From cu­re to ca­re

Abitare nella terza e quarta età

La sfida? Concepire un’architettura in grado di rispondere ai bisogni di cura e di salute dell’anziano (to cure) insieme a quelli di ordine esistenziale e sociale (to care).

Data di pubblicazione
01-08-2019

Riflettere sulle prospettive dell’abitare nella terza e quarta età1 significa interrogarsi su quale tipo di società vogliamo. L’invecchiamento demografico e la conseguente necessità di creare nuove case per anziani e abitazioni con servizi di assistenza (appartamenti protetti, appartamenti a misura di anziano, appartamenti medicalizzati ecc.) devono essere trasformati in un’occasione per rivedere e riqualificare gli spazi urbani collettivi e per costruire quartieri sostenibili. L’ambiente costruito deve poter favorire l’inclusione sociale dell’anziano, in risposta all’inesorabile e continuo indebolimento dei legami familiari.

Podcast – Ascolta Jenny Assi che presenta il numero ai microfoni di «La rivista» di Rete Due

L’alta percentuale di divorzi, la minor presenza di legami orizzontali (fratelli e cugini) e la minore propensione ad avere figli contribuiranno ad aumentare, nei prossimi anni, il numero di individui senza legami familiari significativi.2 Attualmente il 4% degli over 65 vive in un istituto medico-sociale. Degli anziani che vivono a domicilio, il 32% abita da solo e questa percentuale cresce con l’avanzare dell’età.3 Se da una parte è importante garantire la qualità dell’assistenza e delle cure delle persone anziane, dall’altra non bisogna sottovalutare il rischio di solitudine di questa popolazione. La solitudine crea dolore, fa ammalare ed è causa di morte prematura.4 In Svizzera, tra le persone di età superiore agli 80 anni il 7-8% soffre «spesso» e il 25% «talvolta» di solitudine.5 La sfida per i prossimi anni sarà quella di concepire un’architettura in grado di rispondere ai bisogni di cura e di salute dell’anziano (to cure) insieme a quelli di ordine esistenziale e sociale (to care).6

Considerata l’importanza del tema, alcune importanti organizzazioni svizzere hanno pubblicato recentemente alcuni modelli di abitazione che potrebbero influenzare in un prossimo futuro l’ambiente costruito per la terza e la quarta età. Il primo modello considera le case per anziani intergenerazionali, con particolare riferimento all’incontro tra anziani e bambini. La Società svizzera d’utilità pubblica (Ssup)7 distingue quattro differenti tipologie di intergenerazionalità:8Koalition (la casa per anziani e la struttura per la prima infanzia sono situate lontane una dall’altra e sono indipendenti, i bambini e gli anziani si incontrano una-tre volte al mese), Kooperation (le due strutture sono collegate ma hanno una gestione separata, gli incontri avvengono una-due volte alla settimana), Integration (le strutture sono integrate e gli incontri frequenti), Partielle Integration (le strutture sono integrate ma gli incontri si limitano a uno-due al mese). Gli studi dimostrano che le case per anziani intergenerazionali generano molteplici impatti positivi: questo modello aumenta la percezione degli anziani di vivere a casa, promuove l’arricchimento sociale e rinnova l’interesse per gli altri; le persone anziane bruciano più calorie, sperimentano un minor numero di cadute e aumentano la capacità di memoria; la maggior parte degli adulti che frequentano luoghi intergenerazionali hanno riferito di sentirsi più felici, interessati, amati, più giovani, grazie all’atteggiamento giocoso e affettuoso dei bambini. In genere il personale inserito in strutture che valorizzano l’intergenerazionalità valuta positivamente l’ambiente di lavoro che viene a crearsi. Infine, i bambini attivi in progetti intergenerazionali hanno raggiunto maggiori livelli di sviluppo personale e sociale e hanno migliorato la propria percezione degli anziani e delle case per anziani in generale.9

Il secondo modello è quello promosso da Curaviva Svizzera10 (Modello abitativo e delle cure 2030)11 e che vede le case per anziani come luogo di vita. Secondo Curaviva, in futuro le strutture per anziani non saranno più necessariamente «centralizzate e di grandi dimensioni, ma piuttosto piccole e decentralizzate (orientate al contesto sociale). Rispetto al passato, diventa più importante la collaborazione con i fornitori di cure mediche di base e con il quartiere. (…) L’anziano deve poter restare «dove pulsa la vita», nella sua rete sociale, e beneficiare di prestazioni in funzione dei suoi bisogni» (Fig. 1).

Il terzo modello è stato recentemente proposto da Curaviva Svizzera, Senesuisse, Pro Senectute Svizzera e Spitex Svizzera e fa riferimento alle «Abitazioni con servizi di assistenza».12 Negli ultimi anni, oltre all’offerta di servizi ambulatoriali (Spitex) e stazionari (istituti), si sta diffondendo sempre più una terza forma di cure di lunga durata, che si concretizza nell’offerta di abitazioni con servizi di assistenza: si tratta generalmente di appartamenti di 1, 2 o 2,5 locali con cucina propria e bagno/WC, privi di barriere architettoniche,13 che offrono servizi di assistenza che variano dal grado D – offerta più ristretta di servizi di supporto – al grado A – gamma più completa – (si veda la Sintesi nella sezione Downloads, in basso). Tali abitazioni «comprendono anche locali comuni o giardini in comune che permettono una partecipazione a livello sociale. Caratteristiche di un buon ambiente abitativo sono: contatti con il vicinato, opportunità di fare acquisti nelle vicinanze, accesso ai mezzi pubblici, sicurezza del traffico, sicurezza pubblica e quiete nel quartiere. Tali requisiti non rispondono solo ai bisogni delle persone anziane, ma semplificano la vita abitativa anche delle persone giovani con disabilità e delle famiglie con bambini.14

I tre modelli non si escludono l’uno con l’altro, evidenziano piuttosto i grandi margini di manovra che esistono attualmente per progettare strutture rivolte alla terza e alla quarta età. Tutti e tre i modelli hanno la finalità di: aumentare la qualità delle cure, favorire l’autonomia degli anziani, promuovere la socialità, diminuire i costi finanziari attraverso la messa in rete dei servizi (o ancora meglio allargare il pubblico di riferimento, facendo ricadere i benefici dell’investimento anche sulle altre generazioni).

Le vecchie definizioni di case per anziani e appartamenti a misura di anziano diventano sempre più obsolete a fronte di modelli di abitazione più complessi e rivolti a un pubblico più ampio. Diverse case per anziani offrono ad esempio servizi aperti anche agli «esterni». Il Centro Sanitario Bregaglia è una struttura per il ricovero degli anziani che ha subito diverse ristrutturazioni, l’ultima delle quali ha permesso di integrare vari servizi per la comunità: spitex, pronto soccorso, studio medico, farmacia, soggiorni medicalizzati temporanei. Il medico fornisce servizio all’interno del centro sanitario e all’esterno (a domicilio). In questo modo la struttura dispone di una conoscenza piuttosto estesa dello stato di salute degli anziani della regione. È a disposizione un laboratorio per le analisi, molto utile in caso di necessità o d’emergenza per i residenti della casa per anziani. Immersa nel verde della valle, la struttura dispone di ampi finestroni che consentono ai residenti di osservare la vita che scorre all’esterno della casa. La casa delle generazioni Lindenhof di Oftringen offre appartamenti per gli anziani e al contempo una serie di servizi rivolti a tutta la popolazione: fitness, fisioterapia, massaggi, ergoterapia, dentista, spitex. La presenza di una scuola dell’infanzia permette inoltre lo svolgimento di attività con gli anziani. Il centro anziani di Allschwil oltre a mettere a disposizione reparti per la cura dell’anziano dispone di un ristorante e di una panetteria particolarmente apprezzati dalla popolazione. Non bisogna inoltre trascurare che con l’avanzare dell’età, la possibilità di «osservare gli altri» è una forma di partecipazione sociale molto importante. L’Ørestad Nursing Home di Copenhagen è famosa per i suoi particolari balconi che variano di dimensione, dai più piccoli, che garantiscono una certa intimità a quelli più grandi, per stare insieme. La forma dei balconi è pensata per proteggere dal vento, il sole e la pioggia. La struttura presenta inoltre grandi vetrate che permettono all’anziano di restare in contatto con il mondo esterno, soprattutto per chi non è più autonomo. La Tertianum Residenz St. Jakob-Park di Basilea è invece addirittura annessa a uno dei più grandi centri commerciali della città e al suo celebre stadio. Gli anziani della casa possono così godersi le partite direttamente «dalla tribuna di casa» e partecipare attivamente alla vita sociale, culturale e naturalmente anche sportiva della città.

Quando gli spazi lo consentono si può pensare davvero in grande. Il centro polifunzionale Civitas Vitae «Angelo Ferro» della Fondazione Opera Immacolata Concezione onlus  è una delle più grandi strutture sociosanitarie di servizi integrati in Europa. In circa 12 ettari a Padova trovano accoglienza circa 800 persone, prevalentemente non autosufficienti. Si tratta di una vera e propria «infrastruttura di coesione sociale» dove convivono residenze sociosanitarie dotate anche di nuclei specifici per persone in stato di decadimento cognitivo (Alzheimer), appartamenti indipendenti per longevi autosufficienti (con servizi di building automation e domotica), reparti ospedalieri per la fase di post acuzie (Ospedale di Comunità da 60 posti letto, Unità Riabilitativa Territoriale da 15 posti letto, Reparto Stati Vegetativi Permanenti), un hospice, diverse palestre riabilitative e impianti sportivi (la Civitas Vitae «A. Ferro» è uno dei Centri Federali di allenamento per nazionali paralimpiche), una chiesa, diversi spazi dedicati alla ristorazione, un centro convegni da 300 posti, un Centro Infanzia (da 0 a 5 anni), un incubatore tecnologico con coworking, ambulatori medici e centro prelievi, il tutto inserito in un ampio parco verde. Tutte le strutture rappresentano una sorta di hardware sul quale opera il software costituito dal patrimonio di relazioni anche intergenerazionali di ospiti, familiari, dipendenti, volontari, collaboratori, abitanti del quartiere per una stima di presenze totali media di circa 3500 persone al giorno. Qui la fragilità della persona è messa al centro di una rete di strutture e servizi organizzati per trasformarla, unendola ad altre fragilità, in una vera e propria forza propulsiva. Per la direzione del quartiere Civitas Vitae di Padova la vita è preziosa a tutte le età e, a loro avviso, è importante insegnare il rispetto della diversità fin da piccoli.

Se in passato si sono costruite numerose case unifamiliari, accrescendo tuttavia il rischio di isolamento delle persone, a partire dagli anni Novanta si sono diffuse nei paesi occidentali diverse soluzioni abitative con l’obiettivo di favorire l’autonomia della persona anziana e offrire nuove opportunità di inclusione sociale e di solidarietà tra diverse fasce di età. Tali progetti sono caratterizzati dalla presenza di appartamenti a misura di anziano e, a seconda del progetto, dall’offerta di appartamenti per altri target (giovani, famiglie ecc.), ristorante, negozietto, spazi comuni, uffici commerciali, servizio infermieristico, camminamenti illuminati e ben segnalati, centro polivalente, piazza, parco, giardino, mezzi pubblici ecc. Secondo l’architetto Jan Gehl15 la qualità di vita di un quartiere passa dalla presenza di strutture che facilitano l’incontro tra persone e che permettono di svolgere attività fisica. Un parco e una piazza possono diventare luoghi privilegiati per organizzare eventi per la comunità (mercato, manifestazioni, concerti, balli, conferenze, eventi culturali, spettacoli ecc.). Tali attività permettono al quartiere di esprimere lo spirito del luogo e di costruirsi una sua specifica personalità, arricchendo la comunità in termini di legame, orgoglio e senso di appartenenza. Le strutture polifunzionali possono essere utilizzate quotidianamente da più fasce di età per corsi, conferenze, feste, attività di animazione, eventi, e possono anche fungere da sede delle associazioni. Tali luoghi possono creare opportunità spontanee di interazioni intergenerazionali. Ne sono interessanti esempi la casa delle Generazioni di Berna (Berner Generationenhaus) che ha preso vita dalla riconversione di un vecchio ospedale in prossimità della stazione centrale di Berna e le riqualificazioni di vecchi edifici pensati per la comunità come la Masseria Cuntitt di Castel San Pietro e la vecchia Filanda di Mendrisio. Al contempo l’accesso alle infrastrutture per lo sport, o più semplicemente a camminamenti e sentieri,16 garantisce un aumento dell’attività fisica delle persone residenti nelle vicinanze e rimane un elemento importante per la prevenzione delle malattie cardiache e dell’obesità. I benefici che derivano dagli interventi per la ciclabilità e la camminabilità hanno una resa media di 13 a 1 rispetto ai costi.17 Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica:18 «i costi della salute in Svizzera sono in continuo aumento (…). L’80% della spesa sanitaria è causata dalle malattie non trasmissibili (MNT) tra le più frequenti (malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie delle vie respiratorie e dell’apparato loco-motore). L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che più della metà delle MNT potrebbe essere evitata o perlomeno insorgere più tardi, adottando uno stile di vita sano. Le misure di prevenzione, che incidono sullo stile di vita individuale e sulle condizioni quadro della società, non solo migliorano la salute e la qualità di vita della popolazione, riducendo la sofferenza dei malati e dei loro familiari, ma comportano anche un beneficio quantificabile in termini di risparmio economico».

Architecture that cares è proprio il motto dello studio di architettura NORD Architects di Copenhagen. Consapevole del fatto che l’architettura ha sempre un impatto sul ricovero di una persona e dei suoi familiari, questo studio ha completato nel 2012 la costruzione del Centre for Cancer and Health di Copenhagen. Collocato nelle vicinanze dell’ospedale universitario, il centro offre una serie di spazi pensati non solo per la riabilitazione, ma anche per il sostegno umano e spirituale della persona malata e dei suoi cari. Vengono tenuti corsi di cucina, di sensibilizzazione rispetto alle malattie tumorali così come di condivisione dei problemi e dell’esperienza della malattia. L’obiettivo è quello di ridurre il periodo di riabilitazione, evitare possibili ricadute e creare un network di volontari che possano fare prevenzione sul territorio e sconfiggere le paure che ruotano inevitabilmente intorno alla malattia. L’architettura del Centro è pensata in modo tale da «spezzare» il concetto di struttura «monotona/impersonale» istituzionale. Il linguaggio architettonico è molto chiaro, comunica la necessità di rendere visibile la malattia e l’invecchiamento (rompere i tabù, far parlare le persone su questi temi). La struttura vuole creare awareness (conoscenza, consapevolezza, responsabilità sociale e individuale). All’interno vengono valorizzati gli spazi per la relazione sociale (con i professionisti, i volontari, i parenti, le altre persone malate).

Il Parco San Rocco

Prendendo spunto dai nuovi modelli abitativi per la terza e la quarta età, la Fondazione Casa San Rocco di Morbio Inferiore, in accordo con i Comuni di Coldrerio e Vacallo, si è posta l’obiettivo di realizzare nei prossimi anni due nuove case per anziani intergenerazionali e di ampliare la sede di Morbio Inferiore, arrivando a gestire complessivamente 259 posti letto. Le tre case intergenerazionali faranno parte del futuro Parco San Rocco. L’obiettivo è di offrire servizi aperti al pubblico e non solo ai residenti, trasformare le case per anziani in un luogo di cura e di promozione del benessere per tutte le fasce di età (dalla prima infanzia alla quarta età). La collaborazione tra la Fondazione Casa San Rocco, il Comune di Coldrerio, il Comune di Vacallo, la SUPSI e lo studio di architettura danese STED19 ha permesso, nel 2016, di definire un primo modello teorico di riferimento per la realizzazione delle tre case intergenerazionali.

Lo studio completo del futuro Parco San Rocco è stato promosso e finanziato dall’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB).20 Attualmente, la casa per anziani di Morbio Inferiore (Parco San Rocco di Morbio), con i suoi 121 residenti e i molteplici servizi aperti alla comunità (pre-asilo, panetteria e pasticceria, parrucchiere, spazio espositivo per mostre, servizio postale, cappella, orto bio, giardino) rappresenta un esempio concreto di casa intergenerazionale. Nel 2018 sono state organizzate all’incirca due attività intergenerazionali alla settimana (animazione tra bambini e anziani ed eventi per la comunità). In media gli anziani che partecipano a queste attività sono circa 20,21 ogni giorno la casa è frequentata da un numero elevato di persone. La futura struttura di Morbio permetterà di ampliare l’offerta di servizi al piano terra e di valorizzare ulteriormente gli spazi all’aperto, favorendo le opportunità di interazione dei residenti con il paese. La casa intergenerazionale di Vacallo disporrà di aree di ristorazione, bar, uno spazio dedicato all’infanzia, spazi sportivi multifunzionali e camminamenti che favoriranno il movimento all’aperto così come il collegamento con le scuole dell’infanzia, elementari e medie di Morbio.

Delle tre future case del Parco San Rocco, l’unica ad aver già superato la fase di concorso è Coldrerio. Il sedime dove sorgerà il futuro Marigold Hotel, progetto che nasce a seguito di un concorso internazionale d’architettura a due fasi (con 118 partecipanti) vinto dallo studio Architetti Tibiletti Associati di Lugano, è situato in vicinanza a uno dei tre nuclei storici del paese. L’area d’intervento è posta in una zona verde, centrale e pregiata, che comprende già la Casa comunale, la Scuola dell’infanzia, la Scuola elementare e attrezzature sportive. Il nuovo quartiere avrà come target un pubblico ampio di utenti (studenti, persone sole, famiglie, pensionati, persone con disabilità ecc.). Il comparto prevede: una nuova casa per anziani con 79 posti letto caratterizzata al piano terreno da servizi aperti al pubblico (panetteria, sale multiuso, terrazze esterne, parrucchiere, studio medico ecc.), ai piani superiori dalle camere degli ospiti, da un centro per la prevenzione della salute (sala del movimento, attrezzature specifiche, fisioterapia, ergoterapia e podologia) e da un reparto Alzheimer con giardino dedicato; un nuovo centro polivalente al cui piano terreno si trovano la sala feste ed eventi, il centro giovanile, l’asilo nido e ai piani superiori invece i servizi extra-scolastici, la ludoteca e le aule per il doposcuola, sale multiuso e spazi amministrativi; infine, una nuova struttura indipendente con 8 appartamenti a misura di anziano, con in condivisione uno spazio lavanderia e multiuso aperto verso il giardino e direzionato verso la nuova piazza caratterizzata da uno specchio d’acqua che si pone al centro dei nuovi edifici.

Particolare attenzione è stata prestata alla cura degli spazi esterni, attraverso l’inserimento di elementi per svolgere attività che coinvolgano tutte le fasce di età: in prossimità della cancelleria comunale l’area verde è dedicata al relax e aperta a tutti; in prossimità della scuola elementare invece l’area verde sarà caratterizzata da attrezzature e giochi per bambini; l’area verde di fronte al nuovo centro polivalente sarà dedicata al fitness e presenterà attrezzature apposite; infine l’area adiacente alla casa anziani comprenderà delle vasche dedicate al giardinaggio e agli orti. Queste 4 aree verdi sono tra loro connesse da un percorso nel cui centro si crea una interconnessione fra le diverse generazioni, promuovendo cosi l’intergenerazionalità del comparto.

L’abitare nella terza e quarta età non può essere pensato in forma isolata rispetto all’abitare delle altre fasce di età. Gli investimenti necessari a soddisfare i bisogni di cure and care dell’anziano devono poter portare benefici anche alle altre generazioni. Nella scelta dei servizi per la comunità, lo sforzo più difficile è quello di conciliare il giusto equilibrio tra spazio pubblico e privato, tra quiete e movimento, privacy e socialità, quello che gli anglofoni definiscono intimacy at a distance. Per questo motivo l’identificazione dei servizi da inserire nell’ambiente costruito deve essere supportata da un’analisi dei bisogni degli stakeholder (portatori di interesse) e dalla creazione di un dialogo costruttivo con le autorità, i volontari, i responsabili di associazioni, i gestori di attività commerciali, i professionisti e altri interlocutori che hanno un’influenza diretta e indiretta sul progetto. Nel caso del Parco San Rocco, il materiale raccolto dalle interviste ai diretti interessati dei tre Comuni è stato di prezioso aiuto per definire le potenzialità e i limiti del concetto di intergenerazionalità, per raccogliere le aspettative e le preoccupazioni della popolazione e per decidere quali servizi fosse opportuno inserire nelle tre case (definizione degli spazi e messa in rete dei servizi). Si rivela infatti indispensabile disporre di un contesto culturale favorevole al progetto. La qualità delle attività proposte nei luoghi di convivenza tra l’anziano e le altre generazioni dipende dalla presenza di professionisti, associazioni e persone che possano fungere da garanti di una partecipazione sociale positiva.

 

Note

  1. La terza età rappresenta quella fase della vita in cui si è «anziani» ma sostanzialmente attivi e in salute (65-80 anni), la quarta età indica la fase in cui subentra il decadimento fisico (oltre gli 80 anni).
  2. K. Herlofson, G.O. Hagestad, Challenges in moving from macro to micro: Population and family structures in ageing societies, «Demographic Research, Special Collection», 25 (10), 2011, pp. 337-370.
  3. Office fédéral de la Statistique, Les conditions d’habitation des seniors en Suisse en 2016, 2018.
  4. J. T. Cacioppo, W. Patrick, La Solitudine. L’essere umano e il bisogno dell’altro, Il Saggiatore, Milano 2009; Holt-Lunstad J., Testimony before the US Senate Aging Committee, 2017.
  5. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi di assistenza in Svizzera. Le basi di un modello, studio commissionato da Curaviva Svizzera, senesuisse, Pro Senectute Svizzera, Spitex Svizzera, Nursing Science & Care GmbH, Winterthur 2018.
  6. F. Folgheraiter, Care, Curing, Caregiver, Etica della care, 2015. www.lavorosociale.com.
  7. La Società svizzera d’utilità pubblica (Ssup) è stata fondata nel 1810 come associazione; essa si impegna a favore della coesione sociale e promuove il volontariato in Svizzera.
  8. M. Blau, Blog Intergeneration. Compte rendu du colloque: Rencontres intergénérationnelles et métiers de l’assistance et de l’encadrement, 06.03.2018.
  9. Generations United, Intergenerational shared sites: Making the case, 2006.
  10. Associazione di categoria delle istituzioni per persone bisognose di assistenza.
  11. Curaviva, Il modello abitativo e di cure 2030 di Curaviva Svizzera. Il futuro delle cure alle persone anziane, 2016.
  12. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi di assistenza in Svizzera cit.
  13. Cfr. Norma SIA 500 o PROCAP.
  14. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi di assistenza in Svizzera cit.
  15. J. Gehl, Cities for People, Island Press, London 2010; J. Gehl, Life Between Buildings: Using Public Space, Island Press, London 2011.
  16. A. Borgogni, Farinella R., Le città attive. Percorsi pubblici nel corpo umano, FrancoAngeli, Milano 2017.
  17. A. Davis, Value for money: an economic assessment of investment in walking and cycling, NHS Bristol, Bristol 2010.
  18. Ufficio federale della sanità pubblica, Scheda informativa. Malattie non trasmissibili, 2016.
  19. STED è uno studio di architettura danese con sede a Copenhagen, creato da Rosa Lund e Martin Hjerl, che ha partecipato al progetto fornendo un’analisi delle funzioni architettoniche che integrassero gli aspetti di pianificazione urbanistica e gli aspetti di interazione sociale. Avvalendosi delle numerose esperienze già esistenti nel Nord Europa di case per anziani aperte a un’utenza più eterogenea e intergenerazionale, lo studio ha offerto un’importante premessa per gli studi di architettura che hanno partecipato al bando di concorso.
  20. J. Assi, C. Carletti, P. Solcà, Progetto Parco San Rocco: un modello di casa per anziani intergenerazionale, rapporto finale per l’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio e la Fondazione Casa San Rocco, SUPSI, 2016. Un riassunto dei risultati della ricerca SUPSI Modello Parco San Rocco è disponibile qui.
  21. J. Assi, C. Carletti, M. Orefice, R. Raveglia, Progetto di animazione intergenerazionale al Parco San Rocco di Morbio Inferiore, Rapporto di attività 2017-2018 per la Fondazione Mission Bambini, 2019.

 

Per approfondire…

Cosa sta accadendo nell'ambito dell'abitare intergenerazionale in Svizzera? Ecco una serie di contributi che permettono di approfondire l'argomento.

Questo articolo è apparso in Archi 4/2019, che può essere acquistato qui, mentre qui è pubblicato l'editoriale di Mercedes Daguerre con i link agli articoli del numero dedicati all'abitare nella terza e quarta età.

Articoli correlati