L'e­spe­ri­men­to Vor­tex

«Losanna, Ginevra e il Vallese sono molto più interessanti per i concorsi rispetto alla Svizzera tedesca, ma poi costruire è più difficile…». Sebbene non abbia potuto seguire la realizzazione del suo progetto (affidata allo studio Itten+Brechbühl), l'architetto Jean-Pierre Dürig, vincitore del concorso del 2015, è lieto che il committente si sia assunto il rischio e che sperimenterà con questo edificio «un altro modo di vivere insieme». Per dimensioni e concezione, il Vortex è un esperimento inedito – e, da certi punti di vista, azzardato – che merita la massima attenzione. L'idea su cui si fonda consiste nella prodigiosa sintesi di due dispositivi: la distribuzione lungo il ballatoio, la forma del cerchio.

Data di pubblicazione
10-09-2020

«[…] l'era del cerchio dell'intimità – l'unico, il più grande, quello che ingloba ogni cosa – e quella dei suoi umiliati esegeti [sono] irrevocabilmente passate. L'immagine morfologica fondamentale del mondo polisferico che abitiamo non è più la sfera, ma la schiuma. L'attuale messa in rete che circonda la Terra nella sua interezza – con tutte le sue escrescenze nel virtuale – dal punto di vista strutturale non rappresenta tanto, quindi, una globalizzazione ma piuttosto una schiumizzazione».
Peter Sloterdijk, 
Sfere I. Bolle, Meltemi, Roma 2009

Dal punto di vista morfologico, il concetto del Vortex si basa su una scommessa: la scommessa che un cerchio, eretto a una tale scala, possa ispirare un senso di comunità a 1'000 coinquilini che non per forza si conoscono. Questa capacità è stata sfruttata in molti contesti: nelle nuove città, nei resort turistici, e pure negli alloggi sociali o nelle sedi di grandi aziende. Un regime che s'applica dunque in modo ideale a una comunità studentesca i cui individui sono tanto volatili quanto mutevoli, come nella famosa Tietgen Student Hall di Copenaghen (Lundgaard & Tranberg, 2006), ma anche, già 20 anni fa, a Losanna (alloggi per studenti alla Campagne des Cèdres, Ceccaroli/Golay, 1994). Al di là degli aspetti simbolici, la geometria crea tra i soggetti situati lungo una circonferenza delle relazioni paritarie (vedute, situazione): moltiplicando i punti di vista panottici, genera una rete autoregolata e spinge gli abitanti a una reciproca considerazione (per non dire sorveglianza). La figura planimetrica viene sfruttata con successo tanto nelle carceri quanto nelle biblioteche – e può avere degli effetti salutari su degli studenti sotto esame: chi non si è avvalso della presenza motivante dei compagni di classe per studiare la sera? Forma “democratica” per eccellenza, il cerchio pone tutti i soggetti nella medesima condizione: è un teatro che si ripiega su se stesso, in cui attori e spettatori si fondono.

La versione originale di questo articolo è pubblicata qui. Al Vortex è anche dedicato ampio spazio in «TEC21» 26/2020.

Ma dal punto di vista tipologico, il Vortex è una “ghirlanda” (immagine 3). Fino a oggi, gli alloggi per studenti sono stati tradizionalmente organizzati in grappoli: infatti, in cluster e appartamenti condivisi le stanze sono raggruppate attorno ai nuclei comunitari costituiti da salotti e cucine collettive. Al Vortex, due terzi degli abitanti saranno invece alloggiati in “scatole domestiche” individuali: semplici locali direttamente collegati a un ballatoio elicoidale di 3,5 chilometri.

Visione olimpica, regime spartano

Il ballatoio, nonostante alcuni dogmi ereditati dalla filantropia modernista, è tanto un progetto sociale quanto un'espressione di precarietà: se da un lato favorisce l'incontro, dall'altro fa risparmiare sulle superfici riscaldate e riduce l'intimità. Chi lo sperimenta quotidianamente di solito finisce per barricare le finestre. Se oggi sta tornando in voga, è nel contesto molto specifico delle cooperative abitative – con accordi stipulati caso per caso. Nel novero degli alloggi per studenti, dove il budget è inevitabilmente limitato, è stato recentemente utilizzato in modo brillante alla Maison des étudiants di Ginevra (Lacroix Chessex, 2012) o a La Ciguë, a Carouge (Dreier+Frenzel, 2018) – ma in entrambi i casi fungeva da spazio di circolazione secondario: gli scambi erano incoraggiati, non imposti. E in tutti questi casi sono gli ingressi o le cucine ad affacciarsi sul ballatoio, mai le camere da letto. Funzionerà allora, questo dispositivo, al Vortex, dove gli inquilini non dispongono che di una sola stanza (12,4 m2), orientata sul passaggio utilizzato quotidianamente da tutti i vicini? Funzionerà quando, per raggiungere la cucina collettiva, sarà necessario uscire, magari in inverno?

Alone together

Il Vortex pone la questione dell'architettura di comunità: essa si crea per aggregazione o piuttosto sotto l'impulso di un gesto demiurgico, di una forma che con la sua forza sospinge all'adesione? Vincent Wolfensberger, che ha lavorato per tradurre il più fedelmente possibile il concetto originale di Dürig nella realizzazione dello studio Itten+Brechbühl, crede nella forza dell'insieme: «Quando ci si trova nel ballatoio non ci si fa distrarre dalle finestre degli inquilini: si è catturati dalla monumentalità dello spazio, dai 100 metri di circonferenza del cortile».

Dopo averci trascorso il loro primo semestre, gli studenti potranno dirci se il progetto tende effettivamente verso la realizzazione di un'utopia circolare (l'alloggio condiviso gigante) o se piuttosto esprime quella paradossale condizione della società iperconnessa che l'antropologa inglese Sherry Turkle ha sintetizzato nel titolo Alone together (2011): vivere insieme, ognuno nella propria bolla (in questo caso, una scatola di legno).

«Forse è un rischio avere così tante persone nello stesso edificio. Ma bisogna correre dei rischi!», dice Jean-Pierre Dürig, che è ansioso di vedere il Vortex abitato. «Spero che la vita un po' selvaggia [wild] degli studenti funzionerà». Se il Vortex evoca qualche reminiscenza dell'utopia moderna – anfiteatri, biblioteche panottiche –, allo stato “selvaggio” ci si può aspettare che finisca per riprodurre, almeno in parte, anche la maledizione di Babele: un'idea grandiosa che fallisce quando i suoi abitanti poliglotti cessano di trovare un'intesa. 

Ma questo non significa che il progetto vada condannato. Bisogna salutare l'esperimento Vortex come uno di quei rari momenti in cui l'architettura avanza a tentoni in cerca di ipotesi nuove.

Vincent Wolfensberger spera anche lui «che in questo progetto si sviluppi una certa anarchia».

L'esperimento potrebbe riuscire per tre vie: la barricata (tapparelle, tende, ...), l'autorità (regolamenti rigidi) o l'anarchia – non il caos, ma quella forma di auto-organizzazione in cui gli individui si autodisciplinano e disciplinano chi li circonda. Che è poi proprio quel che dovrebbe insegnare un curriculum universitario o politecnico. Speriamo che sia quest'ultima la via favorita: rappresenterebbe senz'altro la migliore delle formazioni.


Traduzione a cura della redazione di espazium.ch

Nota
Gli appartamenti del Vortex, che si trova all'interno del campus dell'Università di Losanna, sono stati richiestissimi, al punto che oggi tutti e 1000 sono occupati. I primi abitanti si sono trasferiti nel Vortex a fine agosto 2020. 


Committenza Caisse de pensions de l’État de Vaud, rappresentato da Retraites populaires, Losanna
Architettura (progetto vincitore del concorso del 2015) Dürig, Zürich
Architettura (realizzazione) Itten+Brechbühl, Losanna
Impresa Losinger Marazzi, Crissier (Vaud)
Ingegneria civile Thomas Jundt ingénieurs civils, Carouge (Ginevra)
Progetto impianti RVCS Tecnoservice Engineering, Martigny (Vaud)
Progetto impianti elettrici Perrin – Spaeth, Renens (Vaud)
Fisica della costruzione PPLUS Environmental engineering, Neuchâtel
Specialista fuoco Ignis Salutem, Saint-Légier VD
Date concorso 2015, realizzazione 2017–2019

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