La ta­vo­la ro­ton­da USI / SUP­SI

Un resoconto sintetico

La tavola rotonda svoltasi il 18 agosto 2017 sulle prospettive di relazione tra la nuova sede di Mendrisio del DACD della SUPSI e l’Accademia di architettura non ha potuto essere pubblicata in versione integrale, a causa di ritardi nella correzione della trascrizione. Il presente resoconto sintetico illustra gli argomenti principali trattati, tenendo così fede all’impegno assunto con i lettori.

Data di pubblicazione
18-12-2017
Revision
18-12-2017

Alla tavola rotonda hanno partecipato il rettore dell’USI Boas Erez, il direttore della SUPSI Franco Gervasoni, il direttore uscente dell’Accademia Marc Collomb, il nuovo direttore Riccardo Blumer, l’assistente della direzione Marco Della Torre e, per Archi, Piero Conconi, Stefano Milan e Alberto Caruso.

Boas Erez ha innanzitutto riferito che le due scuole già da tempo dialogano e collaborano sulle risorse documentarie, sulla mutualizzazione dei mezzi, soprattutto per quanto riguarda la logistica, e ha auspicato collaborazioni nel campo delle tecnologie digitali di ausilio alla progettazione.

Franco Gervasoni ha espresso la forte volontà della SUPSI di valorizzare sinergie con l’USI, e ha citato gli aspetti della disciplina cui il DACD si dedica, come le tecnologie dei materiali, l’energia, le scienze ambientali, le scienze della terra, il design o le tecniche di restauro, che possono più facilmente essere oggetto di sinergie. Ha poi illustrato l’evoluzione della scuola che, mediante il diploma di bachelor in architettura, ha costruito un preciso profilo disciplinare, che ha avuto successo nel mondo professionale. La SUPSI ha favorito l’opzione della «passerella» con l’Accademia, che molti studenti hanno scelto con soddisfazione.

Anche Collomb ha sostenuto la necessità di differenziare i percorsi e le figure, ricordando che la scuola di Ginevra è stata chiusa perché offriva una formazione analoga a quella di Losanna. Ha anche ricordato che a Zurigo e a Losanna non ci sono scuole universitarie professionali di architettura e che in entrambi i Politecnici la formazione degli architetti ha alle spalle una prestigiosa scuola di ingegneria. Questa è, per Collomb, la chiave principale della collaborazione, perché i programmi dell’Accademia non prevedono materie tecniche e scientifiche. Per esempio, l’Accademia non ha i mezzi e le risorse conoscitive per indagare le proprietà dei materiali. L’architetto ticinese è un architetto-artigiano, che unisce al talento creativo la conoscenza tecnica, il «saper fare» dal progetto al cantiere. All’Accademia si coglie il desiderio insoddisfatto degli studenti di entrare in contatto con i manufatti edilizi. La collaborazione con la SUPSI può colmare queste attese.

Della Torre ha ricordato che esiste l’ARAT (Architekturrat der Schweiz o Consiglio svizzero dell’architettura), l’organo che coordina le istanze delle scuole di livello universitario, sia dei Politecnici e dell’Accademia che delle Scuole professionali e che in quest’ambito è guardato con attenzione il «modello ticinese», che consente dopo un triennio alla SUPSI di accedere al corso di Master in Accademia grazie alla «passerella».

Collomb ha introdotto un tema nuovo, quello della possibilità di inventare una «passerella» al contrario. Se per gli studenti SUPSI la passerella in Accademia rappresenta, per chi ne ha le capacità, una sorta di promozione culturale, si può studiare anche la possibilità inversa, cioè di portare alcuni studenti dell’Accademia appassionati delle tematiche più tecniche e tecnologiche a perfezionarsi in queste utilizzando le conoscenze e le risorse della SUPSI.

Gervasoni ha riassunto le peculiarità del profilo dell’architetto SUPSI, ricordando che il contenuto tecnico e scientifico è molto presente nel piano di studi ed è anche uno degli ostacoli più grandi, che provoca un importante drop out degli studenti nel primo anno. Erez ha insistito sull’esempio della scienza dei materiali come un tema importante di confronto e di collaborazione sul quale già un gruppo di coordinamento sta lavorando. Della Torre ha citato anche la questione della gestione condivisa di macchine a controllo numerico, spesso molto costose e velocemente obsolete, per la quale è urgente unire gli sforzi. Gervasoni ha aggiunto il tema delle infrastrutture come la biblioteca, la mensa o il citato laboratorio materiali e ha insistito sulla competenza nazionale sul tema della conservazione e del restauro, con una formazione Bachelor e Master, e sul tema dell’integrazione del fotovoltaico nell’involucro, entrambe tematiche sulle quali la SUPSI ha una competenza specifica.

Riccardo Blumer ha ripreso il tema, dal punto di vista del valore delle tecniche. Ha sostenuto che un architetto ha bisogno di tecniche per immaginare, e che per questo motivo la sinergia con SUPSI potrà fornire strumenti nuovi di immaginazione. L’architetto deve imparare che cosa le macchine possono offrire culturalmente alla produzione creativa, per questo motivo è necessario conoscerle e usarle. «Per questo, – ha dichiarato, –lavoro per una scuola piu dedicata all’aspetto tecnico».

A questo punto abbiamo introdotto il tema del bacino studentesco servito dalle scuole e del rapporto con il territorio.

Gervasoni ha fornito i dati delle iscrizioni (50 iscritti ad architettura, 40 a ingegneria civile, 35 a comunicazione visiva, 30 ad architettura d’interni e 15 a conservazione e restauro), che sono coerenti con il profilo delle formazioni e con le prospettive occupazionali.

Per l’Accademia, Collomb ha detto di avere registrato un forte ritorno al Master degli studenti svizzeri e un’interessante tendenza degli studenti delle scuole universitarie professionali d’oltralpe che vengono a Mendrisio per il master, perché oltralpe la «passerella» è più difficoltosa da praticare. Erez ha osservato che in Ticino non esiste una grande fiducia nell’USI, per cui alcuni si recano comunque a studiare oltralpe. Comunque l’ordinamento di Bologna (con la divisione tra Bachelor e Master) ha reso meno drammatica la scelta, consentendo di studiare in parte in Ticino e in parte fuori cantone. L’USI è l’università in Svizzera con più studenti internazionali, tutti i Master sono in inglese, con l’eccezione dell’Accademia. Non è necessario spostarsi dal Ticino, ha detto Erez, per fare un’esperienza culturalmente internazionale.

E il rapporto con il territorio, dal punto di vista della formazione continua? Erez ha annunciato che da alcuni anni è allo studio, insieme alla SUPSI, un progetto di formazione continua nel campo della pianificazione urbanistica. Franco Gervasoni ha raccontato della vasta esperienza di SUPSI nella formazione continua e ha affermato di ritenere il Nord Italia un bacino molto interessante. Ha parlato delle esperienze dedicate alla direzione lavori o alla formazione dei tecnici comunali, un corso il cui diploma è ormai un requisito preferenziale. La SUPSI ritiene la formazione continua un’attività fondamentale di relazione con il territorio, in vent’anni ha registrato quasi 100’000 partecipanti con oltre 6’000 diplomi. Per il futuro, l’obiettivo potrebbe essere di realizzare finalmente, insieme e in accordo con le associazioni professionali, un sistema strutturato di formazione parallela nel settore della costruzione.

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