Di­plo­ma­zia co­strui­ta

Editoriale

Il numero speciale «Ambasciate svizzere» riflette sulla tipologia dell'ambasciata e sulle difficoltà che pone: come trasporre in architettura l'immagine di una nazione? E in che modo integrare le molteplici funzioni richieste da questo genere di edificio? Si cerca di rispondere con una selezione di casi esemplari.

Data di pubblicazione
06-11-2020
Pierre Broye
Direttore dell’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL)

Le ambasciate sono una tipologia edilizia particolarissima. Il loro scopo può sì essere definito in breve come la rappresentanza diplomatica di uno Stato in un altro Stato, ma è estremamente impegnativo da tras­porre a livello architettonico. La sfida comincia già sul piano meramente funzionale. L’ambasciata deve consentire una molteplicità di utilizzi: comprende infatti una cancelleria, che riunisce i posti di lavoro di reparti am­ministrativi diversi, e una residenza, che a sua volta funge non solo da dimora dell’ambasciatore e della sua famiglia ma anche da cornice di rappresentanza durante ricevimenti ufficiali. Proprio nelle ambasciate piccole, dove cancelleria e residenza sono sotto uno stesso tetto, conciliare un programma degli spazi così ampio e sfaccettato è una sfida progettuale molto complessa.

Anche sul piano formale, espressivo e simbolico, le ambasciate devono rispettare condizioni ­limite contraddittorie: oltre a essere ambienti multifunzionali entro cui il personale diplomatico svolge le ­proprie attività, fungono anche diretta­mente – a mo’ di biglietto da visita – da strumenti di lavoro per la diplomazia. Devono trasmettere, pur senza parole, un’«ambasciata» nel senso più autentico del termine, un messaggio complesso: esprimere cioè con decisione l’identità dello Stato che rappresentano, e nel contempo evidenziare una rispettosa disponibilità al dialogo nei confronti di quello che le ospita.

Una sfida, nel caso della Svizzera, legata alla sua molteplice diversità culturale: come esprimere in termini edilizi adeguati i valori comuni di una nazione contraddistinta da quattro lingue, da più confessioni religiose e da mentalità diversissime fra loro? Come assicurare che tali valori siano capiti correttamente in un contesto non paragonabile, né per clima né per cultura, a quello elvetico? Quale programma degli spazi, quale sistema costruttivo scegliere per assicurare a lungo termine l'operatività dell’edificio?

Non esiste una sola risposta a tutti questi quesiti. Esistono però esempi ben riusciti, analizzabili e confrontabili, da cui è possibile trarre conclusioni più generali e ottenere insegnamenti utili. È lo scopo di questa pubblicazione, che ­presentando una scelta di progetti e di edifici in vari continenti li rende oggetto di dibattito in un’ottica di best practice.

Gli articoli del numero speciale «Ambasciate svizzere» verranno pubblicati a puntate qui.

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