La se­zio­ne co­me stru­men­to di pro­get­ta­zio­ne

Nella nostra esperienza, per contro, la sezione verticale può fungere altrettanto bene da chiarimento e illustrazione del progetto per il committente o da strumento di comunicazione e coordinamento fra i progettisti.

Data di pubblicazione
24-04-2017
Revision
24-04-2017

La sovrapposizione di piani e la moltiplicazione delle superfici utili vanta una lunga e variegata tradizione nello sviluppo dell’architettura. Già nel XIX secolo la necessaria densificazione delle città condusse tra le altre cose all’ideazione dell’ascensore e allo sviluppo di nuove soluzioni portanti in calcestruzzo e acciaio. Negli ultimi decenni, il rapido aumento della popolazione, la consapevolezza della scarsità di risorse energetiche a livello globale e la progressiva economizzazione della costruzione hanno contribuito ulteriormente allo sviluppo di edifici molto grandi e compatti. In considerazione di tali circostanze, la rinuncia a superfici utili negli edifici per consentire l’inserimento di corti interne, spazi vuoti o cavità diventa sempre più difficile. Eppure, negli spazi della città densificata e nelle corti interne degli edifici, il vuoto aveva un ruolo fondamentale per il necessario apporto d’aria, l’igiene, l’agognata luce naturale e la possibilità di scambi sociali. Proprio questi spazi lasciati consapevolmente liberi e la loro configurazione spaziale rappresentano paradossalmente un’importante base e garanzia di qualità architettonica.1 

Nelle discussioni quotidiane fra non addetti ai lavori, sugli annunci immobiliari dei giornali così come sulla stampa di settore, l’architettura viene percepita e commentata principalmente attraverso viste frontali e piante schematiche. Contemporaneamente, a noi professionisti è chiaro che una pianta è al tempo stesso una sezione orizzontale, sebbene spesso l’unica sezione a essere percepita come tale è quella verticale. Nella nostra esperienza, per contro, la sezione verticale può fungere altrettanto bene da chiarimento e illustrazione del progetto per il committente o da strumento di comunicazione e coordinamento fra i progettisti. Anche nella formazione nel campo dell’architettura l’enorme e molteplice potenziale della sezione quale strumento di conoscenza e progettazione2 viene in parte trascurato. In molti dei nostri progetti, a diversi livelli di scala e per diversi compiti ci è regolarmente utile quale mezzo per l’elaborazione delle qualità architettoniche. Anche qui ci riferiamo alla triade topologia, tipologia e tettonica tracciata in maniera illuminante da Kenneth Frampton.3

Topologia 

Assieme ad altri strumenti di lavoro, la sezione di un corpo di fabbrica ci serve anche come ricerca per la conoscenza dello spazio urbano e del contesto, nonché per l’individuazione di possibili nuove disposizioni degli stessi. Posizione, geometria e volume del corpo di fabbrica assumono un ruolo decisivo per creare riferimenti comprensibili alle strutture urbane esistenti. Nella nostra esperienza, le forme di certi edifici servono spesso a trovare un rapporto equilibrato fra integrazione nel contesto e consapevole distacco locale, come dimostra in maniera esemplare il progetto della scuola universitaria professionale di Sihlhof. In considerazione dell’estensione limitata dell’articolo, ci limitiamo di seguito alle questioni legate a tipologia e tettonica.4

Tipologia

La sezione quale strumento di progettazione rimanda alla magnifica occasione di sviluppare nuove successioni, rapporti e figure spaziali senza trascurare l’ampio bacino di archetipi esistenti. Nonostante l’enorme quantità di edifici, nella storia dell’architettura le nuove combinazioni spaziali in sezione sono piuttosto rare rispetto alle combinazioni in pianta. 

Nel primo modernismo classico, Adolf Loos aveva già introdotto il principio del Raumplan come esemplare compenetrazione in sezioni di spazi sfalsati ma tra loro collegati. Nel 1925, con lo spazio abitativo a due piani con galleria, Le Corbusier sviluppò nel Pavillon de l’Esprit Nouveau anche un esempio caratteristico e pluricitato che in seguito gli servì da modulo per l’Unité d’Habitation del 1947 a Marsiglia. Claude Parent proponeva nel suo manifesto Vivre à l’Oblique del 1970 un abitare su piani inclinati collegati come un unico continuum spaziale. Il collegamento diretto di spazi archetipici nella tradizione architettonica premoderna delle Beaux-Arts – come ad esempio nel caso dell’Opéra Garnier di Parigi del 1875 (Fig. 2) o della Public Library di New York curata da Carrère e Hastings nel 1911 (Fig. 1) – fu tuttavia negato nella moderna ricezione dell’architettura. Nell’odierna prospettiva postmoderna ci riferiamo però meno al repertorio stilistico quanto piuttosto alle soluzioni spaziali allora introdotte.5 A tal proposito risulta molto significativa specialmente la rappresentazione storica dello spazio, in cui la sezione vera e propria dei livelli costruttivi veniva lasciata bianca e quindi non tematizzata, mentre per contro la vista della delimitazione degli spazi raffigurata con notevole atmosfera e ricchezza di dettaglio. Nelle rappresentazioni in sezione scelte penetra una luce che illustra plasticamente gli spazi interni e la loro configurazione.

Nel quadro dei nostri progetti la sezione assume spesso un ruolo determinante. In quanto strumento di progettazione contraddistingue i piani più di ogni cosa e spesso quale forma di rappresentazione li caratterizza addirittura nel modo migliore. Sulla scorta di queste considerazioni abbiamo scelto di trattare sinteticamente a titolo di esempio tre casi che illustrano alcuni aspetti di questa variegata tematica. Alle due costruzioni esposte nel dettaglio (il centro residenziale e commerciale Schlotterbeck a Zurigo e il Centro per l’innovazione Hilti di Schaan) aggiungiamo la scuola universitaria professionale Sihlhof di Zurigo che rappresenta per noi un progetto chiave per quanto riguarda il tema della sezione (Fig. 3). Tutti e tre questi esempi sono accomunati dal fatto che il concetto di spazio e quello di sezione sono stati collegati anche con una specifica idea di struttura portante. 6

In considerazione della posizione centrale e nell’ottica della creazione di valore aggiunto, il terreno sui cui sorge la scuola universitaria professionale Sihlhof richiedeva il massimo grado di sfruttamento possibile. Siccome la profondità di costruzione di 40 metri è eccessiva per un’illuminazione naturale, all’interno è venuto a crearsi quasi automaticamente un vuoto non illuminato e non previsto dal programma. Dal momento che le scuole presentano spesso un cortile quale luogo di incontro e identità, ciascuna delle due scuole universitarie professionali inserite dispongono di un cortile interno illuminato da un lucernario. A causa della suddivisione – richiesta dalle norme sulla costruzione – del complesso volume del manto, in sezione le due corti sono sfalsate l’una rispetto all’altra, così da creare due elementi che si toccano ma formano un’unica coerente figura spaziale (Fig. 4). Quest’ultima comporta un ripiegamento dell’area pubblica verso l’interno, con un parallelo spostamento del confine degli spazi d’uso privato dall’ingresso fino alle porte interne. La figura spaziale scultorea e priva di pilastri è realizzata come struttura portante tridimensionale a dischi in calcestruzzo a vista. Jacques Lucan ha definito lo spazio come espace texturé,7 in cui elementi portanti e non portanti, alto e basso si confondono generando una leggero senso di vertigine nonostante l’imponente massa circostante.

Rispetto alla scuola universitaria professionale Sihlhof, nel caso del Centro per l’innovazione Hilti di Schaan è la grande officina sperimentale al centro dell’edificio a fungere da figura spaziale su cui si basa la riconoscibilità dell’intervento, che rappresenta lo spazio dalle dimensioni maggiori nonché il cuore della struttura. Essa incarna al tempo stesso l’idea di innovazione e la cultura aziendale improntata alla comunicazione delladitta Hilti. La sezione consente non solo l’accesso della luce zenitale attraverso grandi finestre, ma anche la massima interazione fra l’officina sperimentale e i laboratori circostanti, le altre officine, gli uffici e le zone di comunicazione sulle passerelle longitudinali e trasversali. L’assenza di pilastri in questo spazio, quasi incredibile, e il conseguente senso di sospensione delle passerelle interne sono resi possibili dall’ampia campata fino a 24 metri (v. presentazione del progetto IC Hilti) realizzata mediante travi reticolari.  

Il terzo progetto – il centro residenziale e commerciale Schlotterbeck a Zurigo (Figg. 5-9) – consiste principalmente in un edificio a uso residenziale basato su un’efficiente ed economica sovrapposizione di superfici abitative. Richiedendo circa 110 appartamenti, presentava un margine ridotto per quanto riguarda la realizzazione di spazi a più piani rispetto ai due esempi descritti in precedenza. L’intervento comprende inoltre la trasformazione e ampliamento di una precedente autofficina Citroën, realizzata nel 1951 dagli architetti Suter e Suter e ora in parte sottoposta a vincolo. L’impronta originaria è stata ripresa con precisione e la costruzione a rampa virtualmente innalzata fino a 40 metri, sopraelevando poi l’officina di un piano e l’estremità meridionale di quattro. Contrariamente ai due esempi precedenti, il concetto di sezione consiste qui prevalentemente nel preciso gioco di incastri e interconnessioni fra struttura nuova e preesistente, nonché nella penetrazione dell’illuminazione naturale fino alla parte inferiore del corpo dell’edificio attraverso pozzi di luce. Nell’edificio dell’officina i pilastri a fungo esistenti sono stati mantenuti e messi in risalto quali elementi plastici portanti nelle zone di collegamento e negli appartamenti. La sopraelevazione grava solo marginalmente sulla costruzione preesistente salvo che nel caso della struttura meridionale, sorretta ora da due nuovi pilastri e dalla nuova facciata rivolta a sud. Anche la nuova costruzione a torre non grava sulla sostanza storica, perché la costruzione a fungo a struttura portante spaziale scarica le forze verso le fondamenta in modo autoportante nell’occhio vuoto della rampa e sfiora la parete esterna della rampa solo con una fascia di vetro che funge da giunzione perimetrale. Le rampe originariamente destinate alle autovetture verranno mantenute modificandone evidentemente la destinazione d’uso: nella zona inferiore diventeranno posteggi per biciclette, mentre in quella superiore si trasformeranno in un affascinante spazio commerciale con pedane applicate dove lavorare. 

Tettonica

Mentre per quanto riguarda lo sviluppo tipologico delle sezioni sono importanti aspetti come il vuoto degli spazi, la modellazione attraverso la luce naturale e il potenziale in termini di relazioni, la sezione tettonica rivela la stratificazione dei materiali e la struttura dei confini spaziali interni ed esterni. Alle nostre latitudini, gli attuali modi costruttivi sono oggi contraddistinti da una disomogenea pluralità di livelli. Procedendo dall’interno verso l’esterno si alternano strati portanti, isolanti e protettivi che emergono nella cosiddetta stratigrafia.9 La discussione su forma esterna (artistica) e nucleo interno10 si veste così di una nuova e diversa attualità, visto che interni ed esterni non sono più identici dal punto di vista costruttivo. 

Mentre differiscono molto a livello tipologico, i progetti qui illustrati presentano molte più affinità nella concezione della tettonica. Costruzione e modellazione dei dettagli non sono discipline isolate in nessuno dei progetti, ma servono a tradurre i concetti spaziali e la loro risultante architettonica. Nonostante complesse successioni di livelli, i tre progetti cercano un’espressione omogenea e corporea verso l’esterno e si sottraggono a un’articolazione eccessivamente pronunciata delle stratificazioni. In particolare, la stratigrafia non è nella nostra concezione la mera somma degli spessori dei vari strati, ma riflette consapevolmente scala e proporzioni dell’edificio nel suo complesso. 

Con i suoi elementi tridimensionali prefiniti in pietra artificiale per i livelli di facciate e tetti, la scuola universitaria professionale Sihlhof si presenta come una figura scolpita e levigata da un blocco monolitico. La facciata è composta dalla griglia degli elementi in pietra artificiale e dalle finestre di grande formato, leggermente sfalsate a seguire gli spazi interni. Quasi come doppie finestre a livello, hanno l’effetto di cassette di vetro inserite e producono complessivamente una tessitura o pattern in leggero movimento.11 

Con le sue fasce di diversa altezza in pietra artificiale colorata e le fasce scure delle finestre, il Centro per l’innovazione Hilti di Schaan appare come un blocco massiccio a rilievi orizzontali, ma di notte le finestre offrono una visuale priva di ostacoli sull’immensa profondità degli interni. Le altezze differenziate delle fasce corrispondono agli spessori delle solette (impiantistica e davanzale compresi) e conferiscono al corpo dell’edificio un ritmo sottile. La facciata è realizzata in elementi in pietra artificiale prefiniti a forma di U profondi 45 cm che conferiscono all’edificio l’auspicata plasticità, nonché da finestrature standard che soddisfano tutti i requisiti tecnici. All’interno, le fasce delle finestre dei piani superiori sono l’espressione dell’organizzazione aperta e flessibile degli uffici e si aprono verso il panorama grandioso, quasi infinito, sull’antistante catena montuosa. 

Nel caso del centro residenziale e commerciale Schlotterbeck l’espressione si basa sulla familiare affinità e sul sottile distacco tra struttura preesistente e nuova costruzione. Sia nella finestratura che nella scelta dei materiali nascono diversi riferimenti e contrapposizioni. Attraverso la disposizione alternata delle logge viene sottolineata e comunicata all’esterno la rotazione delle rampe, così come le paratie portanti della torre. Per motivi di peso, la sopraelevazione sull’edificio dell’autofficina è stata rivestita con elementi di calcestruzzo rinforzato con fibra di vetro, mentre la nuova torre è stata rivestita con elementi curvi in pietra artificiale.

Le consuete rappresentazioni costruttive, che servono soprattutto a illustrare la struttura degli strati e a guidare i lavori di costruzione, hanno un carattere prevalentemente tecnico. In quest’ottica, la tavola esecutiva cerca di raffigurare globalmente il progetto complessivo attraverso piante e sezioni, mentre le sezioni di dettaglio illustrano strutture puntuali e giunti attraverso degli ingrandimenti. Raffigurazioni straordinarie ai fini della comprensione della costruzione dal punto di vista spaziale sono i disegni dell’architetto Auguste Choisy che, con le proprie assonometrie, riassume nel libro L’art de bâtir chez les romains del 1873 le opere edili in un’unica immagine con pianta, vista e sezione (Fig. 10). È interessante che mostri le costruzioni antiche dal basso al fine di poterne illustrare la specificità di archi e solai, nonché il relativo effetto spaziale. Il suo allievo Auguste Perret applicò poi tale rappresentazione assonometrica alla modernità e alle corrispondenti opere.

Nella nostra esposizione Schnittwerk presso la Galerie Aedes di Berlino nel 2010, sulla base di quattro progetti abbiamo sviluppato un nostro personale modo di rappresentare la costruzione in sezione.12 Il principio riprende qui la sezione trasversale della scuola universitaria professionale Sihlhof (Fig. 11).13 

Questa modalità di rappresentazione mostra la sezione più significativa del progetto con un grado di dettaglio 1:10 a cui viene per così dire sottratta l’aria o l’intero contenuto dello spazio. Ciò rende possibile e raffigura un paradosso interessante e contemporaneo: la forma individuale del progetto diventa riconoscibile da lontano sulla base della sezione complessiva ancora leggibile, i singoli dettagli rimangono localizzati e localizzabili con precisione nel progetto e al tempo stesso la costruzione può essere studiata da vicino con precisione e nel dettaglio senza perdere la visione d’insieme. I dettagli sono raffigurati come di consueto in base alla raccomandazione SIA 400 Elaborazione dei piani nell’edilizia, ma non sono riportate quote e denominazioni. Nonostante le informazioni tecniche e costruttive vengano mantenute, questa rappresentazione in sezione genera una nuova, significativa e polivalente rappresentazione dell’edificio.

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