Autofocus – Marcelo Villada Ortiz
Fotografia d'architettura nella Svizzera italiana
Nel 1960 Fernand Pouillon scriveva: «L'illustrazione del libro d'architettura appartiene oggi ai fotografi. Le riviste contemporanee, che pure hanno a disposizione i disegni originali […], preferiscono la fotografia». Sessant'anni dopo è ancor più evidente come quest'arte abbia plasmato lo sguardo sull'architettura: se la realizzazione di un progetto è suggellata proprio dal momento in cui se ne scattano le fotografie, i rendering non sono altro che “previsioni” di fotografie, fotografie dal futuro. In un territorio ristretto come la Svizzera italiana è allora interessante capire chi sono i fotografi che guidano il nostro sguardo sul panorama costruito. Abbiamo posto loro cinque domande, sempre le stesse, per dare conto delle prospettive di ciascuno sul proprio mestiere.
Come ha iniziato a occuparsi di fotografia d'architettura?
Il paesaggio urbano è stato al centro del mio interesse di fotografo fin dalla mia formazione in Belle Arti. Grazie alla fiducia dei committenti, e prima di tutto della rivista «Archi», ho avuto modo di soddisfare il mio interesse e di crescere professionalmente in questo campo.
Con quali architetti collabora più spesso? Ci racconterebbe un aneddoto legato a uno di loro?
L’architetto Cristiana Guerra, l’architetto Stefano Tibiletti, gli architetti Baserga e Mozzetti, gli architetti Bianchi Clerici e l’architetto Enrico Sassi, per nominarne soltanto alcuni.
Come aneddoto più recente, ricordo le fotografie di una casa degli anni Sessanta – non particolarmente aggraziata – ristrutturata da poco. Al suo riguardo gli architetti non avevano particolari aspettative, invece sono rimasti stupiti dall’esito del servizio fotografico.
Secondo lei la fotografia d'architettura ha un modo diverso di approcciarsi ai suoi soggetti rispetto alla fotografia tout court? Se sì, quali sono le differenze?
Sicuramente, a cominciare dalla scelta della scala della rappresentazione. È in particolare il rapporto tra il proprio corpo e il soggetto fotografato che può costituire un tema di grande interesse.
La chiamano per fotografare un edificio. In che modo si approccia al soggetto? Cosa cerca, cosa le interessa mostrare?
Inizio con un sopralluogo per indagare tutti gli aspetti e con un dialogo con l’architetto, in modo da crearmi lo scenario conoscitivo più sfaccettato possibile del soggetto. Voglio immagini con una composizione chiara, senza deformazioni tecniche o formali. Immagini che rappresentino con efficacia le qualità estetiche che l’architetto è riuscito a realizzare con il suo progetto.
Tra le fotografie che ci propone, le chiederei di sceglierne una che le sembra particolarmente riuscita e commentarla. Cosa mostra e perché le sembra che questa fotografia funzioni?
La casa per anziani di Giornico, di Baserga e Mozzetti: l’immagine frontale della casa, con la chiesa di San Nicola in secondo piano, che rivela il contesto antico, e il fondale delle montagne della Leventina.
Mi piace perché mostra il dialogo dei materiali del progetto con il contesto. Forme chiare e profondità definita da ombre nette, con una luce particolarmente nitida, che valorizza il paesaggio circostante. Anche le proporzioni della casa rispetto alla montagna, in una valle così stretta come è la Leventina, sono state un tema particolarmente interessante di questo servizio.
Nato a Medellín, in Colombia, nel 1975, Marcelo Villada Ortiz ha frequentato dal 1989 l'Accademia di pittura. Dal 1993 ha iniziato una formazione universitaria in antropologia; in seguito è passato alle Belle Arti, ottenendo nel 1999 il titolo di Maestro en Bellas Artes. Da allora si è concentrato sempre di più sulle forme espressive della fotografia e del video. Ha partecipato a numerosi concorsi di fotografia in Colombia e all’estero, con un’opera esposta alla VII Biennale d'Arte di Bogotà. In seguito si è dedicato a sperimentazioni nel mondo del web e nel design multimediale, con l’immagine come leitmotiv. Nel 2000 ha proseguito la formazione in Spagna con un master in computer grafics e rendering. Nel 2006 si è trasferito in Svizzera, dove il suo lavoro sull'architettura è stato apprezzato da riviste come «Archi». Qualche anno dopo, i workshop con il fotografo Marco Introini l'hanno spinto a dedicarsi esclusivamente alla fotografia di architettura. Attualmente abita a Bellinzona, dove ha sede la sua attività professionale.
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