Sui binari giusti
Vecchi binari per la neutralità climatica e la sostenibilità
Con Gebäude X a Zurigo, lo studio Gigon Guyer reinterpreta l’edilizia sostenibile: un edificio commerciale costruito con binari ferroviari dismessi, che riduce drasticamente le emissioni grigie e diventa simbolo della trasformazione urbana verso un futuro circolare.
Con l’introduzione della norma SIA 390 Fondamenti per l’edilizia sostenibile, la Società svizzera degli Ingegneri e degli Architetti ha fissato nel 2014 un’importante pietra miliare per l’edilizia sostenibile in Svizzera. La norma fornisce linee guida chiare per integrare sistematicamente criteri ecologici, economici e sociali nei processi di pianificazione e costruzione. Un elemento centrale della versione aggiornata SIA 390/1:2025 sono i valori limite specifici per le emissioni di gas serra, espressi in kg CO₂-eq/m²/anno, differenziati per categoria edilizia e per nuove costruzioni o ristrutturazioni. Per esempio, nel settore residenziale, i valori obiettivo per nuove costruzioni sono di 9,0 kg (valore base) e 6,0 kg (valore ambizioso), mentre per le ristrutturazioni sono rispettivamente 5,0 kg e 4,0 kg. Questi valori dovrebbero ridursi progressivamente fino al 2050, portando alla realizzazione di edifici a emissioni nette zero.
In questo contesto, le Ferrovie Federali Svizzere (FFS), attraverso il concorso per Gebäude X, hanno cercato una soluzione particolarmente attenta all’efficienza ambientale e alla qualità urbana per un edificio commerciale in ambito cittadino. È stato fissato un limite severo per l’energia grigia, pari a massimo 5 kg CO₂-eq/m²/ anno. Poiché con i metodi costruttivi convenzionali questo valore è difficilmente raggiungibile, si sono rese necessarie soluzioni alternative nella progettazione e nella costruzione. In particolare, il riutilizzo di componenti edilizi offre un grande potenziale, poiché le emissioni già avvenute nei cicli di vita precedenti non devono essere ricalcolate.
Alla fine del concorso, articolato in due fasi, lo studio Gigon Guyer Partner Architekten si è aggiudicato il progetto con un’idea tanto semplice quanto convincente: un edificio costruito con binari dismessi dalle Ferrovie Svizzere. Un approccio fortemente identitario e al tempo stesso innovativo dal punto di vista della gestione dell’energia grigia. Attraverso il riutilizzo di binari fuori servizio – disponibili in grandi quantità e impiegati come elementi portanti – si ottiene un risparmio significativo delle emissioni grigie. La giuria del concorso ha descritto la proposta come «un progetto di riuso attentamente curato», capace di esprimere una qualità architettonica adeguata e di inserirsi come elemento funzionale e innovativo all’interno del panorama urbano.
Contesto urbanistico
Gebäude X fa parte della pianificazione di sviluppo del quartiere «Werkstadt Zürich», dove l’area delle SBB tra la stazione centrale e Altstetten verrà trasformata gradualmente in un quartiere urbano ad uso misto. Il programma del concorso prevedeva un volume edilizio allungato lungo la Hohlstrasse, di sette piani, con un corpo di testata e un aggetto a nord, in linea con il masterplan dell’area. Come prima nuova costruzione lungo la Hohlstrasse, Gebäude X assume una funzione simbolica per questa trasformazione: da area industriale chiusa a un quartiere produttivo aperto, dedicato all’economia creativa, alla produzione urbana e alla cultura. Urbanisticamente, l’edificio media tra diversi contesti: si presenta aperto e accessibile verso la Hohlstrasse a sud, mentre si relaziona alla logica industriale dell’area verso la strada di servizio interna, la Hohlgasse, a nord.
Risorse, bilancio CO₂ e logistica circolare
Il cuore dell’edificio è costituito da una struttura portante realizzata con binari ferroviari dismessi. In totale, circa 12 km di traversine provenienti dal magazzino delle SBB sono state destinate a colonne e travi dei piani principali. Questi profili standardizzati in acciaio offrono elevata resistenza e qualità costante, ideali per un secondo ciclo di vita. Allo stesso tempo, il profilo visibile – con la sua ruggine superficiale e i segni di usura – àncora il fabbricato nella memoria industriale del luogo.
L’edificio, a sei piani, è concepito come una struttura a telaio classica con un passo di 4,2 × 3,1 m. In direzione longitudinale, i binari tipo UIC 54 E2 fungono da travi di solaio, con un interasse di circa 50 cm. Sopra vi poggiano lastre prefabbricate in cemento armato spesse 6 cm, completate da un massetto e una pavimentazione in calcestruzzo fine. La soletta è progettata per sopportare carichi fino a 15 kN/m² e agisce come diaframma di irrigidimento.
Ogni 4,2 m, le travi secondarie poggiano sulla struttura primaria disposta trasversalmente: per quest’ultima si utilizzano due traversine tipo UIC 60 E1 affiancate, che coprono una campata di 3,1 m da un sostegno all’altro. I pilastri interni sono costituiti da quattro binari saldati a formare una sezione quadrata piena, in grado di garantire stabilità contro il carico di punta. Alle estremità e negli angoli, si utilizzano sezioni dimezzate o a tre quarti per integrarsi con la facciata. Le saldature sono eseguite solo dove strettamente necessario, riducendo così al minimo il consumo di materiale e il dispendio energetico durante la produzione.
La stabilità orizzontale dell’edificio è garantita principalmente dai due nuclei scala/ascensore, realizzati anch’essi in acciaio di recupero con controventi diagonali. Per motivi di protezione al fuoco, i nuclei sono rivestiti con pannelli in gesso fibrorinforzato. Le zone di risalita soddisfano così i requisiti REI, pur restando smontabili. Nonostante la presenza diffusa di acciaio a vista, il sistema costruttivo rispetta le norme antincendio grazie a un concetto integrato di protezione passiva. L’edificio è dotato di impianto sprinkler, il che consente di abbassare la resistenza al fuoco richiesta a R30. I profili in acciaio rispettano già questa soglia grazie al ridotto carico statico. L’impiego degli sprinkler rende superflua qualsiasi ulteriore protezione ignifuga, con benefici anche sotto il profilo dell’efficienza delle risorse. I collegamenti tra i profili avvengono tramite giunzioni bullonate, rendendo l’intera struttura smontabile e i materiali completamente riciclabili.
La sfida principale di un’architettura circolare di questo tipo è la pianificazione dell’approvvigionamento e della lavorazione dei componenti. I materiali vengono raccolti presso il centro tecnologico ferroviario di Hägendorf (SBB) e forniti in quantità sufficienti. I profili in acciaio per i nuclei e le travi del piano terra sono stati reperiti dalla ditta Eberhard, provenienti da demolizioni; un’intesa preliminare per la loro fornitura era già stata stipulata in fase di concorso.
Strategie costruttive per la riduzione dell’energia grigia
Il dibattito attuale sulla sostenibilità nel settore edilizio si concentra sempre più sulla riduzione dell’energia grigia, ovvero delle emissioni di CO₂ legate alla costruzione. Ne consegue una messa in discussione critica degli standard consolidati in termini di materiali, scelte strutturali e strategie architettoniche.
Una tendenza emergente è la riduzione delle luci strutturali a favore di maglie più fitte di pilastri. Se in passato erano comuni luci di 7-9 m per garantire massima flessibilità distributiva, oggi molti edifici sostenibili scelgono maglie più strette (4- 6 metri) che permettono di risparmiare materiale e ridurre le emissioni. Gebäude X adotta una maglia di 4,2 × 3,1 m. Allo stesso modo, l’edificio per uffici Hortus a Allschwil, progettato da Herzog & de Meuron, impiega un passo di 5,6 × 2,8 m con strutture in legno lamellare e solai legno-terra cruda, puntando su una costruzione ecologica.
In parallelo, si registra una chiara transizione dalla costruzione in opera alla prefabbricazione industriale. Se dopo la crisi petrolifera degli anni Settanta si era tornati al getto in opera, oggi è sempre più evidente che quest’ultimo comporta consumi elevati e sprechi. La prefabbricazione invece consente produzione precisa, tempi ridotti, meno rifiuti e maggiore qualità. Hortus e Gebäude X dimostrano come modularità e prefabbricazione possano andare di pari passo con innovazione strutturale e sostenibilità.
Si tratta di un cambio di paradigma nel modo in cui concepiamo la costruzione. Le risorse non vengono più consumate, ma riutilizzate; l’impianto urbano, la costruzione e i materiali sono pensati in modo integrato e sincronico. Per architetti e progettisti, l’intervento mostra il potenziale nascosto nei materiali esistenti – e le nuove forme espressive che possono scaturire dal loro riutilizzo. Gebäude X è forse solo l’inizio, ma già oggi fornisce risposte concrete alle sfide ambientali più urgenti: perché il futuro dell’edilizia è circolare.