Ca­sa Bac­cia­ri­ni a Gor­du­no

Mihail Amariei su Michele Arnaboldi Architetti

«Le case degli altri» è un dossier che invita gli architetti al dialogo: espazium.ch ha sottoposto a ogni partecipante – tutti progettisti attivi nella Svizzera italiana – tre case realizzate nella regione, chiedendogli di sceglierne una e commentarla, senza lesinare analisi e critiche. Sono quindi, questi, testi di architetti su architetti, che portano avanti, nello spazio pubblico di una rubrica virtuale, una riflessione sulla progettazione in Ticino. La serie continua con Mihail Amariei che commenta un progetto di Michele Arnaboldi Architetti.

Publikationsdatum
02-04-2021

Con i suoi 817 abitanti e una crescita demografica sopra la media ticinese, Gorduno è un insediamento tipico della regione, in cui possiamo riconoscere senza difficoltà le caratteristiche principali della trasformazione contemporanea del territorio ticinese di fondovalle, in questo caso da zona agricola a bassa redditività ad agglomerazione suburbana residenziale. 

Attorno al centro del vecchio paese, con le sue vie strette e le case patrizie che parlano ancora di una vita austera di campagna, il vecchio paesaggio agricolo sembra essere stato interamente urbanizzato con edifici residenziali prevalentemente unifamiliari. Nonostante l’utilizzo di elementi che si riferiscono a un linguaggio tradizionale rurale – tetti a falde, muri intonacati e finestre con le persiane –, i nuovi edifici non ingannano nessuno. La loro essenza suburbana, priva di un radicamento organico alla terra su cui posano, e l’individualismo borghese che sta alla base della loro irresistibile proliferazione sono lontanissimi dalla cultura contadina alla quale pretendono di fare riferimento. 

Questo modello di urbanizzazione caratterizzato da zone residenziali monofunzionali a bassa densità, con case unifamiliari a due piani con garage e giardino, è al centro dei dibattiti urbanistici da più di cinquant’anni. Il suo effetto negativo sul territorio e soprattutto sul rapporto tra paesaggio costruito e paesaggio naturale è stato studiato e documentato in modo sistematico. Modelli alternativi sono stati proposti, e uno dei più significativi, quello di Monte Carasso, è a pochi chilometri. Nonostante ciò, la gran parte delle aree residenziali dei comuni continua ad essere soggetta a questo tipo di pianificazione, ed è anche il caso del mappale di Gorduno, su cui è stata edificata Casa Bacciarini.

In un contesto ambientale apparentemente compromesso, in cui gli edifici delle parcelle contigue sono tipici esempi di edilizia senza qualità, il progetto di Casa Bacciarini ha l’ambizione e il coraggio di proporre, prima di tutto, uno scenario di vita alternativo al modello predominante e il risultato architettonico è, per molti versi, sorprendente. 

La scommessa è quella di accettare i parametri di questo tipo di insediamento (distanze dai confini, allineamenti e altezze) ma con un'interpretazione architettonica del programma che mette in discussione e sovverte i presupposti convenzionali del regolamento. 

La casa e il suo giardino non sono progettate come due entità separate e contrapposte, cioè come un mondo interno in cui gli abitanti possono costruire uno scenario di vita autonomo e personalizzato, lontano dagli sguardi esterni, e uno spazio esterno di rappresentazione e mediazione con i vicini. Il giardino è pensato come parte integrante della casa e il piano terreno è completamente vetrato. La soglia tra il mondo domestico e ciò che sta attorno viene spostata sui limiti del sedime e la transizione dallo spazio pubblico della strada a quello privato della casa è articolata attraverso i cambi di quota e il ridisegno del terreno in pendenza. Nella tradizione dei maestri ticinesi degli anni ’70 e '80, e in particolare di Luigi Snozzi, la casa è pensata come un dispositivo spaziale capace di riconoscere e far emergere a scale differenti dei rapporti con ciò che sta attorno, e in questo modo di radicare la nuova vita nel paesaggio preesistente. 

Con il suo involucro in legno e le grandi vetrate al piano terreno, la costruzione dichiara esplicitamente la sua appartenenza a un mondo contemporaneo colto e attento alla rappresentazione di sé. Se le proporzioni degli elementi costruttivi e la scelta dei materiali rivelano subito a uno sguardo attento il carattere residenziale dell’edificazione, la relativa astrazione dell’immagine complessiva e l’assenza degli elementi architettonici familiari (finestre, tende e parapetti) è programmaticamente destinata a irritare sia gli amanti di un immaginario rurale idealizzato che i difensori di uno sperimentalismo formale radicale. 

La decisione di non rappresentare la domesticità della casa verso l’esterno attraverso elementi familiari facilmente riconoscibili, e di schermare invece i suoi prospetti con un involucro continuo in legno, ha un doppio effetto che non è strettamente formale. Vista assieme alle altre case del quartiere, la nuova costruzione non ha una connotazione domestica immediata e, per contrasto con i prospetti convenzionali dei vicini, il suo volume si fa percepire come qualcosa che appartiene più al paesaggio della collina che all’edificazione circostante.

Il fatto che i prospetti siano privi di elementi tradizionali che possano essere associati a dimensioni familiari significa anche che la dimensione complessiva del volume è difficilmente percepibile se non gli si è vicini. Vista dall’alto, dalla strada principale, la casa appare molto più minuta ed elegante rispetto ai vicini e più aderente al terreno.

Alla base dell’espressione formale della casa verso l’esterno troviamo però tutt’una serie di decisioni architettoniche di relativa artificiosità che negli interni assumono un significato differente. All’esterno, l’involucro fisso in legno del piano superiore della casa presenta una naturalità e una mancanza di retorica che aiuta a stabilire un rapporto di buon vicinato con i prospetti dei vicini nonostante il registro espressivo radicalmente differente. All’interno però – soprattutto nei balconi –, esso porta ad una spazialità scenografica forse un po’ pretenziosa, più retorica e non necessariamente attenta alle esigenze della vita quotidiana. Il dimensionamento dei singoli elementi che formano lo schermo è efficace e la stessa membrana, che dall’esterno sembra piuttosto solida, risulta all’interno completamente permeabile. Il paesaggio delle montagne in lontananza è perfettamente visibile mentre i prospetti vicini delle case attorno sono parzialmente schermati. Ciò che però all’esterno della casa appare come un elemento generico e non esageratamente raffinato, all’interno assume un carattere eccezionale, insolito e di non facile appropriazione.

Come nei migliori esempi di architettura svizzera contemporanea, i dettagli costruttivi sono stati curati con un’attenzione particolare per la disciplina tettonica degli assemblaggi e per gli aspetti legati alla fisica della costruzione e alla sostenibilità. L’esecuzione in opera dei dettagli più difficili sembra impeccabile. A momenti si ha l’impressione che i movimenti e le possibilità di arredare gli spazi siano stati già predeterminati dal disegno architettonico e che tutto ciò che può succedere sia stato pensato fino all’ultimo dettaglio. Ma poi l’austerità degli spazi fa venire il dubbio che forse sono stati immaginati idealmente vuoti, come un’installazione di pura luce.

Se l’austerità dell’espressione della casa verso l’esterno sembra essere necessaria per instaurare un rapporto convincente con il paesaggio circostante, la stessa austerità e la riduzione del linguaggio negli interni risultano un po’ inquietanti nel momento in cui ci si rende conto che ogni dettaglio è stato attentamente pensato. La forte riduzione della gamma cromatica delle superfici interne e il trattamento degli spazi del piano terreno come se fossero degli spazi esterni sembrano indicare una difficoltà nell’immaginare un’espressione più soggettiva di domesticità in questo contesto.

Forse, una volta che il giardino avrà preso radici stabili e sarà passata qualche stagione, quando la patina dei vari materiali sarà parte dell’espressione complessiva dello spazio e le superfici "perfette" della costruzione recente riceveranno tracce di uso, lo spazio interno parlerà con più naturalezza di vita domestica e di quotidianità. Per il momento la presenza degli eleganti serramenti metallici all’interno degli ambienti, con i vetri di grande formato e i profili assemblati ad alta precisione, introduce inevitabilmente nello spazio austero dell’interno una connotazione di tecnologia sofisticata, che non è forse del tutto conforme a ciò che la leggerezza e la naturalezza dell’espressione della casa verso l’esterno promettevano: una vita meno formale e non necessariamente soggetta alla tecnologia dei tempi recenti.

Dal punto di vista strettamente architettonico, la casa non sembra avere l’ambizione di essere un’opera d’arte unica, ed è questa secondo me la sua più grande qualità. Le idee che stanno alla base del progetto e il lessico costruttivo impiegato nella sua materializzazione sono facilmente riconducibili a un repertorio consolidato e condiviso nella cultura architettonica svizzera contemporanea. La declinazione convincente di una tipologia di intervento che possa servire come riferimento valido per altri casi analoghi offre un contributo significativo a questo repertorio collettivo, suggerendo un possibile scenario alternativo all’edilizia senza qualità che caratterizza le aree residenziali della periferia urbana. 

Mihail Amariei

Luogo Gorduno

Committenza Tatiana e David Bacciarini

Architettura e architettura del paesaggio Michele Arnaboldi Architetti Sagl, Minusio

Collaboratori Carlo Barra, Sylvia Timko

Impresa F.lli Tenconi SA, Gordola

Ingegneria civile Pianifica Ingegneri Consulenti, Locarno

Progetto impianti RVCS Studio AGS, Locarno

Progetto impianti elettrici Progettazioni elettriche Poncini, Verscio

Fisica della costruzione e acustica Studio AGS, Locarno

Fotografia Nicola Roman Walbeck, Düsseldorf

Date progetto 2016, realizzazione 2017-2018

Certificazione o Standard energetico Minimo di legge / Ruen 2009

Categoria edificio, (Ae) 168.3 m2

Fattore di forma (Ath/Ae) 2.28

Riscaldamento e acqua calda Termopompa aria-acqua

Requisito primario
involucro dell’edificio 145 MJ/ m2

Qui si possono leggere tutti i testi del dossier «Le case degli altri», e qui l'editoriale. Questo scritto inaugura una nuova "stagione" della serie, composta da tre puntate:

  • Mihail Amariei su Michele Arnaboldi Architetti: Casa Bacciarini a Gorduno
  • Anne-France Aguet su Pesenti Quadranti Hubmann: Case a Collina d’Oro
  • Giulia & Hermes Killer architetti su Piero Conconi: Casa a Muzzano


Questo dossier è concepito come un luogo di riflessione comune; per commenti, suggerimenti, critiche si può scrivere a web [at] espazium.ch (questo indirizzo).

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