Spa­zi da ri­vi­si­ta­re: da Le Cor­bu­sier a Gia­co­met­ti

A Zurigo riaprono due landmark della città

Un padiglione museale e l'ingresso di una stazione di polizia. Due spazi architettonici che hanno ben poco in comune, se non un calibratissimo uso del colore e un certo qual gusto per l'astrazione; a riunirli è però lo statuto di landmark della città di Zurigo, che ora li riapre al pubblico dopo un doppio restauro.

Data di pubblicazione
05-06-2019

Il Pavillon Le Corbusier

Progettato su commissione della collezionista, gallerista e architetta d'interni Heidi Weber nel 1960 per divenire insieme casa e spazio espositivo a cui consegnare la memoria artistica di Le Corbusier, il padiglione – il «più audace che ho mai costruito», come lui scrisse al direttore del Guggenheim – è l'ultima opera dell'architetto, che muore a lavori avviati nel 1965, senza però impedirne il completamentoSe i colori e il senso di equilibrio che irradia dalle componenti dell'edificio sono evidentemente lecorbusieriani, inedita è la struttura in metallo (un unicum nella sua opera), tanto che all'apertura, nel 1967, alcuni sospettano ingerenze postume (ma i piani originali li contraddicono).

Inaugurato con il nome di Centre Le Corbusier – Heidi Weber Museum, il padiglione è diretto dalla stessa Weber fino al 2014, quando, con la fine del diritto di superficie per il terreno che aveva ottenuto dalla città, è costretta a cedere la proprietà a Zurigo. Dopo un restauro di un anno e mezzo, riapre ora come terza sede del Museum für Gestaltung. Ospita la mostra Mon univers, che tratteggia il Le Corbusier collezionista tramite una scelta di oggetti: da conchiglie a ceramiche, da statuine a prodotti industriali.

Pavillon Le CorbusierHöschgasse 8, 8008 Zurigo
Aperto dall'11 maggio al 17 novembre, martedì-domenica 12-18, giovedì 12-20

 

La «Blüemlihalle» di Augusto Giacometti

Quando, a inizio Novecento, un progetto dell'architetto della città Gustav Gull trasforma l'orfanotrofio Pisoni di Zurigo nel primo edificio di un nuovo, grande complesso amministrativo, l'intervento implica l'abbassamento della collina su cui sorge lo stabile; con la quota del terreno che cala, le cantine dell'orfanotrofio si fanno avanti e divengono il nuovo ingresso alla struttura. Un ingresso, invero, piuttosto cupo; motivo per cui nel 1920 ci si propone di illuminarlo, se non con la luce naturale, almeno con degli affreschi. Dal concorso indetto dalla città emerge la proposta di Augusto Giacometti, allora poco noto, che ne farà «la più bella entrata di una stazione di polizia». Variopinto trionfo floreale già in odore di astrazione e laica celebrazione dell'umano (con figure che rappresentano mondo agricolo, urbano e spirituale – l'astronomo), l'opera è stata realizzata tra 1923 e 1925 da Giacometti e tre aiutanti in una mescolanza di tecniche che mirava ad abbreviarne l'esecuzione, cosa che oggi ne complica il mantenimento.

Giacometti-Halle, Amtshaus I, Bahnhofquai 3, 8001 Zurigo
Aperto tutti i giorni, 9-11 e 14-16

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