The Prac­ti­ce of Tea­ching

L'Accademia di Architettura di Mendrisio alla 16. Biennale Architettura

Con la pubblicazione del Manifesto Freespace, nel giugno del 2017, le due architette di Dublino hanno invitato i 71 partecipanti e i curatori dei padiglioni nazionali a presentare a Venezia il proprio spazio libero «in modo che insieme si possa rivelare la diversità, la specificità e la continuità nell’architettura sulla base delle persone, dei luoghi, del tempo e della storia, per promuovere la cultura e l’importanza dell’architettura in questo dinamico pianeta».1

Data di pubblicazione
04-06-2018
Revision
04-06-2018

In questa edizione della Mostra, troveranno posto anche due sezioni speciali: la prima, Close Encounter, meetings with remarkable projects, presenterà 16 lavori nati da una riflessione su progetti illustri del passato; la seconda, dal titolo The Practice of Teaching, raccoglierà i lavori sviluppati da architetti impegnati sia professionalmente che presso scuole di architettura. E proprio in questo gruppo dedicato alla «pratica dell’insegnamento» sono presenti i professori ordinari di progettazione dell’AAM: Francisco e Manuel Aires Mateus, Walter Angonese, Michele Arnaboldi, Valentin Bearth, Riccardo Blumer, Martin Boesch, Frédéric Bonnet, Mario Botta, Francis Diébédo Kéré, João Gomes da Silva e João Nunes, Quintus Miller, Valerio Olgiati e infine Jonathan Sergison.

Alcuni dei lavori presentati in questa sezione prendono spunto dall’attività svolta all’ateneo ticinese, infatti diversi professori e architetti hanno lavorato con gli studenti per mostrare il loro approccio didattico o come ciò si riflette nel loro modo di affrontare la professione.

In queste pagine presentiamo le immagini relative a due delle installazioni allestite alle Corderie dell’Arsenale. Dapprima il padiglione ligneo disegnato da Mario Botta che espone gli esercizi degli studenti del primo anno sviluppati durante il corso tenuto da Annina Ruf e dedicato al disegno e alla rappresentazione. Il volume progettato da Botta ospiterà alcuni «teatrini» che mettono in scena i lavori basati sull’interpretazione di quattro verbi – guardare, vedere, osservare, rappresentare – che formano una sequenza logica da seguire quando si traduce un dato di realtà nella sua possibile rappresentazione.

Botta, coordinatore del primo anno, è consapevole di come il primo approccio allo studio dell’architettura sia un momento chiave per gli studenti che vengono introdotti alla disciplina e necessitano di ampliare le loro conoscenze; per questa ragione l’offerta formativa propone degli insegnamenti che affiancano gli ateliers di progettazione come appunto quello di Ruf o il Corso introduttivo al processo creativo tenuto da Riccardo Blumer. Per Botta, «Il primo anno all’Accademia di architettura di Mendrisio è considerato un anno propedeutico fondamentale per introdurre lo studente a comprendere il linguaggio e la conoscenza del mestiere di architetto, la disciplina dell’architettura studia lo spazio di vita dell’uomo ma dobbiamo essere coscienti e responsabili che l’opera di architettura ha la possibilità di trasformare e costruire relazioni che caratterizzano il paesaggio e il territorio intorno. Per poter costruire l’architetto deve attraversare un lavoro lento e paziente di studio, analisi e riflessioni sul significato dell’intervento che sarà oggetto di trasformazione. Per l’architetto ogni spazio, ogni occasione è pretesto per indagare, per verificare; per comprendere egli deve saper trasformare il mandato di lavoro in occasione di studio».2 Da queste riflessioni nasce la volontà di mettere in mostra un aspetto della metodologia che viene adottata nell’introduzione al progetto architettonico.

Il direttore dell’Accademia Riccardo Blumer, oltre ad essere impegnato al primo anno, tiene un corso di progettazione all’ultimo anno di Bachelor e al Master. Alla Biennale presenta i lavori che alcuni studenti hanno sviluppato nel suo atelier parafrasando il tema Freespace, estremizzando uno degli atti propri della natura dell’architettura, ovvero quello di porre un limite. Con l’installazione Wall, una macchina che crea delle pareti di acqua saponata: «...si è voluto lavorare radicalmente verso la smaterializzazione, portando al limite estremo del solo riflesso di luce. L’opera infatti si compone di un sistema di pareti fluide, superfici minime tese in un’area rettangolare, create da una serie di cursori che, grazie a sistemi motorizzati, scorrono lungo sottili tiranti. La macchina produce un suo movimento che enfatizza le sequenze spaziali dell’architettura con un ritmo non solo planimetrico ma anche temporale e materico dovuto alla fragilità della parete, contrapposta all’ostinazione della macchina che continuamente la riproduce. Il limite diventa in questo caso più percettivo che fisico e suscita meraviglia nel momento della sua esplosione ovvero nel suo annullamento in un tempo brevissimo». In questo caso la scuola è stata intesa «… come luogo di pensiero ed esperimento della mano, relazionata ai campi più estremi della disciplina, svincolata dai limiti professionali, impegnata nella formazione di visioni».3

Il 20 ottobre alle ore 14:30 al Teatro alle Tese è in programma un confronto del gruppo di architetti coinvolti in The Practice of Teaching, che discuterà sul mutuo beneficio e il reciproco vantaggio che si instaura tra l’insegnamento e la sua pratica, proprio perché per questi architetti l’attività didattica è intesa come parte integrante del loro processo creativo.

Segnaliamo inoltre che, tra i 71 partecipanti alla Mostra e ospiti delle Corderie, l’architetto Aurelio Galfetti ha scelto di presentare un video, girato all’interno del nuovo Teatro dell’architettura, nel quale dialoga con alcuni diplomandi sul percorso di analisi che lo ha portato al progetto della sua casa a Paros, ultimata nel 2003.

 

Note

  1. Cfr. http://www.labiennale.org/it/architettura/2018/intervento-di-yvonne-farrell-e-shelley-mcnamara
  2. Mario Botta, Introduzione al progetto architettonico, in Accademia di architettura, Annuario, Mendrisio Academy Press, Mendrisio 2017, p. 12.
  3. Riccardo Blumer, Wall, in Freespace, catalogo ufficiale, a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara, vol. II, Venezia 2018.

 


Introduzione al progetto architettonico è l’argomento che indirizza gli ateliers del primo anno coordinati dal prof. Mario Botta con i docenti Nicola Baserga, Roberto Briccola, Paolo Canevascini e Gabriele Cappellato e gli assistenti Manuel Bellagamba, Ricardo Conde, Marco Ghilotti, Federica Giovannini, Silvia Passiglia, Stefano Perregrini, Roberto Russo, Andrea Scheuber, Dario Sironi, Ute von Hagen e Michele Zanetta.


Altre immagini degli allestimenti qui.


 

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