Un progetto territoriale per la Città di Mendrisio
Uno sviluppo territoriale tumultuoso
Un primo sguardo a volo di uccello sul territorio della Città di Mendrisio ci permette di introdurre il tema. Limitato a nord dal lago Ceresio, aperto a sud verso la grande Pianura padana, chiuso a est e a ovest, rispettivamente dalle scoscese pendici del Monte Generoso e da un’area che sale più dolcemente dal fondovalle verso il San Giorgio e che ospita vigneti e i nuclei di alcuni villaggi, il territorio si offre al nostro sguardo. L’isoieta di 400 m funge da frontiera tra due sistemi. Infatti sotto questo limite, sul fondovalle, come in molti altri luoghi del cantone, troviamo residenze, grandi superfici commerciali, capannoni, strutture per la logistica, aree destinate all’agricoltura; uno spazio che è inoltre attraversato da due strutture lineari, la ferrovia e l’autostrada. Oltre a fornire un buon collegamento, queste sono all’origine di una cesura spaziale ed ecologica tra i due versanti. In questa area sono presenti i maggiori conflitti per l’uso del suolo.
Sul fondovalle, dalla sorgente in località Santa Margherita fino alla foce nel lago Ceresio a Riva San Vitale, scorre poi il riale Laveggio, in parte circondato da una pregiata area verde con alcune oasi naturalistiche: per certi versi può essere visto come l’elemento connettivo dell’intero comparto. In un suo studio del 2017, l’associazione Cittadini per il territorio suggeriva di assumerlo come parco, primo passo per uno sviluppo territoriale sostenibile. Aggiungiamo che gli studi prodotti dal Laboratorio Ticino dell’Accademia di architettura, in particolare il volume 4 dell’Atlante Città Ticino, dedicato al Comprensorio Triangolo insubrico sono stati un importante strumento, utile nello sviluppo dei lavori.
Ma ciò che vediamo oggi altro non è che l’esito formale della trasformazione dell’ambiente ad opera di successivi cicli e momenti di territorializzazione. Regione un tempo caratterizzata da una forte componente rurale (cerealicoltura, tabacco, vite, allevamento di bachi da seta) e dal paesaggio agrario definito dalla mezzadria, a partire dal dopoguerra si è profondamente trasformata. Il segnale di queste trasformazioni paesaggistiche e urbanistiche, ma pure dei processi di cambiamento sociale, è stata la costruzione dell’autostrada (i primi cantieri sono sorti a Chiasso nel 1961). Non possiamo dimenticare che lo sviluppo territoriale del Mendrisiotto è stato, ed è tuttora, condizionato dalla presenza della frontiera e dei suoi molteplici effetti: gestione degli scambi, passaggio di vie di comunicazione internazionali, soprattutto rendite di posizione dovute a differenze istituzionali e di contesto, e conseguente sviluppo di specifiche attività economiche con posti di lavoro in molti casi occupati da una manodopera frontaliera. Così, sotto la spinta dell’economia post-fordista e delle dinamiche della globalizzazione, prima lentamente, poi in modo tumultuoso, una nuova trama si è sovrapposta alla precedente. Nelle aree centrali e pianeggianti sono sorte nuove attività legate all’industria e al commercio, ma pure alla formazione superiore (come l’Accademia di architettura e, prossimamente, la SUPSI). Uno sviluppo delle aree residenziali nella periferia, una significativa suburbanizzazione e una – ancora contenuta – periurbanizzazione nelle zone collinari e di montagna hanno portato il tessuto urbano ad espandersi.
L’area è oggi percorsa da un efficace sistema di trasporti: oltre alla N2 e alla linea ferroviaria (per ora AlpTransit si ferma a Lugano e il suo eventuale sviluppo a sud – e una eventuale finestra su Mendrisio – è ancora da immaginare), il collegamento TILO sull’asse nord-sud e in direzione di Stabio e di Varese e poi verso l’aeroporto di Malpensa. In generale, il Mendrisiotto deve far fronte alle problematiche e alle opportunità poste da una nuova territorialità, condizionata dalla globalizzazione e dalle nuove sfide proprie di una regione di frontiera.
Vista dall’alto, la regione ci appare come un grande insieme costellato da punti e filamenti dalla forte intensità urbana, dalla presenza di zone verdi e delle reti di collegamento. Quelli che erano il «Magnifico borgo» e i villaggi circostanti, nel corso di un processo conclusosi nell’aprile 2013 e avvenuto in tre fasi distinte (2004, 2009, 2013), sono confluiti nella Città di Mendrisio, una entità che al momento comprende 10 comuni, occupa una superficie di 31,95 km2 e ospita 15.567 abitanti (2017). L’avvento del nuovo organismo politico e territoriale ha portato con sé grandi opportunità di riordino e di valorizzazione, ma richiede una fine lettura e – soprattutto – la risoluzione della questione dell’armonizzazione dei Piani regolatori (allestiti in momenti diversi e dotati di logiche urbanistiche diverse) degli ex comuni, ora divenuti quartieri del nuovo organismo urbano. Per gestire questo territorio, per migliorare la qualità di vita dei cittadini e per promuovere sostenibilità e qualità paesaggistiche, la Città di Mendrisio ha deciso di allestire un Piano Direttore comunale (PDc). L’intento era quello di proporre un concetto strategico per lo sviluppo territoriale della Città. Ma quali indirizzi dare all’evoluzione di questo territorio? Quali le sue potenzialità e quali i punti critici? Come fornire una risposta spaziale agli obiettivi del documento prodotto dall’autorità politica Strategie Mendrisio 2030?
Pensare l’urbanistica aprendo gli orizzonti al paesaggio
Le nuove condizioni sono state le premesse per pensare di ricostruire quel rapporto sinergico tra paesaggio, luogo, collettività che, negli anni della crescita, è andato in buona parte perso. Una particolare attenzione è stata posta nella problematizzazione e nella definizione degli obiettivi. Il territorio di Mendrisio, per usare il linguaggio di Alberto Magnaghi, è quello di una «bioregione urbana», le sue caratteristiche non costituiscono un semplice supporto alle attività ma rappresentano un punto denso di storia naturale e sociale. A questo proposito, nell’elaborazione di un masterplan, è sin dall’inizio importante identificare le «invarianti strutturali di lunga durata» (caratteri idrogeomorfologici, ecosistemici, caratteri dei sistemi agro-forestali, struttura dei sistemi insediativi), così come le regole di funzionamento e di trasformazione del paesaggio. E ciò, prestando particolare attenzione al patrimonio storico-territoriale, agli spazi aperti e alle strutture ecologiche. Queste ultime non vengono più considerate come semplici resti, ma piuttosto come elementi connettivi da cui partire per pensare alle forme della città. In particolare, è stato chiesto ai progettisti di considerare l’asse del Laveggio come un elemento strutturante.
Anche lo spazio pubblico e la sua organizzazione hanno assunto un ruolo centrale e qualificante e al disegno di piazze, strade e giardini, agli accessi all’acqua è stato attribuito un valore particolare. Dunque, il paesaggio è stato visto come una matrice densa di storia sociale e naturale di cui occorreva evidenziare valori, l’identità profonda e, in ultima analisi, è stato considerato come l’idea regolatrice del progetto. Inoltre, come in ogni regione, il territorio della Città di Mendrisio può essere considerato – per utilizzare un concetto proprio dell’economia e della geografia dello sviluppo locale – come un «capitale territoriale e sociale»: oltre al paesaggio, al patrimonio, alle risorse vi sono pure le competenze, il saper fare collettivo, le istituzioni, la vivibilità, la fruibilità e attrattività del territorio. Ciò permette di individuare gli asset in grado di inserire in modo virtuoso la dimensione locale in un contesto più ampio (come si legge anche nel testo di Remigio Ratti). Nella visione che ha guidato i lavori di preparazione, l’insieme di queste particolarità è stato assunto come condizione di partenza per sviluppare il progetto.
Insomma, ciò che ci si attendeva dai progettisti non era un progetto sul territorio bensì un progetto di territorio. Sulla base di uno scenario che si proietta al 2030, e in sintonia con le nuove direttive della Legge sulla Pianificazione del territorio e, in particolare, con le indicazioni del Piano Direttore cantonale che incentivano lo sviluppo centripeto, il nuovo masterplan dovrà dare le indicazioni per interpretare le componenti di sviluppo sostenibile della Città di Mendrisio e individuare una distribuzione efficace delle diverse funzioni dell’abitare, del lavorare, della ricerca e del tempo libero. A questo proposito, si è chiesto ai team partecipanti di identificare i luoghi dove sarebbe stato possibile proporre una densificazione, di prestare una particolare attenzione ai punti di accesso delle reti di trasporto pubblico, così come ai nodi intermodali e alla mobilità lenta. All’interno dell’intero processo occorreva prestare una particolare attenzione ai cittadini, promovendo una «coscienza di luogo», cioè la consapevolezza del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali da parte degli abitanti in modo tale da far diventare il PDc anche un efficace strumento di identificazione con la città e i suoi quartieri.
Un percorso progettuale di conoscenza collettiva
Il Municipio della Città di Mendrisio ha scelto di realizzare il PDc avvalendosi della procedura denominata «Mandati di studio paralleli», così come definito nel regolamento SIA 143. Sono stati coinvolti e chiamati a proporre le loro visioni tre gruppi selezionati a livello nazionale, uno per ogni maggiore regione linguistica. Ogni team pluridisciplinare avrebbe dovuto essere composto da un architetto e da un architetto paesaggista, con la possibilità e il suggerimento di completare gli effettivi e le competenze con altri specialisti. Sin dall’inizio dei lavori sono state identificate le aree di intervento. La prima, più vasta, era definita dai limiti comunali e istituzionali. La seconda, dai limiti più aperti, corrispondeva con quella che è stata chiamata «sezione territoriale paesaggistica», uno spaccato di territorio posto perpendicolarmente rispetto all’andamento maggiore della topografia e rappresentativo delle specificità di un’area più ampia, per sviluppare la strategia progettuale. La terza area definiva l’ambito per un approfondimento progettuale ancora più dettagliato. Dopo un incontro iniziale plenario che ha permesso di precisare gli intenti e di creare una base conoscitiva comune, tre momenti di scambio e di discussione (workshop) hanno strutturato i lavori. Si è ritenuto che la riflessione dovesse costantemente adottare un approccio multiscalare capace di unire la dimensione regionale e sovraregionale con quella del territorio di Mendrisio e dei suoi quartieri. In occasione della prima scadenza è stato richiesto ai progettisti di fornire una visione generale del territorio a «grande scala» (la prima area di intervento); nel secondo momento è stata chiesta l’elaborazione della «sezione territoriale-paesaggistica»; infine, nel corso dell’ultimo incontro, è stata richiesta l’analisi di un comparto a una scala di maggiore dettaglio da inserire in una lettura transcalare (comunque presente in tutte le fasi) e una visione d’insieme delle soluzioni proposte.
Avviata con una decisione politica del marzo 2017, la procedura si è conclusa nella primavera del 2018 con la presentazione delle soluzioni e dei progetti da parte dei tre team. Composto da politici, tecnici comunali, rappresentanti della cittadinanza, il gruppo di lavoro che ha seguito tutta la procedura era rappresentativo delle diverse sensibilità e competenze. Un Collegio d’esperti costituito da politici e tecnici rappresentanti della Città di Mendrisio e da professionisti con specifiche competenze in urbanistica e architettura, architettura del paesaggio, geografia e scienze regionali, ha seguito i lavori e, tappa dopo tappa, ha valutato i prodotti messi a disposizione. Ha inoltre discusso con i progettisti, suggerendo approfondimenti o, eventualmente, correzioni di rotta. Questo processo ha permesso di produrre un’analisi approfondita delle identità territoriali e paesaggistiche, una diagnosi che ha evidenziato le maggiori problematiche e, soprattutto, ha messo a disposizione tre diversi scenari di sviluppo territoriale confrontabili. Nelle sue valutazioni il Collegio degli esperti ha poi suggerito di assumere uno tra i tre approfondimenti (si veda la valutazione del Collegio degli esperti). Non da ultimo, questa operazione ha generato un dinamico processo di apprendimento collettivo che ha coinvolto tutti i partecipanti (politici, esperti, progettisti) e che, anche in occasione dei prossimi passi che si vorranno compiere e che porteranno verso il nuovo Piano regolatore della Città di Mendrisio, saprà sprigionare le sue energie.
Bibliografia
- M. Arnaboldi (a cura di), con la coll. di E. Sassi e F. Rizzi, Atlante Città Ticino 4. Comprensorio triangolo insubrico, Mendrisio Academy Press, Mendrisio 2017.
- Associazione cultura popolare (a cura di), Mendrisiotto sguardi e pensieri, Associazione cultura popolare, Balerna 1986.
- Città di Mendrisio, Strategie Mendrisio 2030. Obiettivi strategici per lo sviluppo sostenibile della Città di Mendrisio, Mendrisio 2015.
- Cittadini per il territorio, Parco del Laveggio. Progetto modello. Sviluppo sostenibile del territorio 2014-2018, Mendrisio 2017.
- A. Magnaghi, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Bollati Boringhieri, Torino 2010.
- A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana, Laterza, Roma-Bari 2016.
- A. Martinelli (a cura di), Paesaggio senza identità? Per una geografia del progetto locale. Atti del convegno del Monte Verità del 20-21 ottobre 2012, GEA-associazione dei geografi, Bellinzona 2014.
- G.P. Torricelli, S. Garlandini, La frontiera e le mappe. Evidenze demografiche e socioeconomiche tra Svizzera e Italia 2010-2014, 2017.
- A. Vigani, Trasporti e sviluppo territoriale negli spazi intermedi: l’esempio della regione insubrica, Tesi di dottorato in geografia, Université de Lausanne, Faculté des géosciences et de l’environnement, Lausanne 2016.
Claudio Ferrata e Stefano Tibiletti hanno coordinato la procedura dei mandati di studio in parallelo di progetto per lo sviluppo del Piano Direttore comunale (PDc) della Città di Mendrisio insieme all’architetto Elisa Cherubini, dipl. AAM (Architetti Tibiletti Associati).