Ca­sa An­zia­ni dei Co­mu­ni di Le­ven­ti­na

Un progetto che evoca l'esterno nell'interno, con rocce che si fanno parete e patii che richiamano piazzette di paese.

Data di pubblicazione
04-08-2019

Luogo

La costruzione è situata al bordo del nucleo storico, lungo la strada comunale che si stringe in ricordo del suo passato e si addentra nel villaggio verso il suo bel museo. A monte la Casa comunale, la Scuola e la Scuola dell’infanzia. A valle scorre il fiume Ticino, oltre il quale vigilano il romanico della magnifica chiesa di San Nicolao e, sullo sfondo di ripide pendici, il dormiente Pizzo Forno.

Un luogo di carattere materico fatto di pietra nelle sue varie forme e superfici. Rugosa sulla parete rocciosa, levigata dal fiume, frastagliata dalla luce radente sui muri a secco. La pietra domina il paesaggio e rimanda alla sua gente che l’ha lavorata e abitata.

La gente passa e s’incontra, i bimbi giocano e osservano, in questo luogo appena fuori ma dentro la vita del villaggio. Il grande giardino e lo sfondo boschivo ammorbidiscono e accomunano. Qui trovano posto le istituzioni e la nuova Casa anziani, nel verde, affacciati su tutto l’intorno.

Podcast – Ascolta Nicola Baserga che parla del progetto ai microfoni di «Diderot» di Rete Due

Idea

Il luogo induce all’idea di un preciso volume, fiero ma rispettoso del suo intorno, che lascia scorrere ai lati lo spazio e la vista, verso l’altro fronte fatto di pietra, di boschi, di chiese. Nasce così un grande edificio quadrato che s’innalza evidenziando le sue parti.

Uno zoccolo forma il piano pubblico, in continuità con la strada, diventa passeggiata tutt’attorno ma difende dall’impeto di fiume e frane. Gli spazi del piano terra si aprono attraverso le vetrate e, sopra di esse, la magia della materia sospende il volume delle camere. All’ultimo piano, l’attico si affaccia di nuovo ma con discrezione al paesaggio.

L’edificio è fatto con il discendente della pietra, frantumata, polverizzata e ricompattata con l’acqua in casseri di legno che lasciano la loro traccia in dialogo con il larice delle finestre. Le diverse parti si staccano e al contempo si legano tra esse.

Al suo interno ci si ricorda dei vicoli del proprio paese, nei quali si va e s’incontra. I grandi soggiorni si aprono all’esterno, si esce in terrazza. Salendo si guarda attraverso le finestre interne di patii che ricordano corti o piazzette. Improvvisamente una piccola cascata scende dal tetto e l’acqua si riflette sulle pareti.

Paesaggio

Attorno alla nuova casa si sovrappongono muri e tetti di chiese e dimore al paesaggio fatto di luci e di ombre, tra boschi che cambiano, rupi che s’illuminano o si scuriscono. Più vicino scorre il fiume, oscillano betulle, s’infoltisce la vigna. Di nuovo muri e tetti, movimento in strada di auto, passanti e bimbi.

La nuova casa s’immerge nel suo paesaggio e lo fa cogliere attraverso la sua grande terrazza protetta che gira tutt’attorno. All’interno la pietra, il legno, l’acqua ricordano l’esterno. La rugosità della pietra è sulle pareti, mentre porte, finestre e mobili rimandano ai larici del bosco appeso sulla montagna.

Il paesaggio s’addensa di memorie, i bimbi che giocano rimandano al proprio passato, i boschi e le montagne al proprio vissuto, i vigneti al proprio operato, le case ai conoscenti o ai forestieri, le chiese al proprio credere e alla loro magnificenza, le strade che son cambiate al tempo.

Il paesaggio è fatto di tempi, di mutazioni, di persistenze. La nuova casa vuole saldarsi al suo paesaggio, farne parte e percorrerlo nel tempo.

Domesticità

Entrati in camera, alla finestra un grande quadro mostra il proprio paesaggio, per ognuno diverso. Da un piccolo balcone ci si affaccia per sentire il fuori con i suoi rumori, i suoi profumi. Sotto la finestra una cassapanca, un cuscino per sedersi o far sedere, per riporre le proprie cose. Il bianco ricorda la casa, il legno il calore. Dal bagno la luce e ancora uno sguardo verso le montagne.

Identità

Pensando a questa nuova casa per gli anziani della valle, abbiamo cercato di capire il luogo dove sorge. Giornico, come tutta la Leventina, possiede la forza della roccia e la fragilità dei larici cresciuti su essa. La nuova casa vuole ricordarlo.

 

Luogo Giornico Committenza: Fondazione Elena Celio, Giornico

Architettura Baserga Mozzetti Architetti, Muralto

Collaboratori I. Rosian, M. Quadranti

Direzione lavori Studio d’arch. Gabriele e Fabio Milesi SA, Agno

Architettura del paesaggio Giorgio Aeberli, Gordola

Impresa Mafledil SA, Osogna

Ingegneria civile Ingegneri Pedrazzini Guidotti Sagl, Lugano; Lucchini-Mariotta e Associati SA, Faido

Progetto impianti RVCS Rigozzi Engineering SA, Giubiasco

Progetto impianti elettrici Tecnoprogetti SA, Camorino

Fisica della costruzione e acustica IFEC Ingegneria SA, Rivera

Illuminotecnica Luana Lampis Lighting Design, Lugano

Geologia Muttoni & Beffa SA, Faido

Arredo Sara SA, Tenero; Castellani & Cavalli, Locarno

Fotografia Marcelo Villada Ortiz, Bellinzona

Date concorso 2010, progetto 2011-2015, realizzazione 2015-2018

Certificazione o Standard energetico Minergie TI-379

Intervento e tipo edificio Costruzione nuova

Categoria edificio (Ae) 5196 m2, di cui Abitazioni plurifamiliari 4’093.1 m2, Ristoranti 456.8 m2, Impianti sportivi 100.4 m2, Magazzini 545.4m2

Fattore di forma (Ath/Ae) 0.9, di cui Abitazioni plurifamiliari 0.82, Ristoranti 1.37, Impianti sportivi: 1.41, Magazzini 1.03

Riscaldamento 100% Caldaia a cippato, rendimento 75%

Acqua calda 20% Caldaia a cippato, rendimento 75%; 70% Impianto solare termico, rendimento 745.8 kWh/m2; 10% Caldaia a olio, rendimento 88%

Requisito primario involucro dell’edificio (Qh) 16.5 kWh/m2a (limite 20.9 kWh/m2a)

Indice Energetico Complessivo (da certificazione) 33.3 kWh/m2a (limite 36.5 kWh/m2a)

Questo articolo è apparso in Archi 4/2019, che può essere acquistato qui, mentre qui è pubblicato l'editoriale di Mercedes Daguerre con i link a tutti gli articoli del numero dedicati all'abitare nella terza e quarta età.

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