Van­tag­gi del con­cor­so d’ar­chi­tet­tu­ra a pro­ce­du­ra li­be­ra

Per i concorsi d’architettura, meglio la procedura libera o quella selettiva? Una più ampia messa in concorrenza, idee più innovative e un miglior coinvolgimento delle giovani leve parlano, nella maggior parte dei casi, a favore della procedura libera.

Data di pubblicazione
08-04-2019
Monika Jauch-Stolz
Presidente della commissione SIA 142/143 per concorsi e mandati di studio paralleli

Da ben 140 anni, i concorsi d’architettura e d’ingegneria, realizzati in conformità del regolamento SIA 142, vantano una tradizione la cui reputazione oltrepassa i confini svizzeri. La messa in concorrenza promuove l’innovazione, contribuisce all’ottimizzazione delle qualità architettoniche e ingegneristiche, migliora la funzionalità, l’economicità, la sostenibilità e, non da ultimo, il valore sociale di un’opera. I concorsi sono dunque il migliore strumento per promuovere una cultura della costruzione di alto livello qualitativo.

Procedura libera e procedura selettiva – ecco le differenze

Ai sensi del regolamento SIA 142, un concorso può essere organizzato mediante una procedura libera, selettiva o a invito. I committenti privati sono liberi di scegliere la procedura più consona e possono persino attribuire gli incarichi direttamente. La Confederazione, i cantoni e i comuni, come pure altre istituzioni che sottostanno alla legge federale sugli acquisti pubblici, hanno invece l’obbligo di indire una gara d’appalto pubblica per i mandati di progettazione e di costruzione i cui costi superano un dato valore soglia. L’aggiudicazione del mandato avviene pertanto mediante una procedura di messa in concorrenza conforme alle disposizioni legali. In questo caso, è possibile scegliere tra la procedura libera o la procedura selettiva. Nella procedura libera il committente mette pubblicamente a concorso la commessa prevista. Tutti i professionisti interessati e autorizzati a partecipare possono dunque inoltrare una soluzione progettuale pertinente. Anche nel caso della procedura selettiva la gara d’appalto è pubblica. Qui tuttavia i progettisti che desiderano prendere parte al concorso devono prima inviare la propria candidatura. In questo caso, l’ente banditore sceglie, con una procedura di qualificazione, gli specialisti che, tenuto conto delle referenze e delle competenze attestate, si dimostrano i più adeguati a fornire la soluzione auspicata. Oggi, tutto sommato, e l’esperienza raccolta dalla SIA nell’ambito della verifica dei programmi di concorso lo dimostra, si tende a prediligere l’idea della preselezione.

Una procedura a invito mascherata sotto un altro nome?

Di regola, nel caso della procedura selettiva, il numero effettivo di specialisti che soddisfano le condizioni di partecipazione e di qualificazione stabilite supera spesso quello definito dall’ente banditore. I progetti di referenza presentati dai candidati devono dunque essere confrontati a tavolino, valutati ed esaminati dalla giuria. La documentazione inoltrata però spesso non è sufficientemente esaustiva, ciò per forza di cose, data la forma succinta in cui bisogna presentare i dossier di candidatura. Confrontare i progetti si rivela dunque un compito piuttosto difficile. Inoltre, dato che nel caso della procedura selettiva la preselezione non avviene in forma anonima, visto da fuori si potrebbe avere l’impressione che la giuria selezioni i vari uffici in base alle persone che vi lavorano e non ai progetti realizzati e presentati come referenza. Può dunque sorgere il sospetto che ci si trovi di fronte a una procedura a invito mascherata sotto altre sembianze, il che violerebbe la legislazione sugli acquisti pubblici e potrebbe far aumentare il rischio di ricorsi.

La preselezione non garantisce la miglior soluzione

Limitando il numero di concorrenti a coloro che meglio sono in grado di fornire la prestazione richiesta, molti enti banditori sperano di ridurre gli oneri legati all’organizzazione e di raccogliere soluzioni di più alto livello qualitativo. L’esperienza mostra tuttavia che la procedura selettiva non è garante né dell’una né dell’altra cosa. Spesso si esigono documenti superflui che non fanno altro che aumentare la mole di lavoro necessaria per l’esame preliminare dei dossier. Inoltre, non è detto che la qualità dei progetti proposti sia più elevata perché anche gli studi più rinomati non sono in grado di fornire sempre e sistematicamente, per ogni mandato, la soluzione ottimale. Quest’ultimo aspetto si spiega ad esempio tenendo conto del fatto che gli studi partecipano contemporaneamente a diversi concorsi, giungendo talvolta al limite delle proprie risorse. Oppure, visto che per l’esecuzione di un dato mandato, sono sempre gli stessi concorrenti a entrare in gioco, si insinua una certa «routine progettuale» che finisce per inibire la forza innovativa. Inoltre, la preselezione crea una sorta di falsa attrattiva, i professionisti infatti sono spinti a specializzarsi in un certo tipo di mandati, ciò per riuscire a soddisfare meglio i criteri di qualifica corrispondenti e accrescere così le proprie chance. Da ultimo, per i progettisti alle prime armi riuscire a partecipare è tutt’altro che scontato. Di regola, solo un numero limitato può inoltrare la propria candidatura; i giovani possono ad es. candidarsi presentando dossier di concorso che non poggiano direttamente su mandati simili a quello messo in concorrenza oppure progetti in cui hanno collaborato come liberi professionisti insieme ad altri uffici. Ma anche questa opzione spesso racchiude la difficoltà di riuscire a distinguere quali prestazioni siano effettivamente farina del proprio sacco.

La procedura libera – un’«assurdità economica»?

Con la procedura libera sono date pari opportunità anche agli studi giovani ed esordienti, che possono raccogliere preziose esperienze e consolidare le proprie competenze. Evidentemente, in questo caso, il numero di partecipanti sarà più elevato che non con una preselezione e l’esposizione dei progetti richiederà un’organizzazione un po’ più impegnativa, ma in cambio il committente avrà a disposizione un ampissimo ventaglio di soluzioni tra le quali potrà scegliere la migliore. Questa argomentazione, da sola, dovrebbe bastare a indebolire il pregiudizio, piuttosto diffuso, secondo cui i concorsi a procedura libera sarebbero un’«assurdità economica», soprattutto sullo sfondo di un’economia di libero mercato, di cui anche la Svizzera si dice promotrice. Infine, i concorsi a procedura libera offrono agli architetti la possibilità di misurarsi con i propri pari in una cerchia di concorrenti molto più ampia e di migliorare le proprie prestazioni.

2 a 1 per la procedura libera

Di regola, per un gran numero di commesse, la procedura libera è certo la forma di messa in concorrenza più adatta. La procedura selettiva può trovare una giustificazione nel caso di incarichi particolari, altamente complessi e specialistici, la costruzione di una prigione o di un ospedale. Gli oneri in termini di tempo e di spese sono circa identici sia per l’una che per l’altra procedura. Se tiriamo le somme, tuttavia, l’aumentata competitività, lo stimolo innovativo che ne consegue e, non da ultimo, il libero accesso ai concorsi da parte dei giovani professionisti, parlano a favore della procedura libera.

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