Ate­lier De Mol­fetta Stro­de, il paes­ag­gio di­na­mi­co in Ti­ci­no

I primi lavori dell’Atelier De Molfetta Strode mettono in mostra il carattere dinamico degli elementi costitutivi del paesaggio. Il messaggio è evidente: portare la natura all’interno dell’ambiente costruito.

Publikationsdatum
28-08-2017
Revision
19-03-2018

Ritratto degli architetti: Federico De Molfetta & Hope Strode

Federico De Molfetta (Milano, 1980) si diploma all' Accademia di architettura di Mendrisio nel 2006. È a Lisbona che scopre l’architettura del paesaggio, collaborando presso lo studio PROAP e lavorando come giardiniere al Giardino Botanico. Qui realizza Uma Eira na Clareira, un’installazione permanente al centro dell’arboreto: in seguito alla caduta di un albero monumentale, ricava dai rami massicci dei tronchi più corti e li compone in un muro di sostegno creando uno spazio orizzontale su un terreno inclinato, un luogo di pausa per i visitatori.

Dopo l’esperienza sul campo, De Molfetta consolida le basi teoriche e i processi della disciplina con un master alla Harvard Graduate School of Design. A Cambridge incontra Hope Strode (Louisville, 1980), che condivide un percorso professionale parallelo: dopo la laurea in architettura presso l’Università dell’Oregon, lavora presso lo studio Maryann Thompson Architects a Watertown (Massachussets) dove segue in prima persona progetti di architettura ecologica e sostenibile.

Terminati gli studi, fondano insieme l'Atelier De Molfetta Strode, con sedi a Lugano e Milano. Lo studio ha l’obiettivo di applicare le conoscenze acquisite a un processo di progettazione legato al territorio ticinese. In parallelo, entrambi i partner sono impegnati nel campo della ricerca e della didattica: De Molfetta collabora con i professori João Ferreira Nunes e João Gomes da Silva all’Accademia di architettura di Mendrisio, Strode tiene un corso di architettura sostenibile e progetto del paesaggio al Politecnico di Milano.

Una nuova generazione di professionisti del paesaggio

De Molfetta e Strode fanno parte di una nuova generazione di professionisti del paesaggio e sono i più giovani fra gli otto membri della Federazione Svizzera degli Architetti Paesaggisti (FSAP) attivi in Ticino.

La loro esperienza è legata in particolare a modelli nordamericani dove, da diversi anni, si promuovono interventi di rigenerazione ecologica secondo il concetto di rewilding (riportare a uno stato selvatico) che favoriscono attività di svago basate sulla scoperta e l’esplorazione. Esempi validi anche per la regione ticinese: dal bosco al vigneto, dal lungofiume alla riva del lago, spazi marginali e residui possono trovare una nuova identità e diventare luoghi di condivisione.

Il rapporto tra verde urbano e costruito in Ticino

In Ticino siamo condizionati da una cultura del giardino che ci porta a identificare la presenza della natura in città in luoghi delimitati come i parchi, una concezione che ne considera principalmente l’aspetto estetico d’immagine da “cartolina” e che promuove l’idea di verde urbano come complemento d’arredo, in secondo piano rispetto al costruito.

La società contemporanea chiede piuttosto spazi liberi e flessibili, solo in parte organizzati, da gestire in rete per favorirne il massimo utilizzo pubblico e il pieno rispetto ecologico. De Molfetta e Strode sono riusciti a concretizzare alcuni di questi concetti attraverso commissioni per giardini privati, dove hanno ricomposto frammenti di paesaggio in armonia con i ritmi della natura, e collaborando all’interno di gruppi pluridisciplinari per lo sviluppo di nuovi piani di quartiere.

Primi lavori dell'Atelier De Molfetta Strode

Nel Giardino del Tempo, realizzato intorno a una villa progettata dall’architetto Attilio Panzeri nel luganese, gli autori prefigurano un paesaggio dall’aspetto selvaggio, che esalta nel contrasto la linearità e la materialità dell’edificio. Diviso in tre momenti, il giardino definisce episodi precisi all’interno della proprietà, contraddistinti dalle caratteristiche topografiche, dall’esposizione solare e dalla vegetazione.

La formazione come architetti, giardinieri e paesaggisti, permette a De Molfetta Strode di tradurre spazialmente la conoscenza scientifica delle piante e di scegliere i materiali più adatti a un determinato luogo, accostandoli ed esaltandoli secondo le stagioni. Il percorso segreto sul bordo di una scarpata a macchia mediterranea, il giardino d’ombra, l’ampio bordo misto di erbacee e perenni, gli alberi da frutto su una superficie di prato spontaneo, sono scelte progettuali accomunate dalla ricerca di biodiversità e bassa manutenzione.

Gli spazi esterni del nuovo quartiere residenziale Parco Casarico a Sorengo, progettato dall’architetto Panzeri e in fase di realizzazione, sembrano esprimere al meglio la filosofia degli autori. Il disegno del paesaggio si basa su concetti chiari: la continuità ecologica della vegetazione, l’attivazione idrologica dell’orografia esistente, la fluidità dei percorsi pubblici e le connessioni con il tessuto infrastrutturale ed ecologico. Molteplici elementi di diversa natura convergono in un palinsesto ordinato e armonioso, integrato nel paesaggio circostante.

I primi lavori dell’Atelier De Molfetta Strode mettono in mostra il carattere dinamico degli elementi costitutivi del paesaggio, esposti deliberatamente allo scorrere del tempo, al ciclo di vita e alle trasformazioni stagionali. Manifesti replicabili a scala maggiore nelle nostre città e in grado di offrire nuove esperienze di socialità urbana. Il messaggio è evidente: portare la natura all’interno dell’ambiente costruito.

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