Ela­dio Die­ste nel Pa­tri­mo­nio UNE­SCO

Dal 16 al 31 luglio 2021 si è tenuta a Fuzhou (Cina), in modalità virtuale, la 44a seduta del Comitato del Patrimonio Mondiale, in cui – per raccomandazione di ICOMOS, organo consultivo della convenzione – si è decisa l'iscrizione della Chiesa di Atlántida (1960), progettata dall'ingegnere uruguaiano Eladio Dieste, nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

Data di pubblicazione
21-08-2021

L'opera di Eladio Dieste (1917-2000) è un esempio rilevante di progettazione innovativa nell'America Latina del XX secolo. È una testimonianza di ricerca tecnologica inserita nel contesto produttivo locale, la cui trascendenza culturale si è estesa oltre i confini del paese sudamericano, suscitando interesse sia in ambito accademico che sulla stampa specializzata. Utilizzando il mattone come materiale principale e sviluppando le tecniche tradizionali di costruzione delle volte, egli ha saputo trovare soluzioni architettoniche di grande semplicità e qualità spaziale. Noto per le sue realizzazioni nel settore delle strutture in laterizio tramite un sistema costruttivo idoneo alla copertura di grandi superfici in modo veloce ed economico, Dieste è una figura singolare dell'ingegneria contemporanea.

A partire dagli anni Trenta, un ambiente culturale stimolante – animato dalla presenza di intellettuali, artisti e architetti come Julio Vilamajó, Joaquín Torres-García, Antoni Bonet, Rafael Alberti, Eduardo Díaz Yepes – influenza i suoi anni di formazione in Uruguay, un paese aperto all’immigrazione e agli esiliati della Guerra civile spagnola, divenuto in quegli anni una democrazia prospera, moderna e laica. È in questo ambito che Dieste plasma l’approccio etico che orienta la sua opera, permeata da una spiritualità di stampo cristiano-sociale: tollerante, mistica e avanguardistica.

Dotato di grande sensibilità architettonica, egli inventa un nuovo sistema costruttivo: la «ceramica armata», con cui sviluppa diversi tipi di strutture lamellari a volta (in particolare le «volte gaussiane» e le «volte autoportanti»).

I suoi edifici, riconoscibili per muri e soffitti curvi realizzati in mattoni a vista, si misurano con altre esperienze coeve del dibattito rioplatense e brasiliano, e sono soprattutto espressione di un lavoro che combina la sua capacità di manipolazione della forma con un metodo di costruzione efficiente e sostenibile.

La chiesa del Cristo Obrero di Atlántida (1955-60) – ora tutelata dall'UNESCO – rappresenta infatti il primo traguardo architettonico dei pazienti studi sulla ceramica armata che porta avanti nella seconda metà del Novecento. In questo caso, l’insieme funziona come un grande guscio a doppia curvatura, costruito interamente in mattoni con dei casseri mobili, ancorato al terreno tramite fondazioni puntuali; l’armatura incorporata e l’utilizzo di malte adeguate rendono il laterizio strutturalmente attivo. Il movimento dei muri laterali è determinato dalla successione concavo-convessa di conoidi rovesciati, collegati da una trave orizzontale che assorbe le spinte e funge da gronda. Nonostante le limitazioni economiche dell'incarico, il progetto non è esclusivamente centrato sull’aspetto tecnico-costruttivo, ma sperimenta la capacità dell’architettura di esprimere esigenze simboliche in sintonia con la sua concezione rinnovatrice della liturgia cattolica. Il rapporto tra espressione plastica e costruzione si esprime attraverso il trattamento della materia: le forme leggere e spesso ondulate, il gioco delle ombre e della luce naturale, le diverse tessiture delle superfici riescono a creare un'atmosfera sobria e suggestiva. Dieste riprende questa cifra anche nella realizzazione della propria abitazione a Punta Gorda (1950-63), dove la volta è considerata la tipologia più adatta per coniugare sapienza popolare e linguaggio moderno. Gaudí, Le Corbusier, Torroja sono solo alcuni dei tanti nomi invocati più volte dalla storiografia quale conferma dei suoi stretti legami con il mondo accademico e con il dibattito internazionale (certamente conosce le ricerche precedenti e parallele di altri importanti ingegneri, tra cui basti ricordare Hennebique, Maillart, Freyssinet, Nervi, Candela, Otto, Isler).

Una solida preparazione teorica si aggiunge alla sua esperienza nel campo del cemento armato, mentre il suo pragmatismo gli consente di superare con creatività le difficoltà contingenti del mestiere in un preciso contesto produttivo: l'adozione di un materiale povero come il mattone, adatto alla limitata capacità tecnica dell’edilizia locale e alla manodopera non specializzata, utilizzato in senso non convenzionale – a partire dalla trama costruttiva – contribuirà alla configurazione plastica e spaziale di un luogo di culto, pronto ad accogliere l’auspicato «spirito comunitario» caro all'ingegnere. Ma la chiesa di Atlántida – così come il successivo tempio di San Pedro a Durazno (1967-71) – sono episodi eccezionali nel lungo percorso professionale della Dieste y Montañez, impresa dedicata prevalentemente alla costruzione di grandi capannoni industriali, in cui le volte gaussiane (deposito Herrera y Obes, 1976-79, Montevideo), le volte autoportanti (stazione degli autobus di Salto, 1971-74) o le volte rialzate a ondulazione costante (silo per il grano, Vergara, 1974-78) coprono grandi luci con un sistema costruttivo innovativo, progressivamente perfezionato attraverso l’ideazione di ingegnosi strumenti e macchinari.

Con l'obiettivo di tutelare e diffondere la conoscenza della sua opera, nel 2016 è stata costituita a Montevideo la Fundación Eladio Dieste, la quale ha messo il proprio archivio a disposizione di studiosi e ricercatori permettendo l'accesso a documenti fotografici, modelli e progetti originali. Ad essa si sono inizialmente affiancate altre istituzioni uruguaiane (tra cui le facoltà di ingegneria e di architettura dell'Universidad de la República de Uruguay UdelaR e la Sociedad de Arquitectos SAU, nonché, più recentemente, il gruppo Pro-Eladio Dieste, impegnato a dare visibilità internazionale alle diverse sfaccettature del suo pensiero e della sua produzione). Istituzioni di prestigio come il Massachusetts Institute of Technology MIT, l'Università di Princeton e il MoMA di New York hanno inoltre riconosciuto l'importanza del suo lavoro attraverso diverse iniziative nel corso degli ultimi anni.

L'iter per l'iscrizione della Chiesa di Atlántida nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO era stato avviato nel 2015 per iniziativa del Ministerio de Educación y Cultura dell'Uruguay; successivamente è stato allestito un accurato studio ingegneristico della chiesa e del campanile nonché un piano di conservazione e gestione, presentato dalla Comisión del Patrimonio Cultural de la Nación ed elaborato da un team di esperti (selezionato e premiato con la sovvenzione Keeping It Modern della Getty Foundation di Los Angeles). Nel 2019 la candidatura viene accettata e finalmente, nella recente seduta del Comitato WHC, l'opera è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.


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