Pra­ti­che spor­ti­ve: tra­iet­to­rie pro­get­tua­li

«Per la prima volta nella storia dell’umanità, a intervalli regolari e a orari fissi, milioni di individui si sistemano davanti al loro televisore domestico per assistere e, nel senso pieno del termine, partecipare alla celebrazione dello stesso rituale». – Marc Augé, 1982

Data di pubblicazione
13-06-2023

Come è possibile constatare in questo numero di Archi, le infrastrutture sportive rappresentano un’occasione di sperimentazione che interessa un filone progettuale contraddistinto dalla multidisciplinarità, l’interscalarità e l’innovazione tecnologica. D’altronde, le strategie integrate d’intervento, applicate alla costruzione di nuovi manufatti o alla ristrutturazione di impianti esistenti, costituiscono un fattore di rigenerazione ambientale e urbana nel sistema organico degli spazi pubblici collegati alle reti di mobilità. Questo significa – osserva Emilio Faroldi – «tendere a fare interagire e connettere spazi e luoghi tra loro spesso non dialoganti, definendo innovativi sistemi insediativi, riordinando frammenti sparsi di città, creando nuovi livelli esperienziali». In questo scenario «lo sport trova la sua idonea collocazione in prossimità del tessuto urbano consolidato o nelle immediate aree periferiche della città: spesso fulcro di complessi sportivi dotati di attrezzature minori, esso propone una polarità in grado di ricucire gli spazi marginali [...]», sia con la trama storica del patrimonio edilizio che con i sistemi infrastrutturali.

In quanto «nodi interattivi» dinamici del contesto in cui si inseriscono, oggi le architetture dello sport si pongono come punto di convergenza di una pluralità di tematiche che portano a un ripensamento della dimensione collettiva dell’abitare: istanze politiche, fattibilità economica-finanziaria, incidenza dei media globalizzati nelle nuove logiche di marketing territoriale, sostenibilità, fruibilità, sicurezza sono variabili che vanno considerate all’interno dell’intero ciclo di vita degli edifici destinati alla pratica sportiva; inoltre le rinnovate modalità di partenariato pubblico-privato implicano precise procedure amministrative e organizzative che devono tenere conto dell’impatto socio-culturale che i nuovi spazi, sovente concepiti come centri polifunzionali ricrea­tivi e di servizio, determinano negli stili di vita degli abitanti nell’ambito del benessere psico-fisico e del loisir.

I numerosi concorsi dedicati recentemente in Ticino a questo argomento, così come gli ingenti investimenti stanziati dalla Confederazione per la promozione dello sport in Svizzera, evidenziano la centralità che la cultura dello sport sta assumendo nella società elvetica.

Sottolineando la distinzione e, al contempo, l’intensa interrelazione tra sport d’élite – sempre più mediatizzato e commercializzato – e quello amatoriale, Francesca Belloni indaga, tramite l’analisi di alcuni capisaldi rappresentativi, le modalità con cui questa problematica si è concretizzata in ambito locale negli ultimi decenni: «Sebbene anche nel Cantone Ticino l’onda lunga di tale fenomeno inizi a produrre i suoi effetti (…), il carattere dei luoghi che gli impianti dello sport e del tempo libero contribuiscono tutt’ora a definire rispetto alla struttura diffusa degli insediamenti è per molti versi coerente con alcuni specifici tratti della tradizione architettonica ticinese». Una peculiarità che trova riscontro anche negli aspetti giuridici e gestionali su cui si sofferma il contributo di Bixio Caprara.

Le opere presentate nelle prossime pagine tendono a configurarsi come manufatti mutevoli e in divenire che si confrontano con il paesaggio o il contesto urbano. A volte trovano una definizione morfologica stabile, più spesso cercano invece l’articolazione delle proprie componenti attingendo dalle potenzialità della prefabbricazione, sia per aumentare l’adattabilità alle varie esigenze funzionali, sia per facilitare un ciclo ipoteticamente infinito di assemblaggio. Questi casi esprimono un atteggiamento architettonico che risponde al programma attraverso la verifica di alcuni concetti fondanti: in primis quello di provvisorietà, insieme a nozioni quali resilienza, flessibilità, compatibilità, durabilità, economia circolare, coniugate in un ventaglio di approcci differenziati. È così che, all’interno di un quadro di riferimento internazionale certo non privo di polemiche sul ruolo dello sport nella contemporaneità – anche nella Svizzera italiana –, stadi, palestre, piscine hanno gradualmente assunto un ruolo complesso in quanto efficaci organismi di aggregazione, condivisione e inclusione, adatti ad accomunare attorno allo sport persone di diversa estrazione sociale, culturale e generazionale nonché sportivi con differente abilità motoria, promuovendo la coesione e la riconoscibilità come valori collettivi.

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