Dia­rio del­l'ar­chi­tet­to, feb­bra­io 2016

Musei, gallerie d’arte e turismo

Ho provato a creare il mio ipotetico «Museo Ticino»: è composto di sei sezioni.

Data di pubblicazione
15-02-2016
Revision
15-02-2016

Prologo: contenitore e contenuti

Gallerie d’arte e musei non solo sono luoghi dedicati all’arte, ma sono anche delle architetture. La galleria d’arte Ghisla a Locarno progettata da Moro & Moro e pubblicata in Archi 6/2014, ben si presta per parlare di contenuti e contenitore. Al suo interno si trovano opere di artisti della Pop Art, dell’Astrattismo, dell’Informale, del Concettuale. Il contenitore è un cubo rosso chiuso nei suoi quattro lati con la sola apertura dell’ingresso, non è monumentale per le sue dimensioni ma lo è per la sua astrattezza geometrica, per il rosso intenso delle facciate, per la forte presenza nel contesto. È un’architettura-segnale che si inserisce nella scia oggi prevalente dei musei contemporanei, dove il contenitore ha un ruolo proprio, è un marchio capace di colpire l’immaginario del distratto flaneur urbano. Certo, è architettura ben lontana da quella del Centre Pompidou a Parigi, ma comunque, come scrive Françoise Choay, si caratterizza per «... la pregnanza iconica, o più precisamente l’imageabilité, il fatto cioè di essere riproducibile, con una forma che colpisce ... esprime il privilegio del contenente sul contenuto. Dato che è proprio l’imballaggio, quello che l’industria chiama il “condizionamento”, che condiziona l’afflusso del pubblico».1 

Uno, due, venti musei e gallerie

La Galleria Ghisla è un ulteriore tassello che si aggiunge alle molte architetture e ai molti spazi dedicasti all’arte esistenti in Ticino. Molti sono i capolavori dei più disparati momenti della storia dell’arte che vi sono racchiusi, molte le esposizioni che vi sono organizzate, ma è un’offerta talmente eterogenea da essere spesso sottovalutata, una debolezza dovuta alla mancanza di un concetto organico complessivo capace di integrarle tra loro. 

Un concetto organico? In Ticino è un compito forse impossibile, un Cantone quanto mai contraddittorio nelle sue scelte, che da un lato rivendica la sua identità e unità, promuove aggregazioni comunali e addirittura una «Città Ticino», è fiero del «Tilo metropolitana del Ticino» ma che, d’altro lato, se si vuole sapere cosa capita e offre il Cantone, occorre consultare l’Ente Turistico Cantonale, l’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino, l’Organizzazione turistica regionale Lago Maggiore e Valli, l’Organizzazione turistica regionale Luganese, l’Organizzazione turistica regionale Mendrisiotto e Basso Ceresio.
L’opposto di questo vespaio è ad esempio il sito internet del turismo della città di Londra, che mica vi dice di consultare l’indirizzo www di qualche suo quartiere, ma «offre» Londra per temi, dalla Londra Reale allo shopping ai monumenti ai musei. 

Un «Museo Ticino»

Se questo esempio fosse traslato in Ticino immaginate quale straordinaria offerta costituirebbe una rete capace di relazionare ogni museo con gli altri – una sorta di «Museo Ticino» – dove potrebbe emergere sia la ricchezza complessiva e sia l’indirizzo, o se si vuole la «specializzazione» di ognuno. E ben in evidenza sarebbero non solo le opere d’arte, ma anche le architetture che le contengono. Che costituiscono un valore a sé.
Ho provato a creare il mio ipotetico «Museo Ticino»: è composto di sei sezioni.
La grafica, il design, la fotografia, le arti visive contemporanee qualificano la prima sezione. Si trova a Chiasso al m.a.x. Museo, architettura di Durisch e Nolli, le cui facciate semitrasparenti e luminose danno corpo alla leggerezza e al biancore e nitore del materiale usato per il disegno o per stampare, la carta, fatta di cellulosa e acqua. E a Chiasso si trova anche la galleria Cons Arc ed è organizzata la Biennale dell’immagine.

Pittura e scultura del Settecento e Ottocento qualificano la seconda sezione, e si trovano a Ligornetto e a Rancate. Il primo è il Museo Vincenzo Vela, edificio del 1865 ristrutturato (1997-2001) da Mario Botta, dove lo spazio centrale sormontato da una cupola ottagonale è il teatro delle grandi sculture del Vela, dominato al centro dalla statua equestre del Duca di Brunswick, attorniato dagli attori della storia risorgimentale italiana. Di altro carattere è la Pinacoteca Züst, dove l’architettura realizzata da Tita Carloni nel 1967 a Rancate ha spazi che si fanno raccolti, quasi introversi per esporre le opere pittoriche di Antonio Rinaldi, Giovanni Serodine, Giuseppe Antonio Petrini, Luigi Rossi, Adolfo Feragutti Visconti e altri.

La pittura ticinese e dell’area lombarda del Novecento e del contemporaneo qualifica la terza sezione e si trova al Museo d’Arte di Mendrisio – dentro la pregevole architettura dell’antico convento dei Serviti risalente al XIII secolo, e vi si accede attraverso la corte interna e il magnifico portico del xvii secolo. Non sarebbe per niente impensabile una collaborazione con il Museo di Villa dei Cedri a Bellinzona, la cui collezione comprende opere dello stesso ambito artistico.

L’arte del Dopoguerra e contemporanea di valenza internazionale qualifica la quarta sezione e si trova a Lugano in due luoghi prossimi tra loro, il lac – Lugano Arte e Cultura, progettato da Ivano Gianola e – allestito sempre da Gianola – il -1, lo spazio, che comprende oltre 500 opere dei massimi artisti delle avanguardie del xx e xxi secolo della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. E sono oltre venti le gallerie d’arte che si trovano in centro città.

I documenti storici e archeologici del Ticino compongono la quarta sezione – che ancora non esiste in questa forma – e si trova (troverebbe) a Bellinzona, documenti e reperti che avrebbero come loro naturale sede le tre straordinarie architetture dei castelli, che aspettano solo di essere validamente utilizzate: Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro. Un trittico museale formidabile, un museo – io credo – unico al mondo, dove la storia di una regione è raccontata dai contenitori con la loro architettura e dai contenuti con quanto è esposto.

L’avanguardia del Novecento qualifica la quinta sezione. Nel Locarnese, dove tra Ascona, Monte Verità e Locarno si trovano opere straordinarie, quelle degli artisti che hanno frequentato, soggiornato o vissuto nella regione lasciando dietro di sé una scia di capolavori. A Solduno il nuovo edificio espositivo della Fondazione Marguerite Arp – progettato di Gigon Guyer – espone le opere dello scultore Jean Arp, di Sophie Taeuber-Arp e degli altri artisti della collezione privata di Marguerite Arp. Al Museo comunale d’Arte Moderna di Ascona, al Museo Castello San Materno e all’Albergo Monte Verità sono conservate opere di famosi artisti del Novecento,2 molti dei quali frequentarono gli atelier che metteva loro a disposizione lo scultore Remo Rossi, che ebbe un ruolo importante per i suoi legami personali con i maggiori artisti di allora.

Il San Gottardo è il protagonista della sesta sezione. È tutta da inventare, aspetta solo di essere creata, strutturata lungo la linea ferroviaria del San Gottardo. Distribuita nelle architetture storiche della Leventina – da Casa Pellanda a Casa Stanga al Dazio Grande alle fortificazioni militari e fin su all’Ospizio del San Gottardo – costituirebbe il racconto affascinante delle vicende, delle guerre, degli insediamenti, dei modi, delle fatiche e di quanto costruito dall’uomo per superare le Alpi. Con le costruzioni militari nascoste nelle montagne lungo la valle fin su al Gottardo, e le strutture dedicate alla tecnica e ai suoi progressi: le dighe, le centrali elettriche, il trasporto dell’energia attraverso le Alpi. Con le alte pale eoliche per l’energia del secondo millennio.

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