Un ca­lei­do­sco­pio sot­to il so­le al­ge­ri­no

Residenza dell’ambasciatore svizzero ad Algeri

Collage, riferimenti, frammentazioni: il concorso per la residenza dell’ambasciatore svizzero ad Algeri ha premiato la creatività di architetti che preferiscono ispirarsi alla storia dell’arte e dell’architettura, ma anche alle loro esperienze quotidiane, piuttosto che «prendere spunto dal contesto». La giuria sostiene dunque un metodo che privilegia l’autonomia e suggerisce variazioni audaci alla tipologia architettonica tradizionale dell’ambasciata.

Data di pubblicazione
30-11-2020

Il sorprendente progetto della futura residenza dell’ambasciatore svizzero ad Algeri trae ispirazione non tanto dall’architettura algerina quanto dai cortili del quartiere zurighese di Binz. Da qui nasce infatti l’idea della «frammentazione degli elementi architettonici» tanto cara agli autori del progetto, Oliver Lütjens e Thomas Padmanabhan. Per recarsi nel loro studio, si attraversa un cortile su cui si affacciano depositi e botteghe artigiane, un amalgama di lamiere, legno, piastrelle e vetro, con automobili e furgoni parcheggiati qua e là. Si costeggia un edificio le cui aperture in serie sono dei semplici rettangoli ritagliati nell'intonaco, ci si infila in un groviglio di volumi, si sale qualche gradino, si costeggiano passerelle metalliche finché si trova l’ingresso, all’ombra di alberi ad alto fusto che sovrastano lo stretto viottolo lastricato ammantato di foglie. L’ingresso è un’ampia porta vetrata; basta uno sguardo per cogliere la cifra dello studio, un unico generoso e luminoso locale. Da lì, bisogna scendere ancora qualche gradino in legno sostenuto da due montanti d’acciaio per raggiungere i lunghi pannelli posti su treppiedi e alcuni spettacolari plastici di cartone bianco in scala 1:20, tra i quali vi è anche quello del progetto «Papillon», proposta per la nuova residenza dell’ambasciatore svizzero ad Algeri.

Da questo laboratorio zurighese, gli architetti dello studio Lütjens Padmanabhan producono un’architettura viva e audace. È dal collage urbano diversificato che caratterizza il quartiere di Binz che i due architetti hanno trovato una risposta ­originale alla domanda di rappresentatività della residenza dell’ambasciatore svizzero, una domanda che il rapporto della giuria ha così formulato: «Come ­veicolare nel mondo i valori di apertura, integrazione e innovazione all’insegna della sobrietà?».1

Per la residenza dell’ambasciatore ad Algeri, Lütjens e Padmanabhan rifiutano fermamente qualsiasi forma di orientalismo in favore di un’espressività informale. Un atteggiamento non contestualizzante che caratterizza il loro lavoro e la loro filosofia:2 quando operano nell’agglomerato svizzero, essi considerano le architetture come dei componenti autonomi e isolati disposti nel tessuto urbano. In Algeria il loro progetto è in parte una risposta all’ambasciata progettata da Bakker e Blanc, completata nel 2013, che con il suo perimetro in stile mashrabiya e la sua volumetria essenziale esaudiva il desiderio di monumentalità del luogo con chiari richiami all’arte mediterranea e araba.

Un padiglione-collage

«Papillon» sviluppa la quasi totalità del programma su un unico piano. Si tratta di un ampio padiglione incastonato in un giardino ed è peraltro uno dei progetti più economici tra quelli proposti. La sua forma ricorda indiscutibilmente quella del padiglione progettato da Ludwig Mies van der Rohe in occasione dell’Esposizione internazionale del 1929 svoltasi a Barcellona: una magnifica piastra di ­copertura sotto la quale sono riuniti tutti gli elementi costruttivi e programmatici. Per differenziarsi dal prototipo di Mies van der Rohe e far scomparire il tetto, Lütjens e Padmanabhan alzano i muri ­perimetrali fino a nasconderlo quasi del tutto. Per produrre un po’ d’ombra, i muri esterni rivestiti di pannelli in fibro­cemento si inclinano formando delle ­tettoie e annullando qualsiasi effetto ­monolitico e monumentale.

Per compensare la semplicità del progetto miesiano del padiglione di Barcellona, gli architetti si rifanno a un altro artista sensazionale: Picasso e il suo dipinto cubista Aficionado del 1912. Qui il pittore sperimentò l’utilizzo di collage e assemblaggi con ritagli di giornale, facendo spuntare e scomparire dal quadro alcune banderillas, una chitarra e delle corna. Analogamente, ad Algeri si compie una frammentazione complessa e meravigliosa dell’immagine globale del progetto attraverso la giustapposizione di sequenze secondo principi eterogenei, espressivi o razionali. Un mosaico di sistemi dal quale emergono figure spaziali di cui si cerca l’ambivalenza ambivalenza. Osservando il progetto, queste figure si manifestano o restano impercettibili. A costruzione ultimata, accompagnati dai motivi geometrici applicati sui muri, si potrà im­maginare la ricchezza dei percorsi e le numerose scoperte: un «progetto caleidoscopico» che invita a muoversi «come in un giardino»3 con una fluidità che permette di proseguire attraverso le sale di rappresentanza e dalla loggia verso il magnifico palmeto. A Barcellona gli spazi modernisti erano aperti e collegati tra loro. Ad Algeri, quasi a voler prendere le distanze dall’astrazione purista modernista, le sequenze sono al contempo separate e ricongiunte.

Dal punto di vista costruttivo, la strategia degli architetti che coraggiosamente progettano un padiglione post-moderno – fatto di facciate e tettoie rivestite di pannelli in fibrocemento e anche di grandi finestre in legno colorate – appare giustificata. Nell’Algeria del dopoguerra, i proventi dei giacimenti di petrolio hanno fatto fiorire le importazioni, indebolendo l’artigianato e il know-how locale. I pannelli di rivestimento e le finestre saranno importati dalla Svizzera e montati da un costruttore locale. Quanto al calcestruzzo, sarà gettato sul posto e verranno utilizzati marmi algerini.

La procedura

Se ci piace così tanto parlare del progetto vincitore è perché il concorso di architettura ha dato ottimi risultati. L’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL) ha saputo scegliere una giuria in grado di valutare i variegati repertori degli architetti selezionati. Ad esempio, il progetto di Made in (terzo classificato, prima menzione) non rispetta il regolamento del concorso e tuttavia estende di fatto il campo delle domande da porre. Grazie alla creazione di nuove prospettive, la giuria e il committente puntano alle migliori risposte al problema. Insomma, per la residenza ad Algeri, i meccanismi del concorso hanno consentito di supportare una proposta tanto «convincente quanto sorprendente», come recita il rapporto della giuria. Di conseguenza, si osa sognare scene di pasti invitanti serviti sotto la loggia o deliziosi aperitivi gustati nel palmeto o sulla terrazza panoramica con vista sul mare.

In futuro, per fare ancora meglio, l’UFCL dovrebbe estendere la selezione dei partecipanti a qualche studio di nuova generazione, ancora privo di riferimenti comparabili. È una tendenza che fortunatamente resiste tra alcuni organizzatori di concorsi in Svizzera e che consente ancora di mettere in evidenza la varietà e la ricchezza delle proposte, sostenendo al contempo le giovani leve.

 

Note

  1. Rapporto della giuria, Residenza dell’ambasciatore svizzero ad Algeri, Concorso di architettura, UFCL, 2018.
  2. «Beyond context», conferenza del 7 novembre 2016 presso il Politecnico federale di Losanna.
  3. Si veda il sito di Lütjens Padmanabhan.

Partecipanti al progetto

Committenza Confederazione svizzera, Ufficio federale delle costruzioni e della logistica
Capoprogetto Josiane Imhof

Architettura Lütjens Padmanabhan Architekten, Zürich

Construction management Vollenweider Baurealisation, Schlieren; MLM Mohamed Larbi Merhoum, Algier (Algerien)

Ingegneria civile SJB Kempter Fitze AG, Frauenfeld; Djamel Tebaili (MLM), Algier (Algerien)

Gestione energetica Waldhauser + Hermann AG, Münchenstein; Mounir Bouguettaya, Algier (Algerien)

Impiantistica Waldhauser + Hermann    AG, Münchenstein; Mounir Bouguettaya, Algier (Algerien)

Fisica della costruzione Zimmermann & Leuthe GmbH, Aetigkofen

Acustica MEP Akustik & Bauphysik AG, Luzern

Progettazione impianti elettrici fux & sarbach Engineering AG, Gümligen; Amira Bachar, Algier (Algerien)

Progetta­zione impianti sanitari Mounir Bouguettaya, Algier (Algerien)

Sicurezza SBS Ingenieure, Bern

 

Facts & Figures

Programma Residenza

Concorso con procedura selettiva, 2017
Progetto 2018-2019 | Realizzazione: 2020-2021
Superficie del fondo 5342 m2
Volume edifici SIA 416 2342 m3
Superficie dei locali SIA 416 677 m2
Superficie utile SIA 416 519 m2

Costi di costruzione (CCC 1-9) 2,89 milioni di franchi

Gli articoli del numero speciale «Ambasciate svizzere» verranno pubblicati a puntate qui.

Etichette

Articoli correlati