Quat­tor­di­ci an­ni di de­di­zio­ne ai re­go­la­men­ti

Dopo essere stato 14 anni al vertice della Commissione centrale per i regolamenti (ZO), Erich Offermann ha rassegnato le sue dimissioni a fine aprile, in occasione dell’Assemblea dei delegati SIA 2023. A colloquio con l’uomo dietro a questa carica.

Data di pubblicazione
12-05-2023
Laurindo Lietha
vice caposervizio Regolamenti e responsabile Aggiudicazione, SIA

Sbalorditi, Erich Offermann e due cameriere dietro di lui guardano dalla finestra della Volkshaus di Zurigo: in questa serata di fine marzo grossi fiocchi di neve imbiancano l'Helvetiaplatz. Sono le ventidue e trenta e il personale non vede l’ora di smontare. Ma Offermann, impassibile, tira fuori dal taschino della giacca una matita portamine e comincia a scribacchiare sulla tovaglietta di carta: con un diagramma a curve mette a confronto i costi e l’avanzamento di un progetto di costruzione. «Senza un investimento iniziale non è possibile avere le basi decisionali per realizzare un’opera», afferma mentre traccia il suo schizzo. Con lui è facile perdersi in lunghe e appassionanti discussioni. Cinque minuti dopo, lasciando la sala, ci troviamo a parlare di centrali elettriche e di aspetti legati alla conservazione dei monumenti storici. Poco più tardi, sul tram, di fotografia e opere di Jakob Tuggener.

La sua prima parola è stata «gru»

Offermann, classe 1951, è cresciuto a Riehen (BS). Sua madre era laboratorista medica. Suo padre, giurista, con uno spiccato interesse per le scienze naturali, e in particolare per la mineralogia. La prima parola di Offermann è stata «gru». Fin da bambino era appassionato di ponti e di dighe. Ma quando arriva il momento di scegliere quale strada lavorativa imboccare, i suoi interessi lo spingono in un’altra direzione: dopo la maturità, anziché continuare gli studi, decide di lavorare. Progetta e realizza sceneggiature per il teatro di Basilea: era l’epoca di Düggelin e Hollmann. Così trascorre 15 lunghi anni impegnato come scenografo e costumista per diversi palcoscenici del mondo del teatro di lingua tedesca – sono tante le storie che costellano questo periodo professionale, e Offermann non perde occasione per raccontarle, con un surreale tocco di drammaturgia.

Come Beuys da giovane

Compiuti i trent’anni, il nostro interlocutore aspira a una vita – come la definisce lui oggi – «borghese». Decide di studiare architettura presso il Politecnico federale di Zurigo. È una scelta plausibile: «Del resto sapevo già sia progettare che disegnare», afferma. Erano gli anni Ottanta. Come la maggior parte dei suoi coetanei, anche Offermann porta i capelli lunghi, indossa pantaloni di pelle e il suo inseparabile gilet da pesca. «Mi sembri Beuys da giovane», gli dicono tutti. Di lì a poco, con in mano una laurea conquistata in tempi brevi, inizia a lavorare per diversi rinomati studi di architettura. La sua aspirazione e visione di sé rimane sempre quella di un generalista, dedito ad assimilare ogni aspetto della progettazione e della costruzione, ma anche interessato a mettere in risalto l’estetica nelle cose più autentiche e immediate.

Circolare, anziché lineare

Con l’avvento del nuovo millennio, Offermann decide di mettersi in proprio. In un primo momento lavora prevalentemente come submandatario, ma ben presto lo attendono progetti ben più grandi. A metà degli anni Duemila, gli viene proposto di entrare a far parte di una delle commissioni SIA. È sensibile alla realtà economica e l'idea di potersi impegnare in difesa della categoria professionale lo entusiasma. Assume dunque questa nuova carica, a titolo onorifico. Quando poi, nel 2009, la SIA pubblica il bando per un nuovo presidente della ZO, Offermann non esita a candidarsi: l’Assemblea dei delegati SIA lo eleggerà all’unanimità. Il seguito? Ce lo racconta lui, in prima persona.

Erich, quali sono stati i principali sviluppi del compendio di regolamenti SIA negli ultimi 14 anni?

Come anche in altri ambiti della società, la consapevolezza per la sostenibilità è cresciuta in modo esponenziale, in tutte le dimensioni. Per noi ciò significa che il costruire non è un processo lineare, bensì circolare. In altre parole, bisogna tenere conto della fine del ciclo di vita di un’opera già in fase di progettazione. Oggi come allora, trovo che sia prioritario trasporre questa logica anche al nostro ventaglio di regolamenti per creare maggiore consapevolezza. Questo processo, che aveva già iniziato a prendere piede, ora ha letteralmente messo il turbo con la revisione della legge federale sugli acquisti pubblici (LAPub) e del concordato intercantonale sugli appalti pubblici (CIAP). In tal senso, la revisione del Regolamento per la procedura di scelta dei mandatari SIA 144 rappresenta un tassello centrale. Nella sua versione rivista, il regolamento prescrive a chiare lettere una cultura dell’aggiudicazione improntata alla qualità, anche per l’aggiudicazione di commesse di tipo tradizionale. Di uguale importanza sono le revisioni, ancora in atto, del Regolamento dei concorsi d’architettura e d’ingegneria SIA 142 e del Regolamento dei mandati di studio paralleli d’architettura e d’ingegneria SIA 143, che vanno a completare il corredo, già sostenibile e a norma di legge, di regolamenti SIA in materia di appalti. Un altro tassello importante è stato la realizzazione e la pubblicazione del Regolamento per le prestazioni dei committenti SIA 101, nel quale viene messa in rilievo la responsabilità della committenza come istanza decisionale. Infatti, soltanto se i committenti si assumono i propri inderogabili impegni e responsabilità, soprattutto per le questioni inerenti alle condizioni quadro, può nascere qualcosa di buono.

Quali sono le più grandi sfide odierne per il catalogo dei regolamenti SIA e la futura presidenza della ZO?

Vorrei prima spezzare una lancia a favore di tutte le commissioni SIA che disciplinano le norme e i regolamenti, alle quali la Società deve i suoi decenni di esistenza e il suo eccellente posizionamento all’interno del settore della progettazione e della costruzione in Svizzera. I membri delle diverse commissioni apportano un mix unico di competenze, professionalità ed esperienza, che è nostro compito salvaguardare e coltivare, perché soltanto così (e, mi preme dirlo) la SIA sarà in grado di affrontare le sfide del futuro in un’ottica pratica, per il bene di tutte le parti coinvolte.

E a questo proposito possiamo riallacciarci alla revisione dei regolamenti per le prestazioni e gli onorari (RPO). Qui la questione verte non tanto sulle prestazioni – che possono essere descritte in modo del tutto pertinente e preciso – quanto piuttosto su come retribuire tali prestazioni in modo «commisurato» e adeguato. A tal proposito resta ancora da verificare una serie di modelli. Di certo va detto che la logica del «più costruisco, più guadagno» non si addice alla visione descritta sopra. Le prestazioni di progettazione sono prestazioni di natura intellettuale. Le idee innovative tese a ridurre il consumo di risorse, dunque, non andrebbero «penalizzate» con onorari più bassi. Un’adeguata progettazione è l’investimento migliore, anche in termini di risparmio: è importante far passare questo messaggio! A tal fine, ma anche in altri ambiti, dobbiamo dotarci di migliori basi scientifiche. Io, dal canto mio, mi batto con tutto me stesso contro l’idea romantica di arbitrarietà!

E adesso come intendi trascorrere il tuo tempo?

Continuerò a gestire la ditta insieme alla mia partner aziendale: ci attendono progetti molto interessanti e non vedo l’ora di affrontare nuove sfide. Inoltre, continuerò a presiedere le commissioni SIA 101 Prestazioni dei committenti e SIA 111 Modello pianificazione e consulenza. Il mio obiettivo resta quello di rendere i contenuti complessi più comprensibili, anche per le persone che non sono del mestiere. Poi continuerò sicuramente a dilettarmi con le mie riflessioni e accoglierò di buon grado ogni novità.

L’ultimo progetto di cui mi sono occupato è stata la direzione generale per il risanamento della Sala congressi e della Tonhalle di Zurigo. Mi ricordo ancora il momento magico in cui i musicisti, accompagnati dal direttore d’orchestra Paavo Järvi, hanno ripreso possesso della grande sala, appena terminati i lavori. Durante il discorso di ringraziamento, l’intendente Ilona Schmiel si è rivolta con gratitudine agli specialisti dell’acustica e alla direzione generale esclamando: «Offermann inizia a rimboccarsi le maniche quando tutti getterebbero la spugna!». Le sue parole sono state ovviamente molto lusinghiere ma, cosa più importante, hanno colto lo spirito del nostro lavoro. È vero: quando le cose si fanno complesse prendiamo in mano la situazione. Amiamo i progetti interdisciplinari, realizzati con il coinvolgimento dei più diversi specialisti, ci appassiona riuscire a realizzare un armonioso tutt’uno.

Grazie di cuore per questa chiacchierata, caro Erich. E, come sempre, «stiamo a vedere che cosa ha in serbo il futuro!».

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