Au­to­fo­cus – Si­mo­ne Men­ga­ni

Fotografia d'architettura nella Svizzera italiana

Nel 1960 Fernand Pouillon scriveva: «L'illustrazione del libro d'architettura appartiene oggi ai fotografi. Le riviste contemporanee, che pure hanno a disposizione i disegni originali […], preferiscono la fotografia». Sessant'anni dopo è ancor più evidente come quest'arte abbia plasmato lo sguardo sull'architettura: se la realizzazione di un progetto è suggellata proprio dal momento in cui se ne scattano le fotografie, i rendering non sono altro che “previsioni” di fotografie, fotografie dal futuro. In un territorio ristretto come la Svizzera italiana è allora interessante capire chi sono i fotografi che guidano il nostro sguardo sul panorama costruito. Abbiamo posto loro cinque domande, sempre le stesse, per dare conto delle prospettive di ciascuno sul proprio mestiere.

Data di pubblicazione
13-05-2020

Come ha iniziato a occuparsi di fotografia d'architettura?
Ho terminato i miei studi in architettura all’Accademia di Mendrisio nel 2004. Dopo due anni di lavoro come architetto presso uno studio mi sono reso conto che avevo bisogno di uno stacco e sono partito per un viaggio dove ho avuto la fortuna di conoscere ed accompagnare due fotografi in una spedizione nel deserto. Lì ho deciso che quello sarebbe stato il mio futuro lavoro. Ovviamente, vista la mia formazione e interesse, mi sono da subito concentrato sulla fotografia di architettura. 

Con quali architetti collabora più spesso? Ci racconterebbe un aneddoto legato a uno di loro? 
Lavoro con vari architetti del Ticino seguendo i loro lavori da parecchi anni. Un architetto una volta mi disse, dopo aver visto le fotografie scattate al suo edificio: «Far fotografare l’opera conclusa è un riconciliarsi con essa, fa bene allo spirito». Penso che il lavoro dell’architetto sia estremamente complicato, se fatto bene. Anni di lavoro per un solo edificio, stress, compromessi, ritardi, clienti non sempre facili. Alla fine della costruzione molti arrivano stremati e quasi non ne vogliono più sapere dell’edificio. Ma lavoro anche con molte agenzie immobiliari che hanno capito che la qualità delle fotografie è un valore aggiunto per il loro business. Negli ultimi anni mi occupo molto volentieri anche di documentazioni fotografiche di edifici storici protetti. È un lavoro che mi affascina per la non-immediatezza, infatti queste fotografie verranno “tirate fuori dai cassetti” – magari tra 50 anni – in occasione dei futuri interventi per vedere come erano gli edifici.

Secondo lei la fotografia d'architettura ha un modo diverso di approcciarsi ai suoi soggetti rispetto alla fotografia tout court? Se sì, in che modo?
Trovo che un fotografo, e questo vale per tutti gli ambiti, debba concentrarsi sull’anima delle cose/persone da fotografare e farla emergere. In ambito architettonico ci vuole più rigore per rappresentare al meglio l’edificio che dovrebbe essere il risultato della progettazione dell’architetto. Quindi meno fantasia ma più fedeltà nei confronti dell’idea. Sembra facile ma non lo è.

La chiamano per fotografare un edificio. In che modo si approccia al soggetto? Cosa cerca, cosa le interessa mostrare?
Come prima cosa faccio un giro assieme al progettista e cerco di capire la sua idea, la sua volontà. Ne nasce sempre uno scambio interessante. Una volta capito il progetto mi organizzo mentalmente per essere nel posto giusto al momento giusto. La luce negli e sugli edifici cambia continuamente. Cercare di capire in anticipo cosa succederà è quindi fondamentale a livello organizzativo. Mi muovo quindi in base alla luce. Ci sono poi le sorprese, le cose non prevedibili, e quelle situazioni ti emozionano.

Tra le fotografie che ci propone, le chiederei di sceglierne una che le sembra particolarmente riuscita e commentarla. Cosa mostra e perché le sembra che questa fotografia funzioni?
Trattandosi di fotografie scattate su commissione preferisco non fare delle scelte. 

Simone Mengani, nato a Perugia nel 1978, si è trasferito in Ticino all’età di cinque anni. Dopo aver ottenuto la maturità liceale ha frequentato l’Accademia di architettura di Mendrisio, dove si è diplomato nel 2004. Ha iniziato la sua attività come fotografo indipendente autodidatta nel 2006. Si dedica soprattutto alla fotografia di architettura e al reportage, pubblicando regolarmente i suoi lavori su giornali e riviste. Lavora principalmente per studi di architettura, agenzie immobiliari ed enti pubblici (Cantone e Confederazione). Dal 2014 è membro dell’associazione fotografi professionisti svizzeri SBF e dal 2016 membro di comitato e delegato per la Svizzera italiana.

 

www.simonemengani.ch

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