Integrare il fotovoltaico nella costruzione
Laure-Emmanuelle Perret-Aebi,1 esperta di energia solare nell’architettura, spiega come si posiziona la Svizzera rispetto ad altri paesi nello sfruttamento del solare e dove risiedono le maggiori sfide dell’industria fotovoltaica.
SIA – Signora Perret-Aebi, lei fa parte, anche in seno alla Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA), di vari gruppi di lavoro che riflettono su come integrare al meglio il fotovoltaico nell’architettura. Potrebbe dirci perché ha deciso di impegnarsi in questo ambito?
Laure-Emmanuelle Perret-Aebi – Sono già diversi anni che mi occupo del tema, prima al Politecnico federale di Losanna (EPFL) e in seguito presso il Centro svizzero per l’elettronica e la microtecnologia (CSEM). Qui ho diretto i lavori per lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono oggi di fare di un pannello solare un materiale da costruzione a tutti gli effetti. Adesso sto portando avanti questa attività con il coordinamento del progetto europeo Be-Smart2 per conto dell'EPFL e attraverso il mio studio di consulenza. Non ci sono mezzi termini: se, nel nostro paese, vogliamo riuscire a gestire con successo la svolta energetica, dobbiamo incrementare l’utilizzo delle energie rinnovabili, e quella solare è una di queste. Abbiamo tetti e facciate a sufficienza per poter coprire l’intero fabbisogno energetico. Oggi la tecnologia per farlo è pronta, ed è efficiente, a costi competitivi.
Per quale motivo allora questa tecnologia non è ancora impiegata in modo capillare?
Perché non si tratta soltanto di tecnologia. La svolta energetica e la transizione verde vanno considerate tenendo conto di vari aspetti, tra cui certamente quello tecnologico, ma non solo. Bisogna considerare anche, anzi soprattutto, il piano sociale ed economico. Le commissioni di cui faccio parte sono interdisciplinari. Gli ingegneri, gli architetti, gli urbanisti, ma anche i designer, i sociologi e i politici siedono tutti allo stesso tavolo, discutono e collaborano, e non solo per trovare soluzioni tecniche, bensì anche per sviluppare strategie che rendano possibile questo cambiamento e per incoraggiare una presa di coscienza globale. Sono fermamente convinta che la transizione verde potrà avvenire solo con un approccio interdisciplinare, perché solo così potremo tenere conto delle priorità di tutti gli attori coinvolti. Oggi, mi impegno su due fronti: da un lato, per comprendere sempre meglio come funziona la nostra società, e tutti i suoi vari annessi e connessi, e, dall’altro, per intervenire concretamente nel processo di implementazione delle tecnologie solari. È un lavoro molto appassionante!
In questi ultimi anni, le norme SIA si sono adeguate al fotovoltaico?
La tecnologia dei moduli fotovoltaici integrabili nell’edificio si è sviluppata velocemente, più velocemente delle norme pensate per l’ambito del costruire. Questa discrepanza di certo non facilita il nostro compito. Va detto però che si stanno facendo davvero degli sforzi enormi a livello nazionale e internazionale per far sì che le norme stiano al passo, in modo che possano rispondere all’urgenza di installare pannelli solari e nello stesso tempo garantire la sicurezza e la qualità delle nostre costruzioni.
Normazione e innovazione sono antagoniste oppure complementari?
Non vi è mai una reale innovazione, se al contempo si deve pensare alla normazione; direi che si tratta piuttosto di riflettere in termini di ottimizzazione. Un processo innovativo chiede, per sua stessa natura, di poter avvenire spontaneamente. Bisogna essere liberi di inventare cose nuove, immaginare, sognare e, giustamente, uscire dai sentieri battuti, staccarsi dall’approccio che spinge a dire «l’abbiamo sempre fatto così». Se un prodotto innovativo arriva sul mercato bisogna pensare al suo utilizzo. Deve soddisfare un certo numero di regole, di «norme», solo così si garantisce che il suo utilizzo non metta in pericolo la vita di nessuno. Le norme devono quindi essere innovative e velocemente adattabili, altrimenti rischiano di frenare quello che per la società potrebbe significare un passo avanti. Ne è un esempio l’utilizzo delle energie rinnovabili.
Rispetto ad altri Paesi, come la Cina o gli Stati Uniti, a che punto è la Svizzera nell’utilizzo dell’energia solare?
Il più grande mercato di impianti fotovoltaici standard si trova in Asia, e soprattutto in Cina. Anche se ci sono ancora alcune imprese attive nel settore, l’Europa si è ormai lasciata sfuggire una preziosa opportunità. La Cina invece ha investito fortemente in questo mercato, mettendo drasticamente fuori competizione tutti gli attori del vecchio continente. Lo sviluppo del mercato cinese ha però portato nel contempo a un impressionante abbassamento dei costi, tant’è che oggi il sole è la più conveniente forma di energia rinnovabile.
La situazione è un po’ diversa invece per quanto concerne il mercato legato agli elementi fotovoltaici per gli edifici. Qui si tratta infatti di materiali da costruzione, colori e dimensioni, adattabili e producibili su misura, diversamente dai pannelli solari standard, concepiti per le grandi centrali solari. In Svizzera e in Europa, dove l’industria edilizia è molto conservativa e opera a livello locale, alcune imprese si sono specializzate proprio nella fabbricazione di pannelli integrati negli edifici, i cosiddetti pannelli BIPV. Si tratta per lo più di imprese strettamente legate alla costruzione in vetro o alla fabbricazione di facciate, dunque più vicine al settore edile e con un modello aziendale che si distingue nettamente da quello dei grandi produttori cinesi di moduli fotovoltaici. In Europa questo genere di aziende sta fiorendo. Ed è una buona cosa. Ciononostante, non bisogna dimenticare che in Cina tutto va avanti molto velocemente, e che il mercato BIPV, conosciuto solo a pochi cinque anni fa, ora sta prendendo sempre più piede. Dobbiamo quindi essere creativi e innovativi affinché l’industria europea possa affermarsi sul mercato.
Oggi in Svizzera quali sono gli ostacoli allo sfruttamento dell’energia solare? Come superarli?
Gli ostacoli per l’implementazione e l’utilizzo dell’energia solare non sono più di natura tecnologica. I moduli, efficienti ed economici, sono disponibili in un ampio ventaglio di grandezze e fogge diverse, insomma ce n’è davvero per tutti i gusti: colorati, leggeri, grandi, piccoli ecc. Sono anche perfettamente integrabili nelle opere artistiche. È importante che si sappia. Ecco perché è richiesto un grande lavoro di comunicazione su larga scala, e non soltanto da parte del mondo ingegneristico e scientifico. L’associazione Compáz, che ho fondato quattro anni fa con due amici, persegue esattamente tale scopo: parlare e fare conoscere queste tecnologie attraverso il lavoro artistico. In questo modo valorizziamo la tecnica facendo leva sul lato emozionale, così anche il vasto pubblico riesce a cogliere meglio l’immenso potenziale che offre.
Di che cos’altro bisogna tenere conto?
Oggi si percepiscono tensioni soprattutto in relazione a una questione, mi riferisco alla paura del cambiamento. Ci manca il coraggio di prendere delle decisioni drastiche ed efficaci per il bene del clima e ci manca anche la creatività necessaria per pensare come potrebbe essere il nostro domani se ci liberassimo dei nostri soliti schemi di pensiero, ormai obsoleti. Evidentemente, sono proprio questi schemi di pensiero che ci impediscono di costruire un mondo sostenibile e resiliente, e di viverci.
In questo contesto, la politica gioca un ruolo cruciale: le decisioni devono essere chiare, ambiziose e coraggiose. Le leggi e le ordinanze devono essere in linea con gli obiettivi che rendono possibile la svolta energetica. Devono incoraggiare la transizione, non frenarla. Ma per questo ci vuole tempo. Un tempo che però non abbiamo più. Il cambiamento deve avvenire ora, rapidamente. E qui il fattore costi non è più una scusa valida perché nel frattempo il fotovoltaico si è trasformato nella fonte energetica più economica disponibile sul mercato.
Note
- Laure-Emmanuelle Perret-Aebi, originaria di Neuchâtel, è un’esperta di energia solare nell’architettura e vanta una solida esperienza in ambito scientifico. La specialista, che ha cominciato a interessarsi alle tecnologie solari nel 2009, dopo il dottorato e le ricerche in chimica, microtecnica e fisica, è oggi titolare dello studio di consulenza LMNT Consultancy.
- Be-Smart è un progetto di ricerca, avviato dall’Unione europea, volto sostanzialmente a promuovere l’utilizzo del fotovoltaico integrato nell’edificio (BIPV) e a ridurre così i costi del 75% entro il 2030.