Do­me­sti­ci­tà con­di­vi­sa

Comte/Meuwli I Dr. Neven Kostic

Il progetto House for Almost Everything unisce casa privata e vita collettiva. Sala flessibile, tetto pivotante e spazi adattabili trasformano l’abitazione in un hub reattivo per laboratori, cene e eventi, incarnando un’architettura di cura, reciprocità e appartenenza civica.

Data di pubblicazione
09-09-2025

Collective domesticity, english version 

House for almost everything, Hinwil ZH

La House for almost everything è concepita come prototipo di spazio abitativo reattivo, progettato per dialogare simultaneamente con parametri esterni e bisogni collettivi. Situata ai margini di un villaggio, l’edificio assume un doppio ruolo: è sia casa per i suoi abitanti sia risorsa collettiva per la comunità più ampia. A seguito della chiusura del ristorante locale, la casa offre una nuova piattaforma per la vita condivisa, ospitando laboratori, mostre, cene, sessioni di yoga, concerti e spettacoli teatrali. La sua architettura risponde a una domanda semplice ma urgente: come può un singolo alloggio espandersi per accogliere «quasi tutto» senza perdere il senso di casa?

La risposta risiede in una vasta sala flessibile orientata a sud verso il frutteto. Questo spazio libero, privo di vincoli strutturali fissi, fornisce un terreno neutro in grado di adattarsi a usi e scale di aggregazione mutevoli. Funzioni di supporto – ingresso, camera, bagno, cucina e deposito – sono compatte lungo il lato nord, liberando la sala principale per la massima versatilità. Qui domesticità e uso collettivo non si oppongono, ma si articolano lungo un continuum di possibilità.

Al centro di questa adattabilità si trova il tetto reattivo: un lungo elemento pivotante azionato da bracci idraulici. Quando sollevato, apre lo spazio verso il paesaggio, massimizzando luce e continuità tra interno e frutteto. Quando abbassato, chiude la casa, creando un’atmosfera più privata e protetta. Questa capacità di trasformarsi in tempo reale permette all’edificio di interagire con le condizioni meteorologiche, i ritmi stagionali e le molteplici attività che ospita.

L’architettura diventa strumento di modulazione tra esposizione e rifugio, apertura e ritiro. La reattività del progetto si estende anche alle scelte di materiali: facciate in telaio ligneo con isolamento in carta riciclata regolano naturalmente l’umidità, mentre membrane leggere ne migliorano la traspirabilità. La facciata vetrata a sud può aprirsi completamente, supportata da tende che calibrano privacy e luce. Persino il fienile adiacente, inizialmente destinato alla demolizione, è stato trasformato in una risorsa supplementare per l’uso condiviso. Rinforzi strutturali ne hanno raddoppiato lo spazio utile, mentre un nuovo solaio ha prodotto un livello superiore aggiuntivo, trasformando un edificio obsoleto in un nuovo luogo a servizio della comunità.

Ciò che emerge non è una dimora statica, ma un dispositivo per le relazioni: una casa che è allo stesso tempo alloggio privato e bene comune. La sua reattività non è solo tecnica, ma anche sociale, offrendo al villaggio uno spazio condiviso di riconoscimento in un momento in cui i punti di incontro tradizionali erano scomparsi.

La House for almost everything incarna così un’etica della reciprocità: un’architettura che ascolta, si adatta e si rende disponibile a forme di vita differenti. Più che un prototipo sperimentale, è una proposta di come l’architettura domestica possa fornire un quadro per la vita comunitaria senza sovrapporsi ad essa, sostenendo prossimità, flessibilità e senso di appartenenza all’interno di un unico spazio.

  • Luogo | Place Hinwil 
  • Committenza | Client Privato|Private  
  • Architettura | Architecture Comte/Meuwly, Zürich; Adrien Comte, Adrien Meuwly, Alexander Schmid 
  • Costruzioni metalliche | Metal constructions Stahl und Traumfabrik AG, Schlieren 
  • Ingegneria civile | Civil engineering Dr. Neven Kostic GmbH 
  • Fotografia | Photography Ciro Miguel, Zürich 
  • Date | Timeline 2020-2023

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