SIA: Fo­rum del­la cul­tu­ra edi­li­zia

Nella suggestiva cornice di Palazzo Trevisan degli Ulivi, a Venezia, fino a novembre sarà possibile visitare il «Salon Suisse», l’installazione complementare al Padiglione svizzero della Biennale di Architettura, un palcoscenico per discutere di cultura edilizia, in un’ottica nazionale e globale.

Data di pubblicazione
31-08-2015
Revision
31-08-2015

Il Salone, organizzato dalla fondazione Pro Helvetia e battezzato «The next 100 years – Scenarios for an Alpine City State», nasce dallo spirito creativo dei due architetti di Zurigo, Hiromi Hosoya e Markus Schaefer, come piattaforma per discutere pubblicamente di cultura edilizia svizzera. Come ci immaginiamo i prossimi cento anni, come sarà vivere in un mondo sempre più urbanizzato e in rapida trasformazione? Come evolverà la Svizzera? Queste le domande cruciali dell’evento. Per questo discorso il timing è stato calcolato alla perfezione. Infatti, proprio la settimana prima, il Consiglio federale ha presentato la bozza del messaggio sulla cultura 2016-2019, in cui per la prima volta si dà alla cultura edilizia l’importanza che merita.

Oltre 200 i presenti all’apertura, tra questi anche alcuni ospiti d’onore come il consigliere federale Alain Berset e l’ambasciatore svizzero a Roma. Malgrado la cornice ufficiale, a Palazzo si respira un’aria già quasi familiare. Venezia diventa luogo di incontro e di ritrovo.

Comprensione dinamica della cultura edilizia

Anche la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti sostiene l’evento a livello finanziario e contenutistico. Vi è infatti un obiettivo fondamentale che accomuna la SIA al Salon Suisse, ovvero promuovere la consapevolezza per la cultura edilizia contemporanea, e ciò non soltanto tra gli specialisti del ramo, ma anche, e in particolare, in seno alla società e a livello politico. Nel suo discorso, il presidente SIA Stefan Cadosch si è espresso chiaramente a favore di una comprensione globale e dinamica della cultura edilizia: per soddisfare la crescente esigenza di città concepite con intelligenza, all’insegna degli spazi verdi e di una vita piacevole, città uniche, particolari e dotate di forte identità, è indispensabile un approccio olistico. In considerazione dei compiti sempre più complessi e del mutare delle condizioni quadro, accanto a ottime competenze tecniche si richiedono altresì competenze interdisciplinari per le quali è necessaria una formazione mirata.

Nel corso della «sessione inaugurale» i relatori, tra cui critici e pubblicisti, ricercatori e architetti di spicco, hanno espresso il proprio punto di vista sulla cultura edilizia svizzera. Anche gli interventi dei presenti sono stati molteplici e variegati: dalle richieste di portare avanti una disposizione più audace dei pieni e dei vuoti, insistendo su spazi d’insediamento più strutturati, al preferire la funzionalità all’estravaganza, fino all’invito a focalizzarsi su un rafforzamento dell’intesa tra città e campagna. Anche se le singole asserzioni possono difficilmente essere riassunte in un’unica formulazione, in tutte le prese di posizione è riconoscibile il pensiero dominante della Biennale di quest’anno, vale a dire quello di ritrovare i concetti fondamentali, i «fundamentals», di tornare insomma alle nostre radici e all’essenzialità.

I diversi interventi sono documentati dai curatori e rielaborati in vista dei tre saloni successivi che verteranno, per esempio, sul paesaggio del Gottardo e le conseguenze della costruzione della galleria (dal 7 settembre) o si terranno all’insegna del motto: «Build – The Reality of Cities», tema attuale di politica urbana (9-11 ottobre). Per evitare un accavallamento con la Summer Academy nel padiglione svizzero, i saloni tematici avranno luogo tra settembre e inizio novembre. La Final Assembly si terrà nel fine settimana conclusiva, dal 20 al 22 novembre. Non perdetevi un viaggio a Venezia, ne vale la pena, fino ad autunno inoltrato. 

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