elementi – in particolare se combinati con elementi nuovi. Le decisioni politiche come quella del Parlamento europeo alla fine del 2020 di sostenere il diritto del consumatore alla riparazione con informazioni obbligatorie sui prodotti contribuiranno a creare articoli più sostenibili e aiutare studenti e apprendisti a imparare a ripararli.

I costi reali

È essenziale un nuovo modo di guardare alle relazioni economiche. Importante sarà riconoscere che nel calcolo attuale dei costi reali relativi all’edilizia, si trascura la fase finale: alla fine del ciclo di vita, i materiali utilizzati nella costruzione così come l’intero edificio diventano rifiuti o vengono declassati alla fine del loro ciclo di vita, senza che il loro valore residuo venga preso in considerazione. Tale bilancio deve essere adeguato contrapponendo ai rendimenti a breve termine i valori ambientali, resilienti a lungo termine.

L’economia circolare non è quindi solo un modo diverso di costruire e consumare, ma un approccio sistemico che nei prossimi anni porterà cambiamenti strutturali, di progettazione, economici e sociali e nuove connessioni, non solo nell’architettura, ma anche nei trasporti, nel turismo e nel settore tessile e agricolo. Ciò sarà possibile solo se lo spazio vitale creato dall’uomo ­verrà riprogettato in modo ciclico, resiliente e rigenerativo, prendendo come modello la natura, in cui non esistono rifiuti. L’economia circolare esige un profondo cambiamento del modo di pensare nel settore dell’edilizia da parte di tutte le parti in ­causa.

Su commissione dell'Ufficio federale dell'ambiente, i seguenti numeri speciali sull'economia circolare sono stati pubblicati da espazium - Edizioni per la cultura della costruzione:

 

Nr. 1/2021: «Architettura circolare: Edifici, concetti e strategie per il futuro»

Gli articoli del ciclo «Economia circolare» sono raccolti in questo e-dossier.

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