Aria fre­sca e sa­na

Un ricambio d'aria adeguato è fondamentale per il benessere di chi abita uno spazio. Oggi nuove tecniche permettono di arieggiare evitando il dispendio energetico spesso generato dalla ventilazione manuale.

Luca Pampuri
Ricercatore, Istituto sostenibilita applicata all'ambiente costruito, SUPSI

Per una buona qualità dell’aria ambiente è sufficiente il ricambio con aria fresca. Questo perché la presenza di determinate sostanze indesiderate, dovuta ad esempio al metabolismo degli abitanti e alle loro attività quotidiane come cucinare, pulire, fare la doccia, prendersi cura del proprio corpo, è inevitabile. Anche i materiali possono liberare nell’aria interna quantità minime di sostanze, come ad esempio colle o solventi. Per evitare che si accumulino nei locali, le impurità devono essere espulse, arieggiando e permettendo in tal modo un regolare ricambio con aria fresca.

Fino agli anni Sessanta, gli edifici realizzati erano scarsamente isolati e le finestre non erano ancora dotate di guarnizioni in gomma. Di conseguenza, nel periodo di riscaldamento andava persa molta energia termica, si creavano sgradevoli correnti d’aria, e nei giorni freddi l’aria all’interno dei locali diventava subito troppo secca. Il ricambio naturale di aria attraverso la scarsa ermeticità delle finestre però non imponeva agli occupanti di dover arieggiare in maniera attiva aprendo i serramenti. Dalla crisi petrolifera negli anni Settanta, la condizione è radicalmente cambiata: gli edifici sono sempre più isolati termicamente, involucro e finestre sono ermetici. Di conseguenza, il ricambio d’aria naturale attraverso gli spifferi è sparito, a beneficio dell’efficienza energetica, ma creando spesso delle problematiche dovute all’insufficiente ricambio d’aria e l’esigenza di provvedere alla qualità dell’aria interna in maniera attiva.

I primi impianti di ventilazione meccanica in ambito residenziale (impianto a estrazione semplice) sono comparsi negli anni Settanta in edifici plurifamiliari a pigione moderata. Le motivazioni che hanno spinto i proprietari ad adottare questo tipo d’impianti erano prevalentemente di carattere economico, al fine di poter gestire una criticità con un costo moderato. In quel particolare periodo storico infatti, gli appartamenti erano di norma sovrasfruttati e, per risparmiare sui costi di riscaldamento, gli inquilini tendevano a ventilare gli ambienti il meno possibile. Ciò causava, oltre a una scarsa igiene dell’aria interna e un pessimo comfort, un aumento dell’umidità all’interno dei locali, con conseguente formazione di muffe, condensa e danni alla costruzione. Con un sistema di ricambio dell’aria automatico è stato così possibile ovviare ai problemi causati dalla cattiva gestione dell’aria interna da parte degli inquilini, con una conseguente sensibile diminuzione dei costi di manutenzione e preservando la sostanza costruita.

Le possibilità odierne di accesso a una corretta informazione sono maggiori e le condizioni di vita sono migliorate, ciononostante i danni alla costruzione dovuti alla formazione di muffe e condensa sono sempre molto frequenti, così come le situazioni in cui la qualità dell’aria all’interno dei locali è bassa.

La soluzione più semplice e meno onerosa in termini di investimento è una ventilazione naturale degli spazi interni, istruendo l’utente a un corretto ricambio dell’aria ambiente tramite apertura mirata delle finestre. Così facendo si ovvia alle problematiche precedentemente elencate, mantenendo i vantaggi energetici che un edificio ben isolato termicamente e con dei serramenti ermetici può portare. La gestione corretta della ventilazione naturale è però tutt’altro che semplice, complici la difficoltà di istruire correttamente l’utente (soprattutto in immobili a reddito) o ancora la disciplina di quest’ultimo ad applicare le buone regole per una corretta ventilazione. A questo si aggiungono la difficoltà a garantire una corretta gestione del ricambio d’aria in caso di assenze giornaliere o prolungate degli inquilini, la tendenza in alcuni casi a sovraventilare gli spazi lasciando le finestre aperte a ribalta durante il giorno con le dispersioni termiche che ne conseguono, o ancora i disagi che in alcuni casi possono essere generati dalle condizioni esterne sfavorevoli come il rumore, la polvere e l’inquinamento. La ventilazione manuale ha dunque dei limiti in termini di garanzia di un corretto ricambio dell’aria interna e del raggiungimento degli attuali parametri di comfort definiti dalle norme e ai quali siamo abituati.

La qualità dell’aria interna e la nostra salute

Passiamo circa il 90% del nostro tempo all’interno di edifici, ovvero abitiamo, lavoriamo, studiamo, ci svaghiamo per la maggior parte del nostro tempo in spazi interni confinati. Per questo motivo la qualità di vita all’interno degli spazi chiusi è sempre più importante. Se la qualità di vita non è buona, il comfort degli utenti non è più garantito e nei casi più gravi si possono riscontrare patologie come la cosiddetta «sindrome da edificio malato» (sick building syndrome – SBS). Le persone che ne sono colpite lamentano irritazioni agli occhi, al naso, alle vie respiratorie e occasionalmente alla pelle, nonché sintomi generali come mal di testa, stanchezza, malessere, vertigini e difficoltà di concentrazione. Le cause della SBS sono molteplici: studi effettuati sulla SBS all’interno di spazi amministrativi hanno identificato una serie di fattori di rischio, tra i quali figura la ventilazione insufficiente.

All’interno degli ambienti costruiti possiamo trovare numerose sostanze che hanno ripercussioni sulla salute degli occupanti, a partire dalla CO2 e dagli odori causati dall’attività metabolica, passando dai composti organici volatili (VOC) rilasciati dai materiali utilizzati per la costruzione o per l’arredamento, come la formaldeide, o ancora sostanze cancerogene come ad esempio il radon. A queste si aggiungono le sostanze che possono provenire dall’esterno tramite porte e finestre, come le polveri fini, il benzene, i pollini e la polvere, per citarne alcuni.

Se consideriamo, inoltre, che respiriamo circa 20’000 litri di aria al giorno e che è dimostrato come le concentrazioni di sostanze nocive all’interno degli edifici siano da 2 a 5 volte più elevate rispetto all’esterno, appare lampante che per ridurre sensibilmente il rischio di problemi respiratori occorre considerare il tema del ricambio sistematico dell’aria con una certa serietà.

Al di là dei casi più drammatici di malattie gravi dell’apparato respiratorio che possono svilupparsi a causa di una scarsa qualità dell’aria, vi sono anche altri disturbi cronici più comuni che, in assenza di una corretta gestione del ricambio dell’aria, possono aggravarsi ulteriormente.

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