Aspet­tan­do l’ar­chi­tet­to can­to­na­le

Editoriale archi 2/2015

«Le città non hanno più un dentro e un fuori. Esse sono in un certo qual modo dappertutto. Tutto è città e tutto è non città.» (Tita Carloni, 2006)

Data di pubblicazione
02-06-2015
Revision
08-10-2015

Le scuole e le palestre pubblicate in questo numero hanno tutte in comune un forte carattere di edificio pubblico, declinato in modi diversi.

Nel centro Gioventù e Sport di Bellinzona, Conte Pianetti e Zanetta interpretano il suo posizionamento nella grande area verde compresa tra la città e il fiume con un volume che mette in relazione le aree golenali con quelle rivolte alla città e adottano un rivestimento nuovo, translucido e brillante.

Con la palestra doppia di Riva San Vitale, Durisch+Nolli propongono una pianta dalla geometria rigorosa, che si confronta con autorevolezza con quella della vicina scuola media di Giancarlo Durisch, e offrono alla vista il lungo fronte dal ritmo serrato e giocoso.

Con la scuola dell’infanzia di Giubiasco, Briccola prova con successo a scomporre la volumetria per ridurla alla scala del contesto, mantenendo tuttavia la dimensione e l’unità appropriata al funzionamento ottimale dell’attività e alla sua presenza nel paesaggio disordinato.

A Lugano Cassarate, Bruno Fioretti e Marquez propongono una scuola dell’infanzia concepita come un aggregato di case di legno, alla scala dei piccoli utenti, sfidando, con uno schema distributivo orizzontale, la forte densità urbana del contesto.

A Tegna, Baserga e Mozzetti dimostrano come sia possibile usare il piccolo volume di una scuola elementare di tre aule per realizzare un edificio pubblico relazionato con la strada e il centro del villaggio, e distinguendolo dalle abitazioni private con materiali e proporzioni appropriate.

Abbiamo, infine, offerto ai lettori le immagini della scuola costruita in Kenya da Barchi e Galfetti per mostrare come l’interpretazione felice del programma e del luogo, così lontani e diversi dal Ticino, abbia sortito un’architettura straordinariamente chiara e forte. La nostra selezione delle scuole e delle palestre ticinesi sono un campione del vasto laboratorio di ricerca in atto, una ricerca impegnata e difficile. Quando le opere pubbliche progettate riescono a raggiungere un livello eccellente di qualità, diventano rari punti di riferimento in un territorio quasi sempre oggetto di un’edificazione disordinata, priva di un progetto generale di sviluppo. La qualità di queste opere, tuttavia, non riesce a riscattare da sola questo paesaggio.

Per inaugurare un vero processo di riordino del territorio e di riforma della cultura del costruire, che modifichi la rovinosa tendenza alla diffusione degli insediamenti, è necessaria una politica nuova, fatta di interventi diversi, in tutti i settori della conoscenza e delle attività insediative. La figura dell’architetto cantonale, la cui istituzione è stata recentemente decisa dal Gran Consiglio, è in questo senso un passaggio decisivo, perché il coordinamento tra pianificazione e interventi in opere pubbliche e in trasporti, a tutti i livelli e secondo un’unica visione, è una condizione indispensabile perché il potere pubblico diventi protagonista, assuma l’iniziativa, promuova le trasformazioni positive, e non si limiti a rincorrere e correggere a posteriori quanto proposto dal mercato.

La Conferenza delle Associazioni Tecniche del Cantone (CAT), che comprende tra le altre la SIA, l’OTIA e la FAS, da tempo propone l’istituzione dell’architetto cantonale. Nel rapporto finale del suo gruppo di lavoro, si legge che l’architetto cantonale deve essere un consulente a disposizione del Consiglio di Stato, le cui attività concernono:
- la consulenza alla pianificazione del territorio
- la consulenza nel chiarire e approfondire i contenuti funzionali, i modi e le scadenze – nonché l’accompagnamento nella progettazione e realizzazione degli edifici pubblici e delle infrastrutture
- la consulenza all’elaborazione e all’applicazione delle norme relative alla pianificazione e alla costruzione
- la consulenza nel promuovere la qualità dei progetti edili e relativi alle infrastrutture promossi dall’ente pubblico e dai privati, nonché nell’elaborare i concorsi di progettazione
- la consulenza a favore della qualità e della sostenibilità territoriale e ambientale
- la consulenza nell’affrontare progetti legati alla mobilità nelle sue diverse forme.

Un’attività di questo rilievo, per esempio, è svolta dall’architetto cantonale di Ginevra Francesco Della Casa, che coordina il progetto ambizioso dello sviluppo insediativo di quella città e del suo territorio (La politica residenziale di Ginevra per i prossimi vent’anni), perseguendo l’obiettivo della densità e dell’urbanità, come concetti chiave che possono garantire il maggior livello di benessere e di intensità della vita sociale dei suoi abitanti. La legge ginevrina 157 del 10.11.1995 (LFAC), che istituisce l’architetto cantonale, è costituita da soli cinque articoli, ognuno di poche righe. Il primo recita: «Afin de promouvoir une architecture e une urbanisme de qualité, le Conseil d’Etat nomme un architecte cantonal, apres consultation des associations concernées». L’obiettivo è chiaro e semplice, ed è perseguito in collaborazione con le associazioni tecniche. Nel seguito, la legge definisce il ruolo dell’architetto cantonale come essentiellement culturel, che, quindi, non va a sostituire prestazioni già svolte da altri soggetti dell’apparato cantonale, e precisa che la nuova figura deve essere scelta tra persone di perfetta integrità e di alta competenza.

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