L'­ar­chi­tet­tu­ra sto­ri­ca in Bre­ga­glia

Durante le ricerche propedeutiche alla pubblicazione del volume Costruirono la Bregaglia, uscito nel 2014, la valutazione del paesaggio abitato ha favorito la lettura delle abitazioni, in particolare degli edifici maggiormente diffusi, delle dimore rurali e borghesi e dei rustici nei nuclei popolati, sui prati e sui monti.

Publikationsdatum
22-02-2017
Revision
22-02-2017

La Val Bregaglia svizzera, dal 2010 amministrativamente unificata in un unico comune da Maloja a Castasegna, è un eccellente laboratorio storico di ricerca architettonica che spazia da poco meno di 600 a oltre 2000 metri di area insediata e coltivata. Altrettanto interessanti per la loro sorprendente continuità culturale sarebbero i fenomeni insediativi e architettonici che interessano, da Villa di Chiavenna a Chiavenna, la porzione italiana della valle, non trattata in questo contributo.

Lo studio della storia delle case rivela che in epoca moderna ogni valle alpina ha sviluppato una morfologia architettonica propria, diversa dai canoni medioevali preesistenti. A tale patrimonio rinascimentale accumulato dal Cinquecento al primo Ottocento verrà accostato dopo la metà del XIX secolo il linguaggio architettonico europeo, accademico, applicato anche alle strutture comuni. L’equilibrio fra il tutto e le parti, che governava fino ad allora la mente dei costruttori, venne sostituito dalla prospettiva riferita all’asse centrale.

In linea di principio dal periodo rinascimentale a tutto il barocco i costruttori locali adottarono il principio della ripartizione o divisione degli elementi edilizi, contrariamente al principio dell’addizione degli stessi elementi adottato in altre valli, ad esempio in Engadina. 

Nel campo dei materiali, l’edilizia in Bregaglia progredisce dal legno al sasso, dalla parete lignea rivestita a muro intonacato all’edificio in muratura. Il patrimonio edilizio medioevale pare essere stato meno diversificato delle morfologie e delle tipologie sviluppate in epoca moderna.

Una valle alpina laboratorio di progettazione dello storico

Negli ultimi decenni il patrimonio storico locale è stato riconosciuto, studiato e qualificato di pari passo con la radicale trasformazione socio-economica del territorio alpino. Oltre alle numerose pubblicazioni, basti ricordare la recente consegna del premio Wakker dello Heimatschutz e la nomina di Soglio a più bel villaggio della Svizzera. Bondo e Vicosoprano non erano in gara, altrimenti avrebbero avuto voti molto incoraggianti. Accanto e in parte dentro i nuclei storici le case nuove si riferiscono al linguaggio internazionale con timbri regionali più o meno percettibili.

A loro volta le case e le stalle del passato non sono mera archeologia architettonica, anzi, attendono di essere riconsegnate alla storia debitamente restaurate o ristrutturate. L’offerta di edifici storici da riqualificare spazia su tutta la gamma tipologica delle dimore: umili dimore unifamiliari, imponenti case residenziali del Settecento, baite sui monti e sul passo alpestre del Maloja. Sono fuori uso la stragrande maggioranza delle stalle bovine e caprine di paese, senza contare quelle che sorgono sui prati, nelle selve e sui monti. Ciò risulta dalla composizione dell’azienda agricola storica che contava una dimora in paese, una sui monti e una terza in alpe, nonché una stalla e più in paese, una o due stalle sui monti, una parte di stalla nella selva e la relativa cascina di essiccazione. Nel 2015 l’inventario del territorio di Bondo elencava in paese 92 dimore unitamente alle loro 74 stalle distribuite in piano, tutte o quasi fuori uso, e due tipologie caratteristiche del luogo, 17 crotti e 11 cascine di essiccazione delle castagne (in italiano dotto: metàto); attualmente è in funzione una sola cascina. In queste cifre non figurano le baite e le stalle sui monti antichi, Laret, Splügh, Lera, Lumbardui, Selvartigh, Cugian, Cant, Ciresc, Lizol, tutti dotati di alcune baite con cantine a refrigerazione naturale e delle relative stalle bovine. L’inventario edilizio di Soglio pubblicato nel 1994 elenca un totale di 395 edifici distribuiti sui 28 gruppi edilizi.

Situazione attuale

In Bregaglia e in particolare a Soglio, negli insediamenti stanziali, le case di vacanza superano la quota del 20% prescritta dalla Legge sulle abitazioni secondarie del 2 marzo 2015. L’articolo 9 del capitolo 4 della legge citata, oltre a parificare la dimora al rustico e a proporre la protezione delle stalle bovine, recita: «Il valore protetto dell’edificio non risulta compromesso, in particolare se l’aspetto esterno e la struttura edilizia basilare restano sostanzialmente immutati». La regola che prescrive la conservazione «sostanzialmente immutata» è una novità assoluta e inverosimile nella storia dell’architettura rurale. Negli insediamenti che superano la quota del 20% di abitazioni secondarie, a condizione che gli edifici vengano preliminarmente protetti, gli edifici civili verranno conservati alla pari delle stalle rustiche. La prassi si ricollega alle prescrizioni finora in vigore nei nuclei storici importanti. La conservazione dell’aspetto esterno e della struttura basilare di una stalla richiede un approccio progettuale diametralmente opposto a quello di una dimora storica, già fondamentalmente predisposta alle funzioni abitative con le finestre e le porte riferite alla struttura dei piani dell’edificio. Dotare una stalla storica di finestre nega l’identità stessa dell’edificio rustico e delega la fatica insuperabile alla sensibilità dei progettisti e alla pazienza delle commissioni edilizie. A partire dal 1970 la trasformazione della destinazione d’uso degli edifici rustici, pur mantenendone l’aspetto originario, è nel frattempo divenuto una consuetudine.

Ipotesi di cantiere

Le regole pianificatorie dei nuclei storici postulano in via di principio la conservazione dell’edificio storico. È compito del committente e del progettista riconoscerne la peculiarità e la struttura edilizia di base, i due aspetti di cui tener conto secondo le regole del nucleo storico vigenti da decenni e a norma della legge sulle abitazioni secondarie del 2015.

Coordinate economico-culturali del territorio bregagliotto storico

Mentre attualmente la suddivisione gestionale del territorio e la destinazione utilitaria di un tempo è oggetto di progressivo oblio collettivo, lo spazio storico risulta regolato da codici consuetudinari in parte codificati nei regolamenti delle comunità agricole.

Motori economici del passato e settori di committenza

Il patrimonio architettonico diffuso nei villaggi, sui maggesi e sugli alpeggi fu stimolato nei secoli in modo prevalente dall’economa agricola, che ha generato la preponderante porzione rustica del costruito, centinaia di dimore accanto ad altrettante stalle nei villaggi, le molteplici stalle bovine diffuse sui prati, le cascine nel castagneto, le numerose baite private con la relativa stalla sui maggesi e sugli alpeggi a gestione familiare, e le soste alpestri consortili.

Lungo la strada cantonale nei nuclei storici di Casaccia, Vicosoprano, Stampa, Promontogno e Castasegna si assiepano le grandi case dell’economia di commercio e di trasporto, dimore solitamente plurifamiliari costruite dai magnati locali, edilizia pregiata, di tipo patrizio nel Cinque e nel Seicento, borghese nel Settecento, con le relative stalle di sosta dei cavalli. Il transito alpino influì solo indirettamente sul tessuto edilizio storico, ma stimolò in modo percepibile l’edilizia pubblica, il Pretorio e la Ca da Sett, e anche l’offerta privata di soste, stalle, locande, osterie e negozi. Prima della metà dell’Ottocento alle persone in cammino bastavano gli ospizi, le taverne e i rifugi documentati già nel Cinquecento.

Nel Seicento e in modo particolare nel Sette e nell’Ottocento gli emigranti fortunati in commercio e artigianato hanno investito cospicue fortune in palazzine e ville che costituiscono tuttora l’architettura locale di gran pregio. In un primo tempo l’economia turistica si insediò a Maloja, Soglio e a Vicosoprano nelle grandi dimore nobiliari e originò dopo il 1870 nuovi alberghi, pensioni e ristoranti in quasi tutti gli abitati storici. Il settore delle case di vacanza nuove o ristrutturate è tuttora dinamico.

La trama urbana e la rete viaria storica

Il territorio insediato stanzialmente manifesta in Bregaglia due sistemi antitetici: i villaggi di Bondo, Borgonovo, Casaccia, Castasegna, Soglio e Vicosoprano sono abitati fortemente agglomerati e strutturati da tendenze centripete. Sono invece distribuiti a nodi edilizi elementari, compositi o allineati a collana gli abitati di Caccior, Coltura, Muntac, Pungel, Roticcio e Stampa. Il canone centripeto o agglomerato opposto a quello diffuso a nodi di origine familiare è presente anche nella Bregaglia italiana e nelle valli alpine contigue, la Mesolcina, la Val Poschiavo e la Valtellina. 

A parte gli allargamenti della strada cantonale costruita intorno al 1840 e gli innesti delle strade campestri in connessione con le migliorie fondiarie dopo il 1940, gli insediamenti storici sono riferiti alla rete viaria medioevale composta da un vicolo direttore e da ramificazioni secondarie. In epoca medioevale tutte le piazze attuali nei nuclei storici della Bregaglia non esistevano. Semmai non superavano le dimensioni di un crocevia allargato, oppure appartenevano al ceto alto e connotavano lo spazio architettonico privato davanti alle case signorili costruite nel tardo medioevo, ad esempio dai Salis a Soglio. In verità le piazze attualmente esistenti sono attributi squisitamente settecenteschi ovvero iniziative barocche dei ceti alti locali. 

Il paesaggio storico

Alle differenze altimetriche e di conseguenza climatiche corrispondeva una divisione dei versanti vallivi in fasce o gradini: il piano con le strutture stanziali, il monte e l’alpe con le strutture gestite temporaneamente. L’economia agro-pastorale storica era costruita su pochi concetti essenziali: l’indiviso contrapposto al diviso concerne la proprietà comune contrapposta al bene privato. A sua volta il traso permetteva l’uso collettivo dei terreni privati, il tenso limitava lo sfruttamento del bosco comunale. 

Nessi culturali 

Anche in Bregaglia le forme vernacolari del costruito storico mutano da abitato ad abitato e sono diverse alla periferia del territorio rispetto alle case lungo la direttrice del transito, esattamente come i dialetti locali. Le stesse forme assimilano il passaggio climatico dal fondo della valle alle zone alte.

Cenni bibliografici

  • D. Giovanoli, Facevano case1450-1950. Saper vedere le dimore e i rustici nel Grigioni italiano e nella limitrofa Lombardia, Pro Grigioni Italiano, Coira 2009
  • D. Giovanoli, Costruirono la Bregaglia, Casanova, Coira 2014

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