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Zona di sviluppo Neugasse a Zurigo, progettazione partecipativa

Nella progettazione per la zona di sviluppo Neugasse, le FFS si sono addentrate in un territorio finora inesplorato: per la prima volta la popolazione ha potuto formulare i requisiti per il quartiere fin dalle prime battute.

Data di pubblicazione
19-09-2018
Revision
19-09-2018

La storia delle Ferrovie Federali Svizzere inizia oltre 170 anni fa proprio a Zurigo. Fu qui che nel 1847 venne inaugurata la prima tratta ferroviaria su suolo svizzero. La linea collegava Zurigo a Baden (da dove provenivano i gustosi prodotti da forno a cui la tratta doveva il suo nomignolo «Spanisch-Brötli-Bahn», ovvero la «ferrovia dei panini spagnoli») ed era gestita dalla Schweizerische Nordbahn SNB, che nel 1902 confluì nella regia delle FFS. L’esercizio ferroviario aveva bisogno di spazi: per le manovre, la riparazione e la manutenzione del materiale rotabile e lo stoccaggio del carbone. L’acquisizione dei terreni era favorita – in caso di necessità anche contro la volontà dei proprietari – dalla legge sulle espropriazioni, appositamente emanata nel 1850.


Oggi lo sviluppo procede in direzione opposta: sono necessarie superfici minori e le funzioni vengono accorpate presso singole sedi. I cambiamenti riguardano anche il deposito G delle FFS nell’area Neugasse. Il fondo di 30 000 m² collocato fra binari, viadotto e il parco di Josefwiese ospita la rimessa per locomotive – opera degna di protezione – progettata da Mainard Lorenz (1925–1927), all’epoca responsabile dell’ufficio delle costruzioni delle FFS del circondario III. A ciò si aggiungono le officine del 1959 e del 1963, così come un edificio a torre dell’architetto delle FFS Max Vogt risalente al 1965. Qui vengono effettuati ancora oggi interventi di manutenzione su locomotive e singoli vagoni, ma sia il capannone che il fondo sono troppo piccoli, e non è quindi possibile un ampliamento. Entro il 2022 le officine saranno pertanto trasferite nel vicino impianto di servizio di Herdern. Nella zona dei binari sarà così realizzato un nuovo impianto, liberando l’area Neugasse per una nuova destinazione d’uso.

Si tratta solo di una delle tre zone urbane zurighesi che saranno riconvertite e in futuro saranno occupate da abitanti e ­impiegati, anziché da treni. Assieme alle aree Werkstadt e Hardfeld, entro il 2031 sarà quindi messa a disposizioneper la realizzazione di 2 alloggi e uffici una superficie complessiva di 140 000 m². Zurigo cresce lungo i binari.

In vista di tale cambiamento, nel 2016 le FFS hanno elaborato la strategia «Gleisraum West», nel quadro della quale sono stati definiti, in collaborazione con la ­città, gli obiettivi per le aree in procinto di liberarsi. Per quanto riguarda la Neu­gasse, i soggetti coinvolti si sono accordati per uno sviluppo su piccola scala, con un complesso residenziale misto: oltre a circa 250 posti di lavoro sono previsti alloggi per circa 900 persone, un terzo dei quali di utilità pubblica. L’obiettivo è un indice di sfruttamento superiore a 2.0.

Un processo dal basso

L’area Neugasse confina sul lato sud con i bi­nari delle FFS, mentre sugli altri è ­de­limitata da complessi residenziali. In considerazione dell’auspicata stretta interconnessione con i quartieri circostante, le FFS hanno deciso di avviare una procedura di progettazione partecipativa. I suoi tratti peculiari? Anziché discutere con la popolazione di progetti già in fase avanzata, si è seguito un iter opposto. Tramite workshop guidati, i cittadini hanno formulato le proprie esigenze e sviluppato scenari per definire il nuovo spazio: un’idea del team dei moderatori, che ha elaborato anche la metodologia di attuazione di questa complessa pro­cedura (cfr. questa intervista). L’obiettivo era quello di elaborare un piano di sviluppo urbanistico che fosse alla base della riclassificazione dell’area da zona industriale ad attrattiva zona ­residenziale.

Questo processo prevede tre gruppi di partecipanti. Il primo comprende la popolazione interessata, che ha sviluppato diverse visioni per l’area all’interno di eventi pubblici condotti da un moderatore. Due di questi workshop e un atelier di progettazione si sono svolti a marzo 2017 in una finestra temporale ristretta, a una distanza di dieci giorni l’uno dall’altro; agli eventi hanno partecipato dalle 80 alle 200 persone. I workshop avevano l’obiettivo di raccogliere e mettere a fuoco idee e requisiti.

Nell’atelier di progettazione sono state verificate e perfezionate le idee precedentemente elaborate sotto forma di documenti scritti e progetti. Nel lasso di tempo fra gli eventi, i progettisti incaricati – il secondo gruppo di soggetti partecipanti – hanno riassunto assieme ai moderatori i risultati ottenuti, sintetizzandoli affinché potessero essere affrontati nel workshop successivo. In un ulteriore workshop a maggio 2017 sono state commentate e valutate due varianti dei risultati ottenuti. In questa fase il processo è stato coadiuvato dal terzo gruppo, un comitato di 16 persone composto da rappresentanti dei dicasteri dei Comuni coinvolti, da rappresentanti selezionati delle associazioni professionali, così come da specialisti dell’architettura del paesaggio, dell’economia immobiliare o della sociologia. In alcuni casi questo comitato tecnico ha anche partecipato ai workshop come osservatore. Il piano di sviluppo urbanistico elaborato da progettisti e moderatori è stato presentato ai partecipanti ai fini di una ulteriore discussione alla fine di novembre in occasione di un nuovo workshop.

Oltre all’intensa e ampia partecipazione della popolazione, anche la composizione del gruppo di progettisti è stata allargata: per non restringere eccessivamente il focus, oltre a un rappresentante per ciascuno dei settori pianificazione territoriale, pianificazione ambientale e pianificazione del traffico erano rappresentati anche due specialisti per l’urbanistica e la pianificazione degli spazi aperti. Anziché confrontarsi l’una contro l’altra, le varie discipline sono chiamate a collaborare al progetto come un collettivo di autori.

Le persone interessate possono inoltre informarsi sugli sviluppi correnti della progettazione attraverso il sito web www.neugasse-zuerich.ch e hanno anche la possibilità di fornire un feedback sui risultati dei workshop.

Chi decide cosa è importante?

Con oltre duecento partecipanti, il problema principale consiste nel combinare le diverse idee in maniera che da molteplici visioni non si finisca per giungere a uno scialbo compromesso basato sul minimo comune denominatore. Nella progettazione dell’area Neugassse, il compito di traduzione e sistematizzazione è spettato al team di moderatori e al gruppo di progettisti, che a tal fine hanno definito i quattro ambiti tematici «Vita quotidiana e vicinato», «Abitare, lavorare e utilizzare insieme», «Spazio e atmosfera» e «Mobilità ed energia», suddividendo inoltre il fondo in sette zone, definite dal loro carattere architettonico e funzionale. L’attuale deposito diventerà così il centro della nuova area. Uffici e officine verranno in parte mantenuti e custodiranno la memoria del passato ferroviario del nuovo quartiere.

A livello della strada, nei nuovi edifici da sei a dieci piani, sono previsti servizi come scuole dell’infanzia, ma anche piccoli commerci, i cui requisiti saranno definiti da un workshop pubblico nell’autunno 2018. Sulla base di questo piano, il gruppo di progettisti elaborerà un masterplan che sarà consegnato alla Città di Zurigo alla fine del 2018 e costituirà la base per gli ­ulteriori passi sotto il profilo del diritto edilizio.

Avanti così?

Una tale procedura è immensamente dispendiosa: comporta un notevole impegno da parte dei soggetti coinvolti e dei responsabili, ma anche una certa apertura delle FFS in quanto committente. Per contro, in questo caso la convinzione che i progetti sviluppati in maniera partecipativa godano di un maggiore sostegno da parte della popolazione trova conferma solo in parte. Alcuni partecipanti hanno colto l’occasione dei workshop per criticare a posteriori la quota prevista di abitazioni di pubblica utilità (pari a un terzo) richiedendo che la stessa fosse portata al 100%. Per dare il via a un processo caratterizzato da una tale apertura sono necessarie condizioni quadro affidabili. Per le FFS in quanto investitore è importante assicurarne l’economicità: in caso contrario l’investimento risulterebbe semplicemente non sostenibile.


Solo il futuro potrà dirci se il risultato finale sarà migliore rispetto a quello di una procedura convenzionale. L’inizio dei lavori di costruzione è previsto per il 2022. Per le FFS questo approccio è stato pagante: secondo Jürg Stöckli, capo divisione Immobili delle FFS, le FFS avrebbero in programma di «sviluppare attraverso questo metodo tutte le 150 aree in procinto di liberarsi in Svizzera».1

  1. Dorothee Vögeli, Mit 200 Leuten ein Konzept für Zehntausende Quadratmeter Stadtgebiet erarbeiten? Die SBB findet: Das geht., 4.12.2017: consultato il 28 marzo 2018.

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