Un pe­cu­lia­re ap­proc­cio per la re­sti­tu­zio­ne del­la me­mo­ria

Il progetto del team EMI per il comparto scolastico di Trevano

Data di pubblicazione
29-02-2024

La realizzazione delle strutture universitarie ticinesi, almeno da un decennio a questa parte, ha avuto quale virtuoso esito la rigenerazione urbana delle aree interessate, nell’ottica di una valorizzazione degli insediamenti attraverso le peculiarità delle localizzazioni.

Anche il progetto del Team EMI1 raccomandato dal Collegio di esperti nell’ambito della procedura di mandati di studio paralleli per il comparto scolastico di Trevano, promossa dalla Sezione della logistica del DFE, riconferma questo tipo di approccio.

Grande sensibilità è dimostrata per il luogo, le peculiarità e qualità paesaggistiche dello stesso oltre che per la sua memoria, riuscendo a donare, grazie a una delicata collocazione delle volumetrie richieste, un nuovo equilibrio alle diverse parti.

Il sito risulta essere quasi un’isola rispetto al contesto urbano circostante, posto su un promontorio che domina l’area in rapida crescita di Cornaredo. In loco già nel XII secolo sorgeva un castello e dal 1870 è iniziata una progressiva trasformazione che ha avuto quale primo esito una spettacolare villa neoclassica, circondata da un parco con diversi padiglioni sparsi nelle aree disegnate a giardino inglese. Nel tempo si avvicendarono tre proprietari, infine la villa divenne di proprietà del Cantone nel 1930. Nel 1967 si decise la demolizione e la costruzione del nuovo complesso scolastico, che ospitò la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, il Centro professionale tecnico, la Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali oltre alla Scuola media di Canobbio.

Oggi, non essendo più il complesso in grado di soddisfare le esigenze di utilizzo di una scuola moderna, è stato deciso di lanciare uno studio per la ricollocazione dei diversi comparti scolastici e volto a creare strutture ricettive, aree verdi e nuove accessibilità. Il progetto segnalato mostra un approccio razionale e oggettivo, senza però tralasciare il soggetto e le qualità percepibili per quest’ultimo, ben distante dalla tendenza del passato di far tabula rasa.

La demolizione dell’esistente infatti, non è stata tanto la premessa per restituire la memoria storica al luogo quanto piuttosto il modo fine di preservare le componenti edificate del centro studi e di realizzare i loro ampliamenti, in grado così di valorizzare anche la memoria più recente, introducendo per l’insieme una dimensione contemporanea.

Il mantenimento non solo strutturale, ma anche di usi e funzioni già presenti e frequentate del sito si è dimostrato una sottile strategia con la possibilità di ottenere un risultato complessivo ricco di contenuti e sfumature. Collegando i diversi strati temporali presenti all’interno del sito, l’obiettivo del progetto è quello di riportare alla luce le qualità paesaggistico-topografiche e quelle storico-culturali, cercando di renderle tangibili così da accrescerne l’utilizzo e la qualità, nell’apprezzamento di un luogo speciale.

Chiari collegamenti, spazi pubblici con gerarchie e diversi caratteri, precisi e identitari, compongono l’insieme. Nel riutilizzo degli stabili esistenti si mantiene la sostanza architettonica essenziale e anche i nuovi edifici, collocati sui sedimi di quelli esistenti, per il minor uso di suolo e per preservare il parco, dimostrano grande pulizia tettonica.

Il concetto paesaggistico mira a legare nuovamente la collina di Trevano al paesaggio luganese; a tal fine, il bosco a ovest sarà riqualificato e completato, cingendo il comparto e fungendo da protezione del traffico, il tutto con giochi di densità e aperture, in corrispondenza di elementi storici o per esempio verso sud, aprendo la vista sulla piana, reminiscenza della villa ottocentesca.

All’interno di questa cornice boschiva, gli edifici formano tre isole con tratti specifici, per collegare le quali l’asse centrale storico verrà mantenuto e ampliato, mentre i percorsi pedonali, staccandosi da quest’ultimo, sulla base di quelli storici, si snoderanno attraverso il parco, collegandolo e rimettendo in scena i monumenti storici.

Anche gli spazi pubblici delle piazze sono luoghi di incontro, di arrivo e orientamento all’interno del complesso e giocano un ruolo decisivo nell’insieme, caratterizzandosi per i diversi tipi di vegetazione.

La prima isola, più a sud, chiamata Agorà, presenta al suo centro una grande piazza collegata a Cornaredo con una funicolare. Essa è delimitata dagli edifici degli architetti Pagnamenta e Marazzi che saranno conservati, accuratamente rinnovati e integrati con aggiunte e ampliamenti per ospitare il Centro scolastico per le industrie artistiche, il refettorio, l’Aula Magna, la biblioteca e altri spazi generici. Più a nord, sul sedime di un edificio esistente, da demolire, sorgerà lo stabile che ospiterà la piscina coperta. L’edificio, sfruttando la topografia esistente, limita l’impatto volumetrico, i movimenti di terra e porta qualità anche ai percorsi all’interno dell’edificio: gli utenti, infatti, entrando nel corpo dei servizi lungo l’asse principale, raggiungono la piscina scendendo a quota più bassa nella vasca e acquistano la vista sull’intorno.

La seconda isola, denominata Cortile, si trova in posizione baricentrica nel parco, con gli edifici che formano una forte figura a H con due cortili aperti, una piazza lapidea che riprende quella esistente rivolta verso l’asse pedonale e un cortile erboso verso il bosco. Gli stabili accoglieranno l’Istituto della transizione e del sostegno del Sottoceneri. Parte dei fabbricati saranno mantenuti, mentre verso sud, un nuovo edificio con un’efficiente struttura a pettine ospiterà le funzioni principali più ampie, permettendo grande flessibilità di uso ed espansione futura. Nella parte sottostante, facendo uso del grande solco del manufatto preesistente, troverà posto l’autorimessa ospitando gran parte dei veicoli degli utenti.

La terza isola, più a nord, chiamata Parterre, ospiterà la Scuola media di Canobbio e le infrastrutture sportive con otto palestre. Gli edifici avranno al centro una piazza con gli ingressi distinti che si eleva e diventa una tribuna. Aver lavorato sullo stesso sedime degli stabili esistenti ma con proporzioni più snelle ha permesso di recuperare lo spazio per posizionare le aree sportive esterne in un generoso parterre-radura che godrà di una meravigliosa vista sul paesaggio e sui monti in lontananza. I materiali dei fabbricati esistenti saranno smontati e in parte utilizzati per le nuove costruzioni.

Il progetto nel suo complesso ha il grande pregio di mettere in discussione e applicare un ripensamento generale delle modalità d’intervento sul costruito, anche in termini ecologico-sociali, cercando di anticipare le conseguenze e gli effetti collaterali indesiderati degli interventi architettonici e materiali, indagando i possibili margini d’azione.

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