Ca­se al Cios­set­to

Sementina

Le case al Ciossetto sono il risultato di un processo anomalo dove il raggiungimento degli obiettivi non segue un percorso né lineare né abituale. Il risultato finale di questo processo è figlio della fiducia nella capacità della geometria, e quindi della struttura, di sopportare compromessi annunciati e gestire equilibri precari.

Publikationsdatum
29-12-2015
Revision
29-12-2015

Due mandati, un progetto

La committenza delle due case non è unica e i due committenti non si conoscevano prima dell’acquisto del terreno. Tutti gli specialisti e gran parte delle ditte intervenuti nella prima costruzione sono diversi da quelli intervenuti nella seconda. Le esigenze funzionali dei due proprietari, così come le tempistiche e le modalità di costruzione, sono anche diverse. Senza competenze tecniche-costruttive e quindi intenzionato a farci seguire l’intero iter di realizzazione, il primo. Titolare dell’impresa di costruzione e quindi intenzionato a gestire personalmente sia la direzione dei lavori che il controllo dei costi, il secondo.

L’area dove sono inserite le case ha una magnifica apertura verso il piano di Magadino e si trova nel punto dove il finale occidentale della strada che cinge il delta della Sementina incontra il piede della montagna. Situati tra il nuovo centro comunale di Sementina e la vecchia chiesa parrocchiale, i terreni appartenevano a una grossa tenuta agricola che negli anni è stata frammentata in piccole e scriteriate parcelle da destinare a case d’abitazione. Nel tentativo di creare un fronte unitario – tra chiesa e nuovo centro – capace idealmente di sostenere l’affaccio di tutto il comune verso la piana che si apre a sud, e malgrado la condizione frammentaria dell’incarico, il desiderio, apparentemente contradditorio, è quello di interpretare i due mandati come un progetto unico. Ossia di trovare un denominatore comune che detti le regole di entrambe le costruzioni nel rispetto delle specifiche differenze programmatiche.

I soggiorni di entrambe le case sono pensati come terrazze proiettate nel paesaggio. Posti al primo piano, permettono di superare con lo sguardo il vigneto antistante e di mettersi al riparo dagli sguardi dei passanti lungo il percorso che collega il centro civico alla chiesa. La copertura è formata da grandi travi che riducono al minimo i portanti verticali e massimizzano così la visione panoramica. I solai sono sospesi o appoggiati alle travature comprimendo o dilatando gli spazi interni a seconda dei bisogni. Questo gioco crea sui tetti terrazze protette dagli sguardi esterni.

L’intera area di progetto è suddivisa secondo un raster di circa 5 metri per 5 metri e ogni abitazione è composta da due quadrati di circa 10 metri per 10 metri occupati uno dalla zona giorno e l’altro dalla zona notte. I vuoti e i pieni si alternano con dimensioni identiche. Nella prima casa i due quadrati abitati sono posti l’uno sull’altro mentre nella seconda sono affiancati e sospesi sopra il piano terra che rimane libero. In entrambe le case la struttura verticale dei singoli quadrati è mono-orientata e perpendicolare l’una rispetto all’altra garantendo la stabilità dell’insieme.

Tutto ciò che non concerne né geometria né struttura è lasciato libero di prendere forma a seconda dei bisogni.

Impostazione rigorosa

La struttura dell’edificio è stata ideata in stretta collaborazione con l’architetto. Quali ingegneri ci siamo occupati, oltre che delle necessarie verifiche strutturali, dello studio dei dettagli imposti dalle condizioni termiche che sovente complicano e/o limitano in modo importante le opzioni esecutive delle edificazioni in calcestruzzo armato a vista. 

Nel caso specifico, grazie alla geometria dell’edifico e alla scelta di eseguire dei tagli termici di spessore contenuto, è stato possibile realizzare questa struttura relativamente complessa ed esigente a costi contenuti.

Nell’ambito della progettazione esecutiva è stato importante seguire l’impostazione rigorosa iniziale definita dall’architetto senza banalizzarla. La sola modifica rispetto all’idea originale, dettata da motivi di opportunità, è stata quella di appoggiare parte del perimetro della soletta del piano terra su dei muri già definiti, invece di sospenderla alla grande trave di bordo superiore tramite tiranti posti negli angoli. Questa soluzione statica ha permesso, oltre che di razionalizzare i costi, di meglio evidenziare, differenziandole, le caratteristiche specifiche dei due edifici.   

L’ingegnere, con un suo attivo contributo, può facilitare l’architetto nella realizzazione di strutture relativamente complesse anche nell’ambito di commesse edili di dimensioni contenute.

Casa A (due piani)

Architettura: Guidotti Architetti; Monte Carasso

Collaboratrice: T. Delorenzi

Ingegneria civile: Messi & associati; Bellinzona

Impresa di costruzione: GR Costruzioni Sagl; Monte Carasso

Fotografia: Sabrina Montiglia; Lugano

Date: progetto 2009, realizzazione 2012

 

Casa B (un piano)

Committenza: Raniero Guidotti

Architettura: Guidotti Architetti; Monte Carasso Collaboratrice T. Delorenzi

Ingegneria civile: Edy Toscano AG; Zurigo

Impresa di costruzione: GR Costruzioni Sagl; Monte Carasso

Fotografia: Sabrina Montiglia; Lugano

Date: progetto 2009, realizzazione 2013

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