È sta­to ag­giudi­ca­to il Pre­mio SIA Ti­ci­no 2016

Nella ormai consueta sede di Castelgrande, a Bellinzona, il 26 febbraio scorso si è svolta la premiazione e l’inaugurazione della mostra dei progetti che hanno concorso al Premio SIA Ticino 2016.

Publikationsdatum
07-03-2016
Revision
07-03-2016

Si tratta della quarta edizione del premio, dopo quelle del 2003, 2007 e 2012, che viene assegnato – oltre che all’autore dell’opera – anche al committente. La partecipazione a quest’ultima edizione è stata allargata, oltre che alle opere di architettura, a quelle di ingegneria e ai lavori di pianificazione.

La giuria era presieduta dall’avv. Dick Marty e composta dall’arch. Christina Zoumboulakis di Losanna, dal prof. Virginio Bettini di Venezia, dall’arch. Martin Boesch di Zurigo, dall’arch. Francesco Della Casa di Ginevra, dall’ing. Gabriele Guscetti di Ginevra e dall’ing. Jobst Willers di Rheinfelden. Il premio, assegnato a Pia Durisch e Aldo Nolli – insieme a Bearth Deplazes Architekten – per il Tribunale Penale Federale di Bellinzona, è stato certamente l’esito di un confronto interno alla giuria semplice e breve, per l’evidente eccellenza di quest’opera. La dimensione del progetto – che in occasione dell’inaugurazione abbiamo diffusamente commentato in Archi 6/2013 – è innanzitutto urbanistica, e prevede l’estensione del denso spazio pubblico centrale della città, da piazza del Governo fino a viale Franscini.

La trasformazione del vecchio stabile preesistente in una nuova architettura, che ospita una delle istituzioni federali più importanti, ha determinato nella geografia cittadina la formazione di un nuovo punto di riferimento. La monumentalità richiesta dall’istituzione ospitata, è stata interpretata con la chiarezza dell’impianto morfologico, che ripropone in forme contemporanee la tipologia a corte conventuale, ereditata dalla ex scuola. A questo proposito abbiamo parlato di architettura neoclassica, non certo nel senso di un richiamo imitativo a forme del passato, ma nel senso dell’intelleggibilità delle sue forme, della semplicità intesa come dominio razionale della complessità. È un atteggiamento progettuale che riconosciamo in altre opere di Durisch+Nolli, e le cui radici affondano nell’architettura dei maestri ticinesi, soprattutto nel pensiero di Livio Vacchini.

L’effetto monumentale, così inteso, è rappresentato nella sequenza circolare degli spazi e ha un centro di accumulazione espressiva nell’aula penale, invasa dalla luce zenitale. L’impianto simmetrico è dotato poi di due «fuochi» compositivi, due pozzi luce che illuminano e collegano i percorsi serventi, spazi di silenziosa contemplazione dai molteplici riferimenti all’architettura classica – si pensi alle lunghe scale di Leo von Klenze alla Alte Pinakothek di Monaco.

Nel 2013 scrivevamo che la qualità del lavoro di Durisch+Nolli deriva innanzitutto dalla precisa analisi della condizione data e del compito progettuale affidato. Un modo di interpretare il mestiere, che produce scelte concettuali e linguistiche fondate sulla realtà e per questo capaci, escludendo qualsiasi dimensione nostalgica, di mettere in relazione la cultura contemporanea con quella del passato.

Il fatto che Durisch+Nolli si siano aggiudicati il massimo riconoscimento in tutte le quattro edizioni del Premio SIA Ticino, con quattro giurie esterne, diversamente composte e molto qualificate, conferma la indubbia posizione che il loro studio occupa nello scenario dell’architettura elvetica degli ultimi anni. Possiamo affermare che il lavoro dello studio ticinese rappresenta, in modo più significativo di altri, la tensione che caratterizza oggi la ricerca in Ticino, sommando al talento dei titolari un’organizzazione capace di affrontare tutti i temi progettuali e di partecipare, spesso con successo, ai più importanti concorsi a livello nazionale. Il loro ripetuto successo e la mancanza di competizione rivelano tuttavia, più in generale, l’attuale debolezza, a livello professionale, del mestiere in Ticino.

Gli studi di progettazione sono mediamente molto piccoli e corrispondono alla domanda di abitazioni, che si presenta per lo più individualmente sul mercato. La produzione edilizia così quantitativamente frantumata, sia nella domanda che nell’offerta, rende poco competitivi gli architetti e gli ingegneri ticinesi. Questa condizione penalizza di conseguenza anche la qualità della loro progettazione, perché offre minori occasioni di ricerca e sperimentazione, rispetto a quelle offerte nelle regioni più densamente urbanizzate. Rari sono gli studi che sono riusciti a proporsi fuori dal cantone partecipando ai concorsi più importanti anche se, quando lo hanno fatto, si sono aggiudicati – sia gli architetti sia gli ingegneri – premi e realizzazioni. Ciò nonostante, il vasto laboratorio di ricerca che è oggi l’architettura e l’ingegneria ticinese, ha accumulato le potenzialità necessarie per un salto di qualità, che tuttavia è ancora impedito da una condizione territoriale critica.

La giuria ha assegnato anche cinque menzioni ad opere dei fratelli Guidotti + Frapolli di Montecarasso, di Jachen Könz di Lugano, di Meyer Piattini + Fallavolita di Lamone, di Martino Pedrozzi di Mendrisio e degli ingegneri Pedrazzini e Guidotti di Lugano.

 

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