Jürg Con­zett al TAM

Uno sguardo soggettivo sulla mostra Landscape and Structures – Un inventario personale di Jürg Conzett, al Teatro dell'architettura fino al 7 luglio 2019.

Publikationsdatum
13-06-2019

Jürg Conzett, di persona, credo di non averlo mai conosciuto veramente. Non so neppure se lui sappia chi io sia. Però, è sicuramente stata una delle figure più influenti all’inizio della mia carriera di progettista di strutture perché con i suoi progetti mi ha fatto sognare.

Ricordo di essere entrato in contatto con la sua opera leggendo sulle prime riviste della IABSE (Structural Engineering International SEI Volume 7, Number 2) gli articoli sulle passerelle Saransuns e Traversina. Erano i miei primi anni di pratica professionale nei quali avevo avuto la grande fortuna di conoscere Aurelio Muttoni all’Accademia di Mendrisio. Uscivo dagli anni di formazione al Politecnico di Zurigo con una scarsa conoscenza della storia delle costruzioni, ma con una gran voglia di progettare ponti e passerelle. A Mendrisio Aurelio Muttoni mi aprì gli orizzonti con una lezione magistrale da lui preparata per il primo corso di strutture della nuova Accademia. Un’esperienza fondamentale per me. Conobbi quindi Conzett in parallelo all’opera di grandi ingegneri quali Nervi, Zorzi, Morandi, Maillart, Sarrasin, Šuchov, Kommendant, Eiffel, Ove Nyquist Arup, Schlaich, Candela, Dieste, Freyssinet, Rice e di grandi architetti come Vacchini, Piano, Le Corbusier, Kahn, Foster, Wright, Mies van der Rohe, Prouvé. Furono anni molto intensi di formazione e durante i quali ebbi l’opportunità di conoscere molti colleghi architetti con i quali avrei in seguito costruito.

Di Jürg Conzett mi colpisce molto la versatilità. In tutti i progetti a cui prende parte la struttura portante diventa la colonna vertebrale del progetto. Sia che si tratti di ponti o passerelle, nei quali il ruolo della struttura è ovviamente quello del protagonista, sia che si tratti di edifici sviluppati in collaborazione con svariati architetti, grigionesi prima e confederati poi. Attraverso l’utilizzo di qualsiasi materiale da costruzione, calcestruzzo, legno o acciaio, Conzett contribuisce al progetto in maniera decisiva. Mi affascina la sua conoscenza della storia delle costruzioni e la sua capacità di prendere spunto dall’opera dei maestri per sviluppare progetti freschi e inattesi. Ammiro il carattere forte delle sue realizzazioni.

Il «pellegrinaggio» che Conzett ha intrapreso nel 2010 assieme al fotografo Martin Linsi in Svizzera per documentare opere d’ingegneria civile all’interno dei loro contesti paesaggistici e urbani costituisce il cuore dell’esposizione in corso al Teatro dell’architettura. Attraverso la fotografia vengono portati alla ribalta veri e propri gioielli di architettura infrastrutturale realizzati fra la fine del Settecento e i giorni nostri. La scelta delle opere è soggettiva dei curatori; sono opere che costituiscono un particolare significato nella formazione professionale di Conzett e come tali non hanno la pretesa di essere esaustive del panorama delle infrastrutture svizzere. Ma per questo motivo, ai miei occhi, sono ancora più significative perché danno l’idea di quale sia l’autentico interesse di Conzett. Oltre alla bellezza intrinseca della struttura del manufatto nel suo complesso viene data importanza alla relazione che queste infrastrutture instaurano con il paesaggio naturale o con il paesaggio costruito dall’uomo in contesti urbani. Inoltre, delle opere scelte, vi è sempre un’immagine dedicata a un particolare costruttivo; una pietra disposta in un certo modo, un’apparecchiatura di appoggio, un attacco a terra, un parapetto, un cordolo, una giunzione fra due elementi in legno. Un dettaglio, insomma, che caratterizza tecnicamente il manufatto e lo inserisce in un momento storico preciso dell’arte del costruire.

Sono aspetti, questi, fondamentali per chi, come il sottoscritto e come tanti colleghi, ha a cuore la costruzione di qualità. La ricerca della qualità nelle costruzioni è sempre stata e sempre sarà un dovere per tutti i progettisti perché esse definiscono, unitamente al territorio, lo spazio di vita dell’uomo e di esso ne sono l’immagine forse più tangibile. Il rispetto per il territorio o per il contesto urbano in cui i progetti sono inseriti e il rispetto per la storia delle costruzioni deve sempre essere al centro del pensiero di chi progetta; per far questo sono necessari un approccio serio e accurato e una sensibilità che bisogna cercare di imitare studiando l’operato di chi ci ha preceduto e di coloro che oggi hanno a cuore questi stessi ideali.

Di questo ci parlano Jürg Conzett, Martin Linsi e Lydia Conzett-Gehring nell’esposizione Landscape and Structures.

Considero questa documentazione un generoso regalo per tutti coloro che amano la nostra professione, oltre che un utile strumento di lavoro. Una testimonianza di un’arte certamente di primo livello. Un monito alla tutela e alla valorizzazione del nostro paesaggio e del nostro territorio.

La mostra è arricchita da una ventina di modelli in legno di passerelle e di particolari costruttivi realizzati da Lydia Conzett-Gehring e da alcuni video, fra cui il cortometraggio realizzato da Christoph Schaub Jürg Conzett – Die Kunst der Begründung in cui Conzett racconta del proprio approccio al progetto. Anche per questo Landscape and Structures è adatta a un pubblico vasto, non solo agli addetti ai lavori.

Ma, oltre all’esposizione aperta al pubblico, Jürg Conzett a Mendrisio per un anno intero porta se stesso e la sua passione per il mestiere tenendo un corso per gli studenti dell’Accademia. Un privilegio per loro, un piacere per noi ospitarlo a Mendrisio.

Benvenuto, Jürg.

 

La mostra

Landscape and Structures – Un inventario personale di Jürg Conzett, fotografato da Martin Linsi, con 22 modelli di Lydia Conzett-Gehring.

Catalogo: Jürg Conzett, Martin Linsi, Landschaft und Kunstbauten / Landscapes and structures, Scheidegger & Spiess, Zurigo.

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