En­ci­clo­pe­dia cri­ti­ca per il re­stau­ro e il riu­so dell’ar­chi­tet­tu­ra del XX se­co­lo

Progetti di ieri e di oggi per costruire l'università di domani 

Il tema della conservazione delle policromie nell’architettura del XX secolo è stato invece affrontato organizzando due giornate di studio, seguite dalla pubblicazione di un testo che contiene saggi più ampi rispetto alle presentazioni svolte durante il convegno.1 Il seminario ha offerto l’occasione di radunare un grande numero di professionisti provenienti da discipline tra loro diverse e complementari: architetti, chimici, conservatori-restauratori, persone attive nell’industria, tecnici dei materiali, responsabili di enti di tutela provenienti da diversi paesi d’Europa.

Data di pubblicazione
09-10-2017
Revision
09-10-2017
Giacinta Jean
Dr. Arch. Responsabile del corso di laurea in conservazione e restauro, SUPSI

Finanziato dalla Conferenza universitaria svizzera (CUS) dal 2009 al 2013, questo progetto di ricerca ha avuto come obiettivo quello di raccogliere e di presentare in modo sistematico temi legati alla salvaguardia di edifici del XX secolo, in modo da porsi come guida critica ai problemi sia metodologici che pratici di tutela, diffondere nuove conoscenze in campi ancora poco noti e presentare casi di studio e monografie.

Il progetto era volto a fornire ad architetti, ingegneri, professionisti attivi nei settori pubblici e privati, ma anche a docenti e studenti, le competenze necessarie per affrontare le fasi di conoscenza e di valorizzazione del patrimonio del recente passato. Con questo obiettivo, il progetto intendeva promuovere presso i progettisti una maggiore consapevolezza e attenzione per le istanze del riuso, del restauro e della sostenibilità.

Il progetto ha coinvolto l’Università della Svizzera italiana, l’Accademia di architettura di Mendrisio (USI-AAM), il Politecnico Federale di Losanna e il Politecnico Federale di Zurigo. L’Istituto materiali e costruzioni (IMC) della SUPSI è stato chiamato a collaborare come partner di progetto.

Ogni gruppo di lavoro ha affrontato aspetti diversi della ricerca: l’illustrazione dei concetti pratici e teorici del riuso e del restauro e di interventi particolarmente rilevanti attraverso l’analisi di casi studio significativi; il coordinamento degli studi sulla storia materiale del costruito; la tutela degli spazi urbani. All’interno del gruppo di lavoro SUPSI – da anni attivo nella diagnostica sui beni culturali e nella valutazione dei materiali e delle tecniche di intervento – sono stati sviluppati in particolare gli aspetti legati all’approccio metodologico e tecnico degli interventi e alla gestione del cantiere.

Il lavoro svolto dall’IMC ha inquadrato il processo di progettazione e di esecuzione di un intervento di conservazione, restauro o riuso del patrimonio edilizio esistente. Sono state prese in esame le fasi di analisi e di sviluppo del progetto che toccano diversi aspetti: la definizione del contesto e degli obiettivi dell’intervento; le figure coinvolte (committenza, enti terzi, gruppo di lavoro); l’analisi dell’edificio e del contesto ambientale; la documentazione; la valutazione delle destinazioni d’uso, dello stato di conservazione e del valore culturale; la definizione di obiettivi e strategie progettuali; la loro progettazione; la realizzazione e la gestione del cantiere, per terminare con la messa a punto di un piano di gestione e di manutenzione che permetta ai lavori eseguiti di durare nel tempo, secondo una visione a lungo termine.

Una seconda sezione del progetto è stata rivolta allo studio dei fenomeni di degrado e alle tecniche di intervento per la conservazione e il restauro del patrimonio del XX secolo affrontando i temi degli edifici in calcestruzzo faccia a vista e delle policromie.

È stato allestito un atlante utile alla comprensione delle forme e dei meccanismi di degrado del calcestruzzo, così come una raccolta critica di casi studio particolarmente significativi dal punto di vista delle strategie progettuali e delle tecniche di intervento adottate.

L’atlante sui fenomeni di degrado, preceduto da testi di carattere generale sulle caratteristiche del materiale e sui problemi di conservazione ad esso legati, ha mostrato come la natura dell’edificio (costruzione, uso, esposizione ambientale) e lo sviluppo dei fenomeni di degrado siano aspetti tra loro strettamente legati e come spesso la manifestazione di fenomeni in apparenza simili siano dovuti a cause tra loro diverse. Il testo mira a guidare il progettista attraverso fasi di osservazione e di comprensione che, a partire dai fenomeni registrati, rendano possibile risalire alle cause che li hanno provocati, conoscere gli strumenti e le tecniche che permettono di misurare la gravità dei fenomeni e riflettere sulle diverse opzioni di intervento – manutenzione, riparazione, protezione, sostituzione – che spesso si presentano come alternative che è necessario saper valutare.

Gli esempi raccolti di conservazione, restauro, ripristino su edifici in calcestruzzo faccia a vista, già realizzati o ancora in corso, rappresentano dal canto loro utili documenti per tutti quelli che, come proprietari o gestori di beni dell’architettura del XX secolo, devono confrontarsi con la messa a punto di criteri di intervento e scelte operative. Questa raccolta rappresenta una guida importante per chi vuole capire, oltre alle nozioni teoriche sul degrado del calcestruzzo faccia a vista, come siano stati concretamente affrontati in diverse realtà le fasi del progetto, come la raccolta dei dati, la loro valutazione, le considerazioni sul contesto ambientale e sull’uso dell’edificio, le disponibilità economiche e le conoscenze tecniche che hanno portato a sviluppare soluzioni diverse in funzione delle variabili di ciascun caso specifico. Nonostante ogni edificio sia comunque e necessariamente un caso a sé, l’esame delle varie situazioni aiuta a costruire un panorama sullo stato dell’arte a cui è indispensabile fare riferimento nell’elaborare e proporre nuove soluzioni di intervento.

Anche i termini con cui vengono identificati i diversi progetti – dalla riparazione puntuale al totale rifacimento, dalla conservazione al restauro, passando per la grande categoria delle manutenzioni, ordinarie e straordinarie – rispecchiano la varietà degli approcci, che però sono sempre e comunque tesi alla conservazione del carattere dell’edificio e dei suoi valori architettonici, lontani da un dozzinale ripristino che, con rasature e protettivi ad alto spessore, annulla la qualità estetica della materia costruita.

Durante le presentazioni e i dibattiti che le hanno seguite è stato evidente come sia importante seguire un approccio metodologico e interdisciplinare nello sviluppo di un progetto di studio e di salvaguardia delle policromie negli edifici del XX secolo che, a partire dal riconoscimento del ruolo che il colore ha svolto come elemento determinante nella progettazione di edifici o di parti di città, porti alla messa a punto di un progetto di conservazione o di riproposizione attento non solo alla gamma cromatica, ma anche al ruolo che i materiali costitutivi (caratteristiche dei pigmenti e dei leganti) giocano nel caratterizzare la qualità di una superficie.

Gli esiti di questo percorso, in parte già pubblicati e in parte ancora in corso di pubblicazione, hanno mostrato come per elaborare un progetto di restauro sia fondamentale integrare un approccio tecnicistico ai problemi con una visione carica di senso storico, intelligenza, immaginazione e versatilità.

  1. Cfr. La conservazione delle policromie nell’architettura del XX secolo / Conservation of Colour in 20th Century Architecture, a cura di Giacinta Jean, SUPSI-Nardini Editore, Lugano-Firenze 2013.
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