In­ches Ge­le­ta Ar­chi­tet­ti: «Dare più spa­zio a una ri­cer­ca pa­zi­en­te»

Qual è la situazione dei concorsi in Svizzera? Danno il dovuto spazio agli studi emergenti? Come potrebbero essere migliorate le procedure e che contributo danno alla Baukultur? Nell'ambito di una grande inchiesta nazionale, espazium.ch lo ha chiesto a studi giovani che negli ultimi sei anni si sono distinti in concorsi. La testimonianza di Matteo Inches e Nastasja Inches-Geleta, titolari dello studio Inches Geleta Architetti.

Publikationsdatum
28-05-2021

espazium – Come descrivereste la situazione dei concorsi d'architettura nella Svizzera italiana?

Matteo Inches e Nastasja Inches-Geleta – Sicuramente positiva; c'è radicata consapevolezza tra i professionisti e crescente sensibilizzazione nell'ente pubblico dell'importanza di questo strumento. Doveroso inoltre sottolineare l'impegno profuso dalla CAT e dalla Commissione Concorsi ticinese nell'elaborazione del «programma base», volto a migliorare la qualità della procedura.

Dall'archivio: Inches Geleta Architetti. Realizzazioni in Ticino

Pensate che i concorsi diano spazio sufficiente ai giovani architetti?

Da principio, è bene sottolineare come i giovani architetti in Ticino e più in generale in Svizzera abbiano da sempre la possibilità di partecipare ad attrattivi concorsi di architettura a procedura libera. In aggiunta, negli ultimi anni abbiamo notato un aumento di concorsi o mandati di studio in parallelo a procedura selettiva con possibilità di partecipazione per giovani professionisti, di norma sotto i 40 anni. Ovviamente la ripartizione tra i partecipanti sopra e sotto questo limite d'età non è paritaria, ma perlomeno si prefigura un chiaro incentivo per la categoria «giovani architetti». Noi abbiamo avuto il privilegio di essere stati selezionati in seno a questa tipologia di procedura ed è stato un impulso positivo per l'ufficio. Grazie a queste esperienze c'è stata la possibilità di aumentare il nostro bagaglio di conoscenze tecniche e specifiche in quest'ambito e avere l'opportunità di confrontarci con committenti pubblici, esponendo le nostre visioni progettuali.

Quando ci si domanda se lo spazio riservato alla categoria «giovani architetti» sia sufficiente – e a nostro avviso lo è –, è bene tuttavia chiedersi se qualsiasi giovane professionista sia pronto a lavorare con l'ente pubblico. Confrontarsi con un bando di concorso presuppone anche che un architetto si chieda se le competenze richieste per il mandato siano proporzionate al proprio know-how: costruire nel settore pubblico, in particolare, è una questione di responsabilità e consapevolezza. Non è semplicemente un biglietto per ottenere riconoscimenti individuali, bensì un servizio per il proprio territorio.

«Quando ci si domanda se lo spazio riservato alla categoria "giovani architetti" sia sufficiente – e a nostro avviso lo è –, è bene tuttavia chiedersi se qualsiasi giovane professionista sia pronto a lavorare con l'ente pubblico»

Come scegliete a quali concorsi partecipare? Avete già preso parte a concorsi fuori cantone o internazionali?

Negli anni iniziali della nostra attività eravamo spesso attratti da ogni tipo di concorso, quale possibilità di "metterci in gioco", consapevoli di poter contribuire con le nostre proposte a dare risposte propositive agli obiettivi posti dai bandi affrontati. Col tempo, e in particolare negli ultimi due anni, siamo diventati molto più selettivi, andando ad affrontare nuovi concorsi laddove riusciamo a gestire meglio le nostre risorse d'ufficio, più sulla base del carico di lavoro del momento che del tema di concorso, che risulta in ogni caso attrattivo. Il nostro obiettivo sarebbe difatti, in futuro, uscire dal selciato locale e intraprendere sfide oltre Gottardo, ma al momento non abbiamo ancora fatto un concreto passo in questo senso. Pensiamo inoltre sia un processo graduale ed è piuttosto sensato e coerente confrontarsi ora, come giovani architetti, con il nostro ambiente costruito, del quale conosciamo storia e sviluppo.
 

Ritenete che il concorso stimoli la sperimentazione?

Il concorso è per noi lo strumento di sperimentazione per antonomasia, in particolare in termini espressivi e di materiali. Tuttavia, ci assicuriamo di rimanere realisti nei confronti dei requisiti e delle aspettative posti dal bando. La sperimentazione non è fine a se stessa. Il nostro approccio nei confronti del concorso è di arrivare a soluzioni architettoniche specifiche per il committente e in particolare per il sito in questione; ciò ci permette di indagare anche al di fuori delle orbite a noi usuali. Il caso della mensa scolastica di Viganello è emblematico: non avevamo mai proposto o lavorato con una struttura portante in metallo prima di quel momento. 

«Il concorso è per noi lo strumento di sperimentazione per antonomasia. Tuttavia, ci assicuriamo di rimanere realisti: il nostro approccio è di arrivare a soluzioni architettoniche specifiche per il committente e per il sito in questione»

A vostro parere le procedure di concorso vanno trasformate o modificate? Se sì, come?

Come detto, ci sono gruppi di lavoro e commissioni che vigilano sulle procedure, che sono di crescente qualità. Viene tuttavia da chiedersi, considerata la mole di lavoro che i professionisti investono nel partecipare a un concorso, se le richieste dell'ente banditore (calcoli delle superfici, dettagli ecc.) siano sempre proporzionate alla fase di approfondimento progettuale del concorso stesso e se gli scadenzari delle procedure non debbano tenere maggiormente in considerazione delle tempistiche reali di progetto per una reale "ricerca paziente", sinonimo di qualità architettonica.

Lo studio Inches Geleta Architetti, fondato nel 2017 da Matteo Inches (1984) e Nastasja Inches-Geleta (1984), ha sede a Locarno.

Attualmente ha partecipato a dodici concorsi, ottenendo premi in cinque:

Questa intervista appartiene a una serie raccolta nel dossier digitale «Concorsi». Il dossier viene sviluppato contemporaneamente anche in francese e tedesco.

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