COABITAN-TI - COncetto ABITazioni per ANziani in Ticino
Progetti di ieri e di oggi per costruire l'università di domani
Verso la fine del mese di novembre del 2009, docenti, ricercatori e assistenti di quattro dipartimenti della SUPSI si sedettero attorno a un tavolo nella sede del Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) a Trevano. L’ordine del giorno conteneva un unico punto: valutare la richiesta fatta da Alloggi Ticino SA (ATISA) di elaborare un concetto per una nuova offerta abitativa, adeguata al crescente bisogno delle persone anziane autosufficienti che desiderano poter vivere, per il maggior tempo possibile, al proprio domicilio.
Una bella sfida che tutti accettarono con entusiasmo.
Nel mese di febbraio del 2010, un incontro del gruppo di lavoro con i committenti servì a stabilire dei principi chiave su cui lavorare. Il sistema doveva essere: flessibile, multigenerazionale e realistico, legato al territorio, al contesto e ai suoi servizi.
Si entrò poi nel merito del tema con il prezioso aiuto delle ergoterapiste dell’allora Dipartimento sanità (DSAN), definendo cosa significasse essere anziani. Sembra inverosimile, ma sapere che per alcuni individui, già dopo i 25 anni inizia la fase discendente, e le capacità cognitive e fisiche sono nel vortice di un declino inarrestabile, è impressionante. La riflessione sui disturbi della salute (che come noto aumentano con l’età), emerse dall’analisi dei risultati dell’indagine di settore svolta in Svizzera nel 2007, furono incoraggianti. In sostanza si constatò che in Ticino le premesse per una buona qualità di vita degli anziani ci sono tutte, e sono il frutto di situazioni economiche, sociali, politiche, culturali positive. Fu tuttavia evidenziato quanto le condizioni abitative fossero decisive per una vita migliore. Per poi meglio comprendere lo stato fisico in cui ci si trova a una certa età, si poté – a suo tempo – provare un «simulatore gerontologico», una sorta di tuta che permette anche ai giovani di sperimentare i tipici impedimenti delle persone anziane: dalla riduzione del campo visivo, alla perdita di forza, e così via.
I primi dati pervenuti dall’allora Dipartimento scienze aziendali e sociali (DSAS) servirono invece a inquadrare in prospettiva la situazione: nel 2050, su una popolazione stimata attorno ai 350’000 abitanti, ci saranno in Ticino circa 115’000 anziani di 65 anni e più, pari al 32.6% della popolazione residente. Gli anziani di 85 anni e più saranno 29’000, pari all’8.3%. Inoltre, molte di queste persone non avranno una rete sociale primaria e vivranno da sole. Il reddito medio di un anziano ticinese si situerà attorno ai 3’400 CHF al mese.
Con queste informazioni, al DACD ci si chinò da subito sulla situazione territoriale e sulle caratteristiche funzionali, formali e costruttive delle abitazioni, in quanto, come evidenziato in precedenza, le condizioni abitative risultano determinanti per una vita migliore.
Gli insediamenti in Ticino sono tali per cui una buona parte delle persone anziane risiede nei principali centri o in altre zone a urbanizzazione diffusa. Una situazione che da subito fece riflettere sull’importanza dei servizi, sia pubblici sia privati, che dovrebbero essere nelle vicinanze delle abitazioni. Si stabilì di conseguenza che la residenza avrebbe dovuto trovarsi nel raggio di 400 metri di distanza dalle infrastrutture citate, ciò che corrisponde grossomodo al cammino di dieci minuti di un anziano. Inoltre, per evitare delle «ghettizzazioni» generazionali inadatte a una sana quotidianità, si iniziò a pensare a soluzioni tipologiche efficaci per le interazioni degli individui di ogni età.
La collocazione della residenza in una zona adeguata non è comunque sufficiente per adempiere alle premesse iniziali. L’edificio non può essere solo un aggregato di appartamenti uniti dalla circolazione verticale e orizzontale, ma occorre considerare con attenzione le articolazioni tra spazi privati e spazi di distribuzione, arricchendo la struttura con vani comuni multifunzionali e aree esterne di riposo e svago.
Per quanto riguarda la tipologia degli alloggi, si fece riferimento a uno standard tipico di tre locali, ritenuto minimo per una persona anziana autonoma o parzialmente autosufficiente. Il valore non fu considerato assoluto, ma declinabile in dipendenza delle esigenze e delle circostanze, in una struttura architettonica flessibile. Il dinamico mutamento nel tempo della composizione familiare è in contrapposizione alla rigidità della gran parte degli spazi domestici esistenti. La casa è promotrice di mille ricordi, è luogo di rifugio, di protezione, di sicurezza, di equilibrio, d’identità. Una facile trasposizione, dovuta magari all’inadeguatezza dell’appartamento, causerebbe dei problemi di sradicamento lasciando un’incognita sul mantenimento di un buon livello di coinvolgimento vitale.
Nel progetto di ricerca, furono inoltre integrati gli aspetti energetici e ambientali dello stato dell’arte, così come i suggerimenti proposti dal Dipartimento tecnologie innovative (DTI)1 nell’ambito della domotica. La tecnologia attuale permette infatti di offrire sistemi di domotica in qualsiasi ambiente abitativo a costi accessibili. I vantaggi e le ricadute positive vanno dalla protezione personale, all’autonomia, fino agli stimoli di attività e al monitoraggio in remoto di diverse funzioni vitali della persona e dell’ambiente in cui vive.
Il risultato della ricerca ottenuto è stato utilizzato nel 2010, per sviluppare l’esercizio di tesi di Bachelor del corso di laurea in Architettura. Gli studenti delle tre opzioni del Bachelor – Architettura e costruzione, Architettura e sostenibilità e Architettura e realizzazione – si sono attivati sulla tematica proposta dal progetto di ricerca «Coabitan-Ti» e hanno elaborato le loro idee. Grazie alla disponibilità dei Comuni di Bioggio, Intragna e Minusio, i laureandi hanno potuto eseguire l’esercizio in situazioni reali, confrontandosi con i committenti.
Durante il semestre di preparazione alla tesi hanno ampliato gli argomenti evidenziati nel progetto di ricerca con un’ulteriore selezione di esempi adeguati, approfondendo le tematiche tecniche e costruttive specifiche. Si sono inoltre occupati del contesto urbano, analizzando i siti scelti nei comuni precedentemente citati, in ragione soprattutto dei servizi offerti, quali ad esempio la qualità dei trasporti pubblici, la vicinanza di strutture sanitarie, commerciali e amministrative. Osservando queste problematiche, gli studenti hanno inoltre tenuto presente l’ideale raggio di percorrenza e di mobilità di una persona anziana.
Durante la tesi di Bachelor ogni studente ha così sviluppato un nuovo edificio suggerendo un impianto adeguato al contesto. I manufatti proposti sono stati progettati in modo tale d’avere degli alloggi di diverso taglio, così da favorire un uso eterogeneo degli appartamenti, degli spazi pubblici o semipubblici, e adatti all’integrazione dei diversi nuclei familiari.
Infine si sono occupati delle tipologie degli alloggi.
Diversi appartamenti sono stati elaborati basandosi sugli organigrammi funzionali e i principi proposti dal progetto «Coabitan-Ti», ottenendo risposte confacenti e, come spesso accade con il lavoro degli studenti, inaspettate.
Dal mese di novembre del 2009, il progetto «Coabitan-Ti» ha suscitato interesse un po’ ovunque. Alla SUPSI, oltre alle fasi citate, ce ne sono state altre; in particolare in una terza fase si sono analizzati 11 stabili di ATISA e, tramite apposite schede, si è verificato in che misura quanto immaginato nella prima fase fosse implementabile nelle abitazioni esistenti per migliorare le condizioni di vita dei coabitanti. Nel 2010 il progetto ha vinto il prestigioso premio Credit Suisse Award For Best Teaching.
Note
Cfr. articolo p. 36, Una casa intelligente per il benessere delle persone anziane.
Ulteriori informazioni
Hanno contribuito al progetto: Riccardo Crivelli, Dario Galimberti, Mary Ardia, Roxane Bervini, Domenico Cattaneo, Giovanna Caiata-Olgiati, Gian Carlo Dozio, Michele Egloff, Paolo Kaehr, Remo Leuzinger, Michele Mainardi, Marta Monti, Claudio Mustacchi, Michela Nussio, Francesco Piatti.