Il la­vo­ro del­la giu­ria del Pre­mio SIA Ti­ci­no 2020

«Si torna a casa arricchiti e con una buona dose di fiducia nelle sorti dell’architettura ticinese e nella sensibilità dei committenti». Daniele Caverzasio, presidente della giuria del Premio SIA Ticino 2020, racconta la sua esperienza.

Data di pubblicazione
05-02-2020
Daniele Caverzasio
Consulente Private Banking, municipale della Città di Mendrisio, 1° vicepresidente dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e presidente della giuria del Premio SIA Ticino 2020

Essere presidente di giuria del Premio SIA Ticino 2020 è stata un’esperienza stimolante. Giudicare quello che è un percorso che progettista e committente compiono insieme arrivando a una costruzione di qualità è molto arricchente. Posso dire che si tratta di un premio che in qualche modo contribuisce a diffondere una sensibilità maggiore sul valore del costruito, dell’architettura e al tempo stesso stimola una creatività crescente. 

In un Cantone in cui troppo spesso assistiamo a speculazioni edilizie semplicemente per soddisfare la domanda senza particolari valori architettonici, poter premiare del costruito di qualità è un segnale importante. In questo contesto è bene rimarcare come il ruolo del committente diventa di primaria importanza in quanto condivide la responsabilità di un progetto che in qualche modo andrà a incidere sul territorio in cui viviamo la nostra quotidianità. 

Un ruolo, quello del committente appunto, che va valorizzato proprio perché è stato particolarmente attento alla scelta di un processo virtuoso, come può essere quello del concorso, oppure che si è rivolto a progettisti attenti alla qualità del costruito, che non è solo bella architettura ma anche cura dell’inserimento dell’edificio nel contesto urbano, ai suoi pieni e vuoti, all’attenzione per la luce e gli spazi di vita, all’equilibrio fra una tecnica impiantistica sempre più incisiva e un’attenzione all’ambiente. In fondo è esattamente questo ruolo e questa sensibilità che si riconoscono con il premio SIA 2020.

Per quanto riguarda il processo stesso della giuria, si è sviluppato su più giornate durante le quali ho avuto il piacere di lavorare con professionisti di prim’ordine e di conoscere punti di vista completamente diversi dai miei, che è un qualcosa che sicuramente valorizza e amplia la propria esperienza. D’altronde io, che non sono architetto, non posso essere indifferente al contesto in cui vivo. Case, uffici, spazi pubblici e aree urbane incidono in modo significativo sui nostri gesti quotidiani e sulla qualità delle nostre vite. Tutto questo è la ricerca di quel giusto equilibrio.

A volte anche solo piccoli interventi a carattere urbanistico e architetto­nico riescono a ricreare, anche in contesti non semplici, un senso di dignità e di ­decoro urbano che può anche sorprendere. 

Mi ha colpito il piacere della scoperta, dell’entusiasmo che scaturisce da una visita a un progetto inaspettato.

Quando arriva poi il momento di giudicare, mi sono reso conto come ognuno di noi ha i propri valori, e qualche progetto può avere la metà della giuria a favore e l’altra contraria spiegando il perché della propria posizione. In fondo sono le discussioni che nascono in queste circostanze il vero valore aggiunto di questa esperienza, perché ti permettono di confrontarti con categorie di giudizio diverse, dalle più astratte alle più tecniche, ma tutte molto argomentate e molto esaustive. 

Quando però un lavoro è di livello e svetta su tutti gli altri, le mani si alzano tutte e lì capisci che il progetto ha raggiunto il suo massimo, mettendo d’accordo tante «teste» con personalità e giudizi diversi.

Si torna a casa arricchiti e anche con una buona dose di fiducia nelle sorti dell’architettura ticinese e nella sensibilità dei committenti che dimostrano particolare attenzione al territorio, per una crescita intelligente e sostenibile. 

La fase che stiamo vivendo è delicata, fenomeni epocali stanno modificando la nostra società, la nostra economia, il nostro ambiente. C’è un reale bisogno di affrontare il futuro con politiche e investimenti in grado di fare i conti con i limiti ambientali, economici, culturali e sociali.

In questo contesto in evoluzione, architetti, ingegneri e committenti dovranno essere in grado di assumersi il ruolo di attori di un nuovo modo di pianificare, dialogando con le molte materie chiamate in causa, con più conoscenze, più discipline e nuovi ambiti operativi.

Il Ticino ha bisogno di alzare lo sguardo, di valorizzare l’importante patrimonio territoriale nel quale viviamo quotidianamente, ma soprattutto di pensare a quello che il nostro Cantone vuole essere nell’eccezionale scenario di cambiamento che arriverà.

 

Il Premio e la mostra

 

Concetto e promozione: Comitato SIA Ticino

 

Paolo Spinedi, Presidente, ingegnere civile

Stefano Tibiletti, vice presidente, architetto

Marco Bettelini, ingegnere Ph.D.

Giacomo Gianola, ingegnere forestale

Gustavo Groisman, architetto

Mitka Fontana, architetto

Samuele Pegorini, ingegnere civile

Sonia Falini, segretariato

 

Coordinamento e allestimento esposizione

 

Federica Botta, architetto, Atelier China, Stabio

 

Esposizione dei progetti

 

8-27 febbraio 2020
Accademia di architettura – USI
Palazzo Canavée, Mendrisio

 

Membri della giuria

  • Presidente: Daniele Caverzasio, consulente Private Banking, municipale della Città di Mendrisio e 1° vicepresidente dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio
  • Marie Claude Bétrix, architetto, Zurigo
  • Gabriele Cappellato, architetto, Accademia di architettura – USI, Mendrisio
  • Jürg Conzett, ingegnere civile, Coira
  • Mercedes Daguerre, dottore in architettura e direttrice della rivista Archi, Lugano
  • Maresa Schumacher, architetto e urbanista, Zurigo
  • Charles Weinmann, ingegnere fisica della costruzione, Echallens

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