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Allo Schweizerisches Architekturmuseum arriva la mostra «Swim City»

In occasione dell’inaugurazione della mostra «Swim City» allo Schweizerisches Architekturmuseum (S AM) lo scorso 25 maggio, TRACÉS ha incontrato i tre curatori Barbara Buser, Andreas Ruby e Yuma Shinohara sul traghetto che fa la spola tra le rive del Reno, per una discussione sulla dimensione pubblica, libera e democratica del nuoto in città.

Data di pubblicazione
13-06-2019

TRACÉS – In questo momento ci troviamo sul Reno, iniziamo parlando di balneazione a Basilea. Barbara Buser, sei nata qui, quali sono state le tue prime esperienze?
Barbara Buser (architetto, cofondatrice dello studio in situ e del think tank denkstatt, nonché capitano dei ferry a Basilea) – Negli anni Sessanta, la maggior parte delle persone andava in canoa o a prendere il sole, ma nessuno faceva il bagno nel Reno, l’acqua era troppo sporca. Con la costruzione dei primi impianti di trattamento delle acque negli anni Ottanta, la gente ha ricominciato a nuotare nel fiume. L’inquinamento delle acque del Reno nel 1986, dovuto al disastro ecologico di Schweizerhalle,1 ha suscitato negli abitanti la volontà di riappropriarsi del fiume incrementando nel tempo il numero di bagnanti.

Chi ha dato inizio a questo movimento: attivisti, militanti?
Yuma Shinohara (curatore ed editore di mostre) – Diversi sono stati i fattori che si sono sommati: il primo è stato il Rheinschwimmen2 organizzato dalla Società Svizzera di Salvataggio (SSS), che si prefiggeva di mostrare alla gente la possibilità di nuotare nel Reno. Nel 1985 i partecipanti erano alcune decine, ora sono migliaia i bagnanti che prendono parte a questo evento che è diventato un fenomeno di massa. Parallelamente, sono stati sistemati gli argini, migliorando l’accesso all’acqua e creando uno spazio pubblico. Il 1985 è stato anche l’anno dell’invenzione dell’economica borsa da nuoto impermeabile, prima veniva utilizzata un’attrezzatura professionale solo da poche persone.

Come ci possiamo spiegare che in Svizzera si nuota nei fiumi mentre non lo si fa né in Germania né in Francia?
Andreas Ruby (direttore del S AM e co-fondatore di Ruby Press) – Questa è la domanda chiave! Qual è la bacchetta magica degli svizzeri? Sono nato a Dresda, dove nessuno nuota nell’Elba, poi ho studiato a Colonia, dove è vietato nuotare nel Reno a causa delle correnti. Per me era normale non nuotare nei fiumi, una verità triste e definitiva. Immaginate la mia sorpresa e il mio stupore quando sono arrivato a Basilea. Qui fare il bagno nel fiume non è nulla di eccezionale, è un lusso quotidiano, è un’ovvietà. Una buona ragione per questa pratica risiede nella qualità dell’acqua, che è migliore che altrove. Non conosco nessun altro paese dove si può bere l’acqua del fiume come in questa città.

A Basilea puoi nuotare ovunque e in qualsiasi momento?
Buser – Sì, tranne che nel porto; non vi sono divieti, ma solo raccomandazioni.
Shinohara – I basilesi, e gli svizzeri in generale, hanno scelto di informare, non di vietare, questa è la grande differenza. A partire dagli anni Ottanta, la SSS ha negoziato e definito le zone di balneazione sicure, il cui piano, fino a poco tempo fa, si pubblicava annualmente sui giornali.
Ruby – Questa è la differenza di approccio con gli altri paesi. Qui non è proibito, ma nemmeno permesso. Se qualcuno tentasse di vietare la balneazione, verrebbe indetto un referendum con il 99% di oppositori! È la democratizzazione del rischio: lo Stato o la comunità ritengono che tutti i cittadini sono in grado di valutare i propri rischi. Nuotare nel fiume è quindi una decisione personale ed è un grande momento di libertà. Per chi, come me, è originario di un altro paese, è sorprendente scoprire che la Svizzera ha un approccio molto liberale al nuoto, anche se riflette l’immagine di un paese in cui tutto è regolamentato e normato.

In Svizzera esiste un legame peculiare tra le persone e il loro territorio?
Ruby – Ho l’impressione che in Svizzera vi sia la convinzione che ogni spazio naturale debba essere accessibile a tutti. Gli svizzeri esigono questo diritto.
Buser – Siamo i proprietari del fiume, ognuno ne è consapevole. Appartiene a tutti, è un bene pubblico. Le rive dei laghi sono state privatizzate, ma oggi si cerca di recuperarle, perché anch’esse sono un bene comune.

L’esposizione mette in mostra la possibilità di nuotare in quattro città: Ginevra, Berna, Basilea e Zurigo. Durante la ricerca, quali differenze avete osservato?
Ruby – Prima di tutto, va notato che la mostra non ha preso in considerazione i laghi. Ciò che ci interessava era l’acqua in movimento, perché introduce una certa sfida, un pericolo, ed esplora la possibilità di utilizzare il fiume come mezzo di trasporto pubblico.
Shinohara – A Zurigo, gli stabilimenti balneari sulla Limmat sono stati preservati, mentre a Basilea sono quasi scomparsi e non c’è praticamente nessuna architettura che fa da cornice alla pratica del nuoto. I bagni funzionano come centri nevralgici dello spazio del fiume: offrono ristorazione, luoghi per eventi, ognuno con la propria atmosfera.
Buser – A Berna, l’Aare non è proprio in città, ma nella valle sottostante. È un luogo dove si va per nuotare davvero, per fare il bagno nel bosco.
Shinohara – A Ginevra, nuotare nel Rodano è diventata una moda da una decina d’anni. I pochi pontili non sono in grado di gestire l’affollamento estivo. Città e Cantone hanno altre priorità che non la gestione delle attività sul fiume. Le associazioni come ARVe3 hanno approfittato della situazione, gestendo il punto di ristoro della Pointe de la Jonction.

Si può affermare che a Basilea o a Berna c’è un consenso sull’utilizzo del fiume, la balneazione è una prassi consolidata, mentre a Ginevra i negoziati sono ancora in corso. Il Rodano è una zona contesa e fare il bagno non è ancora una tradizione. Quali sono i propositi di questa mostra, che si vorrebbe presentare in Europa? Un appello per delle città balneabili?
Shinohara – Ci siamo prefissi di collocare la scena svizzera all’interno del dibattito internazionale. Poiché il tema dell’utilizzo delle aree fluviali, soprattutto in un contesto post-industriale, interessa molte città. Abbiamo sempre visto il fiume come spazio industriale e funzionale, ma quando queste funzioni vengono meno, che altre possibilità si aprono? Riteniamo che ciò che si sta facendo in Svizzera può essere importante, che può essere preso come riferimento.
Ruby – Gli esempi svizzeri ci permettono di riprogrammare mentalmente i fiumi e il loro significato per l’ambiente e per le nostre città. Nell’esposizione ci sembrava interessante mostrare che le iniziative all’estero si ispirano alla cultura svizzera e la utilizzano come presupposto per rivendicare il diritto al nuoto, anche se le condizioni sono spesso molto meno favorevoli, in termini di qualità dell’acqua e di accessibilità del fiume.
Buser – Vogliamo stimolare il desiderio di nuotare. Il problema principale è la qualità dell’acqua, che deve essere migliorata. Abbiamo sempre fatto il bagno nei fiumi fin dal Medioevo, prima che venissero incanalati e trasformati in fognature. Abbiamo costruito le piscine, ma questo modello ora è superato. Dobbiamo riconquistare il diritto di nuotare in città, è più naturale e più bello.

Volete mostrare un rapporto etico con l’acqua? L’acqua come bene pubblico?
Buser – Sì, in base al principio delle comunità degli Allmenden, pascoli di montagna gestiti collettivamente dai membri di una comunità del villaggio.
Ruby – Gli Allmenden sono parte della tradizione svizzera, contribuiscono alla cultura dello spazio in Svizzera e meritano di essere preservati. L’acqua è una specie di Allmend liquido.
Buser – Ed è anche essenziale che il nuoto rimanga libero e aperto, che non ci siano orari, di apertura o di chiusura.

Difendete una forma molto semplice di nuoto, che non richiede alcuna infrastruttura speciale?
Ruby – Per rendere un fiume balneabile, l’attrezzatura è minima. La bellezza di questa esperienza è la nudità, il fatto di sbarazzarsi di tutto ciò che si indossa abitualmente, vestiti, cellulare... Con il Wickelfisch,4 ognuno porta con sé il proprio «armadietto mobile». La borsa diventa un’infrastruttura per il nuoto. Si potrebbe dire che questa cultura rende l’architettura effimera.
Shinohara – Ci sono anche le infrastrutture d’informazione, come le boe rosse di Basilea, che separano la zona balneabile dalla zona navigabile.
Ruby – Oppure sono a disposizione delle catene sospese, che facilitano l’uscita dall’acqua. Si tratta di un’infrastruttura quasi invisibile. Le docce non sono nemmeno necessarie perché l’acqua non è sporca. Il fiume è la doccia.

In qualche modo ci si può sbarazzare dei costumi da cittadino?
Ruby – Assolutamente, e si riporta la nudità in città perché una volta sceso il fiume, si ritorna a piedi... La nudità crea una certa omogeneizzazione della società: gli utenti del fiume sono persone di tutte le classi sociali, culture e lingue. È anche uno degli spazi pubblici in cui l’integrazione tra residenti svizzeri e stranieri funziona davvero. Il fiume è uno spazio che attira tutti. Si sente la diversità, la ricchezza della città, sociale e culturale. Il fiume è un luogo inclusivo e democratico per eccellenza. Esiste anche una solidarietà esistenziale, legata al rischio, che crea questa vicinanza tra le persone. A Basilea, il Reno è chiaramente lo spazio pubblico più importante della città, il suo più grande capitale comune.

 

Note

  1. Il 1° novembre 1986, un incendio distrusse un magazzino del gruppo chimico Sandoz in Schweizerhalle, bruciando tonnellate di prodotti chimici. Migliaia di litri di acqua utilizzati per l’estinzione dell’incendio furono riversati nel Reno, causando un grave disastro ecologico.
  2. Il Rheinschwimmen è un evento annuale organizzato dalla SSS: si tratta di una nuotata di 2 chilometri lungo il Reno attraverso la città, da Schaffhauserrheinweg a Johanniterbrücke.
  3. Association pour la Reconvention Vivante des espaces (ARVe)
  4. Borsa da nuoto impermeabile a forma di pesce.

Traduzione di Graziella Zannone Milan

 

Swim City

Schweizerisches Architekturmuseum S AM

Dal 25.05.2019 al 29.09.2019. Maggiori informazioni qui.

Catalogo: Andreas Ruby, Yuma Shinohara, Swim City, SAM, Christoph Merian Verlag, Basilea 2019.

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