«Il con­cor­so è un ini­zio, non è mai fi­ne a sé stes­so»

L’ingegnere civile Alain Oulevey, ex presidente della sezione SIA Vaud, da aprile è stato accolto in seno al Comitato SIA in veste di nuovo membro. Nell’intervista che segue il neoletto racconta le motivazioni che lo hanno spinto a impegnarsi in questo ruolo e illustra i temi che più gli stanno a cuore.

Publikationsdatum
14-07-2021
Julia Jeanloz
Redattrice della rubrica «Professione» di «Tracés»

Julia Jeanloz – Signor Oulevey, dal 2014 al 2016 lei ha rivestito la carica di presidente della sezione SIA Vaud. Attualmente è anche membro del consiglio di amministrazione di espazium e, di recente, è stato eletto dai delegati nuovo membro del Comitato SIA. Come nasce il suo interesse per la vita associativa?

Alain Oulevey – Le prime esperienze di vita associativa le ho raccolte un po’ per caso, partecipando al comitato genitori di un asilo nido. È lì che ho cominciato a sperimentare che cosa significa riflettere su tematiche di ordine sociale e sullo sviluppo strategico di un’associazione. Poi un’altra esperienza in quest’ambito l’ho vissuta in occasione della creazione del catasto geologico del Canton Vaud, quando abbiamo fondato un’associazione di geotecnici e geologi per definire come ci posizionavamo sul mercato rispetto alla concorrenza – associazione di cui, dal 2007 al 2011, sono stato presidente. 

Un altro anno importante sotto il profilo della vita associativa è stato il 2010. La sezione Vaud della SIA non aveva più un suo Gruppo degli ingegneri (GI), e così, visto che in seno alla sezione bisognava prendere in mano le questioni che ruotavano attorno all’ingegneria, abbiamo deciso di costituire un nuovo gruppo. Per due anni ho rivestito la carica di presidente. Con il GI abbiamo approfondito varie tematiche: dalla comunicazione sulle nostre professioni ai valori e all’impegno in favore della cultura della costruzione. 

Nel 2012 sono stato nominato vicepresidente in seno al comitato della sezione SIA Vaud e due anni dopo ne ho assunto la presidenza. I temi che erano in discussione allora sono in buona parte gli stessi di oggi: anche un decennio fa si parlava infatti di aggiudicazione, di relazioni tra amministrazioni cantonali e comunali e di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al ruolo chiave delle nostre professioni. Il lavoro in rete, il coordinamento e la qualità degli scambi con l’amministrazione e gli attori politici, erano questi i punti cruciali dell’impegno portato avanti nella nostra sezione. In questo contesto abbiamo constatato che ciascuna sezione romanda agiva per conto proprio, anche se in realtà eravamo tutti confrontati con problemi simili. Inoltre, le sezioni con meno risorse avevano meno influenza di altre. Proprio per questo negli anni 2014-2016 abbiamo deciso di costituire l’organo di coordinamento delle sezioni della Svizzera occidentale (CoRo), un progetto lungo e laborioso che oggi sta però dando i suoi frutti.
 

Quali sono i ricordi più nitidi che le tornano alla mente se pensa ai momenti trascorsi in seno alla sezione SIA Vaud?

Mi ricordo bene di un dossier di cui ho dovuto occuparmi proprio all’inizio del mio mandato di presidente. In quel momento c’erano alcuni disaccordi per quanto concerne le relazioni intrattenute con il Cantone in merito al tema dell’aggiudicazione. La situazione era tesa, le nostre rivendicazioni avevano minato i rapporti con l’architetto cantonale e generato attriti con tutte le parti coinvolte. È in quel momento che ho realizzato una cosa: mentre con un cambio presidenziale ogni due anni, la sezione può avere uno sguardo sempre nuovo sui vari dossier, i collaboratori dell’amministrazione invece restano e, con loro, restano anche eventuali frustrazioni nate forse negli anni da altre situazioni conflittuali. In tal senso, è decisivo che la SIA curi i rapporti con gli interlocutori istituzionali in un clima di fiducia. Ci siamo quindi trovati a tavolino e abbiamo parlato apertamente con il Cantone. Ognuno ha potuto dire la propria opinione in modo franco, esprimendo anche il proprio risentimento. È stato come fare tabula rasa, la situazione si è appianata e da lì abbiamo ricominciato a costruire un rapporto. Intrattenendo contatti regolari con l’amministrazione siamo riusciti a coordinare meglio le diverse funzioni che rivestivamo. Ricordo bene che Stefan Cadosch, ex Presidente SIA, era intervenuto allora offrendoci il suo supporto nella ripresa del dialogo. Poter intrattenere un rapporto con gli architetti e gli ingegneri cantonali è fondamentale. Insomma, in fin dei conti quel famoso dossier ci ha permesso di migliorare le cose. In questo contesto la SIA ha testimoniato la propria volontà di instaurare un rapporto di collaborazione, basato sulla fiducia reciproca tra Cantone, sezione SIA Vaud e la divisione delle costruzioni.
 

Per quali temi, in particolare, si è impegnato in veste di presidente della sezione SIA Vaud? 

Uno dei temi cruciali era quello delle aggiudicazioni. Nel 2013, è stato fondato l’Observatoire vaudois des marchés publics (l’attuale OMPr). Il nostro cavallo di battaglia consisteva nel fatto di spiegare ai comuni chi è e che cosa fa una progettista. Abbiamo anche preso pubblicamente posizione sul tema «concorsi», dopo che la commissione dei conti aveva pubblicato un rapporto negativo al riguardo. Il concorso è decisamente il migliore strumento per trovare risposta a una data problematica, ciò purché siano rispettate le regole e ci si attenga ai parametri definiti. Si tratta di uno strumento prezioso, di una vera e propria opportunità, purché se ne faccia buon uso. Se la domanda è mal formulata, allora è chiaro che anche la risposta non sarà delle migliori. In altre parole, se in seno alla giuria le competenze non sono rappresentate equamente, se non funziona la comunicazione tra esperti e non addetti ai lavori e se manca una supervisione del progetto, allora il rischio di abusi sussiste. Il concorso è un inizio, ma non è mai fine a sé stesso. Offre un ventaglio di idee possibili. Le soluzioni sono poi esaminate sulla base di criteri definiti che aiutano la giuria a selezionare la proposta migliore. Fanno seguito il lavoro di progettazione e l’aggiudicazione degli appalti. È stato un periodo appassionante perché abbiamo avuto l’occasione di fare sentire la nostra voce su un argomento che ci stava a cuore. Per i progettisti è frustrante quando in un concorso l’unico criterio che conta è quello del prezzo. Il nostro ruolo consiste soprattutto nello stabilire un legame di fiducia con la committenza per procedere poi con la dovuta diligenza.
 

Finora ha sempre svolto la sua attività su scala locale. Ora, in seno al Comitato SIA, interverrà su scala nazionale. Che cosa l’ha spinta a fare questo passo?

Durante la mia presidenza in seno alla sezione Vaud ho apprezzato molto la grande diversità e l’infinita ricchezza che portano con sé gli incontri personali. Nella mia quotidianità lavorativa, nel ruolo di ingegnere civile, ho soprattutto contatti con i colleghi che operano nel mio stesso ramo. Trovo entusiasmante poter discutere con altri esperti e avere la possibilità di parlare con loro di temi che vanno oltre la quotidianità della mia professione. Inoltre, sono lieto di collaborare con gli altri membri del Comitato, con le sezioni e con l’Ufficio amministrativo. Ci troviamo in un momento di grandi trasformazioni, in cui tutto si focalizza su quella che è la visione a corto termine dei prezzi e delle scadenze. Ciò a detrimento delle riflessioni ingegneristiche, così fondamentali per rispettare i termini fissati e ridurre i costi. Tale atteggiamento non contribuisce certo a stimolare la nostra creatività. Tutt’altro. Porta a un depauperamento della nostra professione. È contro questa tendenza che mi batto. Perché va contro tutto ciò in cui credo ed è in netta contrapposizione con un costruire all’insegna della qualità. Impegnarsi in seno alla SIA e alle sue sezioni rappresenta una delle possibilità per lottare contro questa situazione. Mi sento molto legato alle sezioni e voglio sostenere il loro operato. Per farlo è fondamentale rafforzare la collaborazione tra sezioni, SIA e gruppi professionali.
 

Quali saranno i temi che la vedranno particolarmente impegnato, nel suo lavoro in seno al Comitato?

Le sfide poste dalla crescente digitalizzazione stanno cambiando profondamente le nostre professioni. Bisogna chiedersi se le fasi di progetto, così come le conosciamo noi oggi, in futuro continueranno a essere in linea con il nostro modo di lavorare. Non si tratta soltanto di padroneggiare nuovi strumenti, ma anche di definire nuovi processi. Anche la sostenibilità è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Ogni attore dell’industria edilizia ha infatti la responsabilità di garantire che ciò che costruisce resti e duri nel tempo. Altrettanto fondamentale è per me l’aspetto della collaborazione tra le varie associazioni mantello, sia che si tratti di associazioni di architetti, di ingegneri o di imprenditori. Non da ultimo, dobbiamo incoraggiare i nostri soci a impegnarsi maggiormente a livello politico. Il fatto che le nostre discipline siano rappresentate all’interno della sfera politica ci permette di anticipare e di influenzare le sfide legate al mondo della costruzione. Ecco perché è così importante intrattenere un contatto con i parlamentari, e anche con coloro che non sono toccati così da vicino da quelle che possono essere le nostre preoccupazioni.

Nel 1995, subito dopo aver concluso gli studi di ingegneria al Politecnico federale di Losanna, Alain Oulevey lavora come assistente nel Laboratorio di costruzioni idrauliche. In seguito, l’ingegnere opta per l’ambito dell’economia privata e la costruzione di gallerie. Fino al 1999 lavora per la società Stucky SA, uno studio di ingegneria specializzato nella costruzione di dighe e centrali idroelettriche. Nel 2001, Oulevey riceve una proposta di lavoro da parte della società De Cérenville Géotechnique SA, accetta, e nel 2006 diventa membro della direzione. In seguito, decide di rilevare lo studio con due altri partner. Oggi la De Cérenville Géotechnique SA ha un organico di circa cinquanta collaboratori che si occupano di geotecnica, deterioramento del suolo, analisi di campioni di terreno e pedologia, come pure di eseguire studi per il calcolo del potenziale geotermico di un terreno. 

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