Paolo Zanini
Un frammento di architettura ticinese a cavallo tra XIX e XX secolo
Nella mostra dedicata all'architetto di Cavergno, la Fondazione Archivi Architetti Ticinesi riunisce materiali ritrovati di recente dagli eredi con documenti d'archivio, pubblicazioni e quotidiani d’epoca, raccontando un percorso progettuale che attraversa la Belle Époque ticinese muovendosi tra la città dei vivi e la città dei morti.
Per i connaisseurs dell’architettura ticinese, il nome di Paolo Zanini dovrebbe riportare immediatamente alla mente una manciata di edifici; coloro abituati a bighellonare per Lugano potrebbero aver apprezzato inconsapevolmente qualche sua realizzazione; eppure, sentendo nominare questo architetto, sul volto della maggior parte di noi appare un grande punto di domanda. La mancanza non è nostra ma della storia, che spesso è inclemente. A darle manforte concorre poi quell’assenza di sensibilità che troppo spesso contraddistingue pubblico e privato alle nostre latitudini, e che conduce un po’ troppo frequentemente alla demolizione di edifici che altrove verrebbero tutelati.
Paolo Zanini nasce nel 1871 a Cavergno; questo è anche il capolinea della linea 315, che da Locarno attraversa la valle e costeggia diligentemente il fiume Maggia passando da Cevio, dove il Museo di Valmaggia custodisce fino al 30 ottobre le testimonianze documentarie dell’architetto, recentemente ritrovate. Nelle sale di questo piccolo museo etnografico, la Fondazione Archivi Architetti Ticinesi ha esposto i progetti di Zanini, accompagnando il tutto con le affilate fotografie di Marcelo Villada Ortiz, documentazione del desolante effetto che un misto di tempo e ignoranza possono avere sul pensiero e sulle mura di un edificio.
La Fondazione Archivi Architetti Ticinesi, che dal 1995 preserva il lascito intellettuale delle figure che hanno dato forma al cantone, ha saputo costituire una solida struttura attorno al prezioso ritrovamento fatto dagli eredi del defunto architetto, corredandolo di documenti d’archivio e attivandosi per recuperare materiali e informazioni presso il catasto comunale, oltre a pubblicazioni e quotidiani d’epoca.
Formatosi all’Accademia di Brera, Zanini ottiene un immediato successo. All’età di 24 anni – siamo nel 1895 – vince il concorso per la progettazione del Cimitero di Lugano, opera prima da cui si dipana la sua carriera, divisa tra la città dei vivi e la città dei morti. Gli innumerevoli progetti di Zanini, siano destinati a committenti pubblici o privati, hanno infatti un costante corrispettivo nella produzione in ambito cimiteriale, di cui è possibile vedere uno splendido esempio proprio a Cevio, dove si conserva una sua interessante edicola funeraria.
Per comprendere la parabola creativa dell’architetto possiamo mettere a confronto due tra i maggiori progetti del cavergnese. Da una parte abbiamo l’importante incarico del camposanto, dall’altra una delle sue più note realizzazioni in ambito privato, Palazzo Pagnamenta. L’area geografica è sempre quella di Lugano, luogo in cui Zanini ha operato in maggior misura e dove nel 1895 ha aperto il suo studio. Nella realizzazione del Cimitero di Lugano possiamo vedere come l’architetto abbia desunto alcune delle soluzioni già attuate dal maestro Camillo Boito in Brianza, sulla scia del maggiore progetto di edificazione cimiteriale dell’epoca, il Cimitero Monumentale di Milano di Carlo Maciachini. Paolo Zanini non è però un mero imitatore e, così come l’architettura romanica – elemento dominante del suo gusto eclettico – si connota formalmente e cromaticamente in maniere differenti a seconda dei luoghi (basti pensare agli esiti della chiesa di San Nicolao a Giornico rispetto a quelli della basilica di Sant’Ambrogio a Milano), un comportamento altrettanto disomogeneizzante si attua nella realizzazione luganese, arricchita di uno spirito che oggi definiremmo local. Il gusto eclettico cui Zanini fa riferimento è ricco di differenti derivazioni, spesso improntate su quanto visto a Milano; di progetto in progetto le modalità sono, in piccoli frangenti, riconducibili a arcinoti episodi di edilizia milanese, dalle forme della Stazione Centrale alle versioni molto più sobrie di alcuni edifici firmati da Giulio Ulisse Arata.
Per quanto riguarda il Palazzo Pagnamenta, invece, siamo confrontati con un cambiamento, un aggiornamento molto più rapido e sereno rispetto a quello di altri colleghi (tra tutti Americo Marazzi): infatti Zanini si distingue per la disinvoltura con cui abbraccia il nuovo gusto del liberty italiano, facilmente riconoscibile nella facciata del palazzo luganese realizzato nel 1908.
Nel 1914 il percorso professionale ed esistenziale di Paolo Zanini si interrompe. «La Cronaca Ticinese» lo ricorda con queste parole: «prototipo di quella fiera razza valmaggese donde era uscito maestro in arte e gentiluomo perfetto nel consorzio cittadino».
A coronare questa esposizione, e a rimarcare il pregio dell’attività svolta da Zanini, un catalogo che, oltre a illustrare il percorso dell’architetto, ci accompagna, grazie a una preziosa mappa, nell’esplorazione del territorio, alla ricerca delle testimonianze che ha lasciato dietro di sé.
Punto apicale di questo prezioso vademecum, l’approfondimento certosino di quello che è stato il contesto architettonico e politico nel periodo a cavallo fra Ottocento e Novecento. In questa Belle Époque dell’architettura ticinese Paolo Zanini emerge fra i principali protagonisti di una stagione formativa per lo sviluppo del tessuto abitativo di Lugano, in cui, lo ricordiamo, hanno operato anche Americo Marazzi, Otto Maraini, Giuseppe Bordonzotti, Adolfo Brunel e molti altri.
Dove e quando
Museo di Valmaggia, Cevio
Dal 27 marzo al 31 ottobre 2021
Orari: martedì-domenica 13.30-17.00
Maggiori informazioni sul sito del Museo e nel volantino scaricabile cliccando sul pulsante «Downloads»