SIA: Il po­ten­zia­le del­la for­za la­vo­ro in­di­ge­na

In Svizzera, il settore dell’edilizia e della pianificazione continuerà ad appoggiarsi, anche in futuro, alla manodopera estera – ciò è quanto emerge dal sondaggio condotto dalla SIA in merito all’iniziativa popolare contro l’emigrazione di massa. La SIA si appella al settore esortandolo ad attingere anche alla riserva di forza lavoro indigena.

Data di pubblicazione
15-01-2015
Revision
05-11-2015

Il 9 febbraio 2014, la popolazione svizzera ha detto sì all’iniziativa popolare «contro l’immigrazione di massa». Accogliendo l’iniziativa gli Svizzeri si sono dichiarati propensi a un cambio di paradigma nella politica migratoria. Il modello, presentato in giugno dal Consiglio federale per l’attuazione dell’iniziativa, prevede che dal 2017 la Confederazione fissi tetti massimi e contingenti per regolare l’immigrazione degli stranieri.

Al proposito va tenuto conto a livello cantonale degli indicatori riguardanti l’economia e il mercato del lavoro. La SIA ha colto l’occasione di questa svolta nella politica migratoria per chiedere ai suoi membri affiliati come ditta di esprimersi in merito all’iniziativa e alle sue conseguenze.

Progettisti - in gran parte contro l’iniziativa

Nell’ambito del sondaggio, effettuato in giugno, sono stati interpellati complessivamente 2017 membri affiliati come ditta, di cui 314 (circa il 15%) hanno fornito risposta alle domande formulate. La maggior parte degli studi sottoposti al sondaggio ha valutato negativamente il risultato della votazione. Circa il 60% presume che la situazione apporterà per lo più degli svantaggi, mentre solo il 4% pensa che il nuovo sistema si rivelerà positivo. Il 36%, ovvero un buon terzo dei sondati, considera il risultato in modo neutrale.

L’approccio per lo più scettico nei confronti dell’iniziativa trova conferma nei risultati scaturiti dalle indagini congiunturali effettuate su incarico della SIA: in Svizzera il settore della progettazione accusa una penuria di manodopera specializzata, nonostante le attuali previsioni congiunturali piuttosto modeste e contenute. Presso gli studi di architettura e ingegneria, vista la penuria di personale, spesso si accusano ritardi sulla tabella di marcia oppure ci si vede addirittura costretti a rifiutare gli incarichi.Oltre l’80% degli studi cerca pertanto forza lavoro all’estero, soprattutto nei vicini Paesi membri dell’UE.

Considerate le previsioni congiunturali, si parte dal presupposto che, nei prossimi anni, il fabbisogno di personale qualificato resterà stabile o tenderà persino ad aumentare. Se si prendono come riferimento i dati aggiornati, pubblicati dall’Ufficio federale di statistica (UST), nel caso di una quota costante di stranieri pari a circa il 25%, per coprire la carenza di manodopera che interessa il settore architettonico e ingegneristico sarà necessaria un’immigrazione annua di almeno 2200 professionisti stranieri, di cui 750 ingegneri e 1450 architetti.

In considerazione di tali cifre la SIA si prodiga in favore di un’attuazione misurata e oculata dell’iniziativa sull’immigrazione: bisogna evitare che la nuova politica sui contingenti conduca a un’ulteriore acutizzazione della penuria di manodopera specializzata nell’ambito della progettazione, frenando così un settore chiave dell’industria edilizia.

Molto più promettente rispetto alle soluzioni forfettarie, come quella delle restrizioni all’immigrazione è, a detta della SIA, la decisione di promuovere in modo efficace la formazione continua della manodopera indigena qualificata, unita a un’immigrazione controllata della forza lavoro proveniente dall’estero. Nel contempo occorre attingere in modo più intenso di prima alle considerevoli riserve di personale indigeno qualificato e già attivo nel settore.

Migliori possibilità, anche dai 50 in su

Il direttore della SIA, Hans-Georg Bächtold, si riferisce qui a tre gruppi in particolare: la forza lavoro femminile, i lavoratori ultracinquantenni e le persone con una formazione professionale superiore e in possesso di ulteriori specializzazioni. «Non è possibile che gli ingegneri con qualche anno in più o le donne, dopo la pausa lavorativa dedicata all’educazione dei figli, incontrino così tante difficoltà quando decidono di fare nuovamente ingresso nel mondo del lavoro, mentre gli studi di progettazione si rivolgono sempre di più all’estero per reclutare i propri collaboratori», così Bächtold.

Il direttore della SIA desidera richiamare su questo tema delicato l’attenzione dei membri SIA e del settore della pianificazione. È importante che la manodopera indigena non si senta svantaggiata.

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