Mi­sura­re la qua­li­tà del­la cul­tu­ra del­la cos­tru­zi­o­ne

La certificazione della sostenibilità è ormai un’esigenza anche per il vasto pubblico. Nel settore della progettazione, dare una valutazione oggettiva della qualità resta una grande sfida. Ora, tuttavia, con la nuova LAPub e il Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione, sono stati fissati nuovi parametri.

Publikationsdatum
20-08-2021

Gli attuali sviluppi mostrano che il commercio al dettaglio sta reagendo concretamente alla progressiva consapevolezza nei confronti di valori come la sostenibilità e la qualità. Tale presa di coscienza è evidenziata sempre più anche dal vasto pubblico. Ne è una prova la scala di sostenibilità introdotta in marzo dalla Migros, con l’assoluto benestare del WWF Svizzera. La scala, che fino al 2025 sarà riportata su tutti gli articoli contrassegnati dal marchio del gigante arancione, anche in ambito non-food, indica, con una valutazione che va da una a cinque stelline, in che misura un certo prodotto tenga conto del benessere degli animali o del clima. Ciascun articolo può ottenere un rating diverso, a seconda dei singoli criteri di sostenibilità presi in considerazione. «E poi non nascondiamo eventuali aspetti negativi legati alla sostenibilità di un dato prodotto», spiega il responsabile del marketing Matthias Wunderlin.

L’azienda Lidl, grande concorrente di Migros, ha introdotto già in febbraio un rating sul benessere degli animali, basato su uno schema di valutazione della Protezione Svizzera degli Animali PSA e suddiviso in quattro categorie. Il fatto che Migros e Lidl abbiano instaurato una collaborazione con partner rinomati testimonia l’impegno profuso da entrambe le aziende in favore di un valore come la credibilità. Che ora ciascun commerciante si metta a creare un proprio sistema di valutazione è però alquanto discutibile, ed è alla luce di tale considerazione che la Fondazione per la protezione dei consumatori chiede che sia istituito un sistema unitario, valido in tutta Europa, con cui valutare la sostenibilità dei prodotti venduti al dettaglio.

Un sistema unitario che misura la qualità

Su scala europea si è già creato, in via sperimentale, un sistema unitario per valutare la cultura della costruzione: il Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione. Per fugare ogni dubbio, va detto subito che non si tratta qui né di assegnare una semplice nota né tanto meno di esprimere una valutazione categorica. Creato sulla base della Dichiarazione di Davos, approvata nel 2018 dai ministri della Cultura europei, il nuovo sistema contempla otto criteri che permettono di descrivere e valutare oggettivamente la qualità dei luoghi. Gli otto criteri, tra cui si annoverano governance, funzionalità, ambiente, economia, diversità, contesto, genius loci e bellezza, sono tutti equamente importanti, ma possono essere ponderati diversamente, in base alla situazione specifica.

Con il Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione i criteri qualitativi che concernono la sfera sociale, culturale ed emozionale sono posti per la prima volta sullo stesso piano dei criteri abituali inerenti all’ambito tecnico, ambientale ed economico. Si tratta di una vera e propria pietra miliare che concorre a fornire una visione a 360 gradi della cultura della costruzione e, in generale, del concetto di sostenibilità. Di fatto – e troppo spesso – si tende a considerare la cultura della costruzione e la sostenibilità in modo riduttivo, confinando i due concetti a singole dimensioni o singoli aspetti. Ciò, e sovente, a scapito della sfera sociale e, soprattutto, culturale.

Pertanto, è ancora più soddisfacente che il Sistema Davos per la qualità accompagni una visione olistica del concetto di cultura della costruzione con i criteri di qualità di cui sopra e lo renda misurabile e definibile concretamente, con l’allestimento di un catalogo di domande. Quello creato è un sistema dinamico. Gli utenti possono infatti adattare il catalogo di domande in base alla specificità del luogo e completare il quadro aggiungendo domande individuali. Il catalogo è strutturato sulla base degli otto criteri, facendo riferimento alla Dichiarazione di Davos e ai principi fondamentali che ne derivano. Ciascun criterio contempla un numero variabile di domande, fino a un massimo di sette. In forma testuale si può descrivere e stimare, attraverso una scala di valutazione, in che misura siano raggiunti gli obiettivi di qualità posti sotto il profilo della cultura della costruzione. Da ultimo, un modulo predisposto per una presa di posizione conclusiva invita a formulare una stima, nonché a descrivere i punti forti e il potenziale di miglioramento di un dato luogo.

Un progetto come il Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione solleva però anche, e velocemente, dubbi e timori. La complessa sfida che la progettazione del nostro spazio di vita pone potrebbe forse venire eccessivamente semplificata? Vi è forse, insomma, il rischio di fare di tutta l’erba un fascio, mettendo in un unico calderone le numerose situazioni che concernono spazio e territorio? È proprio per evitarlo che si è deciso di concepire il Sistema Davos per la qualità come una struttura flessibile e modellabile, ma è altrettanto vero che, per esprimere una valutazione oggettiva, bisogna inevitabilmente anche quantificare. E mai senza colpe. Chi oggettivizza o quantifica non descrive infatti soltanto la realtà, ma la modifica attraverso i parametri che applica di volta in volta. Nel caso dell’ambiente costruito, quello a cui aspirano i difensori della cultura della costruzione è proprio il fatto di garantire più qualità. L’obiettivo, in altre parole, è di esprimere una valutazione olistica della cultura della costruzione e, in particolare, dei progetti di pianificazione, ciò per porre fine, nell’ambito delle decisioni di aggiudicazione delle commesse pubbliche, al diktat dei prezzi.

Cultura della costruzione: sostenibilità dell’ambiente costruito

Qui si chiude il cerchio che porta alla Svizzera e alla nuova legge federale sugli appalti pubblici (LAPub). Con la fine del 2020 si è messo un punto conclusivo al principio, sancito nella vecchia LAPub, secondo cui erano le «offerte economicamente più convenienti» ad aggiudicarsi l’appalto. A partire dal 2021, con l’entrata in vigore della nuova legge, «oltre al prezzo e alla qualità» sono presi in considerazione anche criteri come i costi del ciclo di vita, l’estetica, la sostenibilità e il contenuto innovativo. Si tratta di un vero e proprio cambiamento di paradigma. Affinché il miglioramento nelle procedure di aggiudicazione, auspicato dal legislatore, diventi una realtà concreta ecco che anche i criteri morbidi, come quello dell’estetica, devono poter essere valutati in termini più oggettivi e dunque più trasparenti. E poi bisogna cogliere il concetto di sostenibilità in modo onnicomprensivo, olistico, proprio così come lo descrive il Sistema Davos per la qualità.

La SIA, impegnandosi in difesa di procedure di aggiudicazione al passo con i tempi e adottando diversi altri provvedimenti, appoggia la trasformazione sociale che conduce a una maggiore sostenibilità. È in questa stessa ottica che la SIA ha conferito il riconoscimento «Umsicht – Regards – Squardi» per l’organizzazione lungimirante dello spazio di vita e stilato il quaderno tecnico 2050 per uno sviluppo territoriale sostenibile. Tutti questi provvedimenti mostrano che una cultura della costruzione di qualità altro non è se non il concretizzarsi del concetto di sostenibilità nell’ambiente costruito.

La Dr. Claudia Schwalfenberg, a capo del servizio Attività politiche e responsabile Cultura della costruzione presso la SIA, ha preso parte al gruppo incaricato della redazione della Dichiarazione di Davos e del Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione. Entrambi i documenti sono consultabili qui.

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