«Og­gi, la mi­glio­re fac­cia­ta è il ri­sul­ta­to di un com­pro­mes­so»

La facciata è parte integrante di un complesso multifunzionale. Quali sono le caratteristiche di una buona facciata? Abbiamo parlato con il professor Andreas Luible degli ultimi sviluppi nella ricerca e nella pratica.

Data di pubblicazione
04-08-2022

espazium: Quali sono i requisiti funzionali che oggi deve soddisfare una facciata?

Andreas Luible: Sempre di più! Oltre ai requisiti abituali, negli ultimi decenni hanno preso piede nuovi aspetti, come la produzione ad alta efficienza di energia, la protezione dal calore estivo e lo sfruttamento della luce naturale. Hanno maggiore importanza anche la protezione antincendio, l’isolamento acustico e – come ormai ovunque – la sostenibilità dei materiali: quelli da preferire sono prodotti con poco dispendio di energia e CO2, che possono essere utilizzati in modo efficiente in termini di quantità, hanno componenti progettati tenendo conto del ciclo di vita utile, durata e degradabilità, inoltre devono essere riciclabili. In passato, si è prestata troppo poca attenzione alla degradabilità dei prodotti. I materiali delle facciate non devono diventare in futuro rifiuti pericolosi.

Questo per quanto riguarda la facciata in sé. Che però ha anche un impatto sull’ambiente circostante.

Sì, e non si tratta solo di effetti estetici o urbanistici, ma di conseguenze sul clima della città. In aree urbane caratterizzate da molte superfici impermeabili e grandi facciate riflettenti, si crea il cosiddetto «effetto isola di calore», che tuttavia si può ridurre – per esempio studiando aree ombreggiate o utilizzando facciate verdi per garantire il raffreddamento per evaporazione.

Sulle facciate si concentrano molte richieste, a volte contrastanti. Come si può conciliarle tutte?

Di natura conflittuale possono essere la volontà di avere l’isolamento termico estivo e tanta luce naturale, oppure una facciata classica che al contempo produce energia. Per casi del genere non esiste un'unica soluzione: l’abilità dei progettisti sta nel cogliere queste esigenze, valutarle e trovare un buon compromesso. Oggi, la migliore facciata è il risultato di un compromesso.

Cominciamo col prendere in considerazione l'inserimento planimetrico. Oggi ci si concentra troppo sull’estetica: si dovrebbe dare molto più peso alla posizione, al contesto, alla geometria, all’orientamento dell’edificio e ai requisiti energetici. Tecnicamente, una facciata rivolta a sud non dovrebbe essere uguale a una facciata rivolta a nord, ma in molti edifici per uffici sono tutte identiche, il che ha poco senso dal punto di vista energetico. In linea di principio molti committenti sarebbero aperti al cambiamento. D’altronde, oggi in fase progettuale è possibile simulare efficacemente l’input energetico o l’incidenza della luce naturale.

Le molteplici esigenze implicano il lavoro di tanti specialisti. Chi dovrebbe coordinarli? Quanto è importante la cooperazione interdisciplinare?

La collaborazione interdisciplinare è importantissima. Non è possibile condensare in una disciplina tutte le esigenze. Abbiamo bisogno di specialisti che sappiano interfacciarsi tra loro: progettisti di facciate che abbiano competenze strutturali e progettuali, che siano creativi, che abbiano conoscenza dei materiali, nozioni di fisica della costruzione ed esperienza di questioni energetiche. Alla facoltà di ingegneria civile della HSLU offriamo un percorso di studi dedicato agli involucri edilizi, che consente di sviluppare tali competenze in maniera che i professionisti così formati parlino la stessa lingua degli altri tecnici – specialisti, ingegneri civili, progettisti – e che siano in grado di discutere con loro allo stesso livello. Ritengo che il compito di coordinamento spetti all’architetto – con la collaborazione degli specialisti in facciate, che possono essere d’appoggio come consulenti tecnici.

Si stanno sviluppando tecnologie e materiali per far fronte a tutte queste esigenze?

Vi sono ricerche in corso in diverse aree. La tecnologia del vetro è molto avanzata e ha già prodotto numerosi sviluppi pratici, come i tripli vetri, i rivestimenti in vetro altamente selettivo o il vetro intelligente. E la ricerca non si ferma qui: per esempio, queste tecnologie possono sostituire i sistemi di ombreggiamento meccanico.

Ci sono studi in corso anche sui sistemi di isolamento: l’attenzione è concentrata su materiali naturali altamente isolanti, che potrebbero sostituire la plastica e altri prodotti ad alto impiego di materie prime o difficili da riciclare.  Anche l’automazione degli edifici continua ad offrire nuove possibilità: sistemi di ombreggiamento adattati al concetto energetico dell’edificio e che funzionano in armonia con la sua tecnologia o, più in generale, involucri edilizi in grado di adattarsi alle condizioni ambientali e alle esigenze degli utenti.

La digitalizzazione offre enormi opportunità, per esempio per ciò che riguarda la simulazione di edifici o loro componenti, alle simulazioni termiche e di luce, fino ai processi di produzione additiva.

Ci sono altri settori o campi della scienza che stanno dando impulsi interessanti nell’ambito degli involucri edilizi?

In particolare l’ingegneria meccanica e l’industria automobilistica sono di grande ispirazione, non solo per le facciate in metallo, ma anche quando si tratta di elementi di giunzione o guarnizioni. Spesso nei dettagli delle facciate c’è più ingegneria meccanica che ingegneria civile. Queste industrie sono molto più avanti, e noi possiamo beneficiarne.

Importanti spunti per gli involucri edilizi adattivi vengono dalla biologia: in natura, ogni animale, ogni pianta si adatta all’ambiente. Anche gli edifici potrebbero avere questa capacità. La bionica analizza se tali attitudini possono essere trasferite a un sistema artificiale. Di solito i problemi sorgono quando si cerca di riprodurre su un’intera facciata effetti che hanno mostrato di funzionare su scala minore.

Dal mio punto di vista, dovremmo concentrarci su sistemi semplici. Dopo tutto, non siamo l’industria aerospaziale, non vogliamo sviluppare sistemi ad alta tecnologia che richiedono grosse spese di funzionamento e manutenzione. L’obiettivo dovrebbe essere creare sistemi durevoli e a bassa manutenzione.

Con quale ritmo il settore edile fa proprie le nuove tendenze e le implementa?

Non illudiamoci, di fronte alle nuove tendenze l’industria delle costruzioni reagisce in modo relativamente cauto, per non dire pigro. Per vari motivi: da un lato, possiamo dire che qualsiasi edificio è sempre un prototipo; dall’altro, i progetti di costruzione comportano rischi elevati. Un edificio deve funzionare per diversi decenni, e di solito né il costruttore né il cliente sono in grado di sostenere i rischi associati all’innovazione. Anche le normative hanno un effetto inibitorio, seppure gli standard svizzeri in particolare sono relativamente favorevoli all’innovazione. Non da ultimo, il settore edile non ha le risorse finanziarie per investire in ricerca e sviluppo.

Ciononostante emergono sempre soluzioni interessanti, però difficilmente riescono a raggiungere il mercato. Prendiamo l’esempio del vetro elettrocromico, che per vari aspetti è rivoluzionario, cambiando completamente l’aspetto di una facciata. Se lo utilizziamo, dev’essere chiaro già in fase di progettazione che non ci sarà più bisogno di un normale sistema di ombreggiamento. Per venir coinvolti
in una innovazione di questa portata,
  progettisti e committenti devono esserne convinti. Ma purtroppo l’innovazione spesso si ferma al progetto: da uno all’altro si cerca di migliorare un po’, di innovare un po’ – ma in questo modo la mentalità cambia poco e lentamente.

Un altro ostacolo strutturale fondamentale è che i produttori di facciate vengono coinvolti in fase troppo avanzata.

In che modo la digitalizzazione influenza la progettazione e la realizzazione delle facciate?

La progettazione delle facciate, soprattutto di quelle metalliche, è tradizionalmente legata alla tecnologia meccanica e quindi in termini di digitalizzazione è diversi anni avanti rispetto al settore edile. Anche qui si può notare l’influenza dell’industria automobilistica, che ha adottato presto strumenti digitali come piattaforme 3-D e programmi per il rilevamento delle collisioni. Oggi, gli strumenti digitali offrono possibilità completamente nuove: dalla progettazione fino a capacità di produzione quasi illimitate. Il passo verso la costruzione industrializzata con componenti pre-fabbricate e parametrizzate è senz’altro possibile. Per esempio, ogni singolo elemento della facciata potrebbe essere progettato e prodotto individualmente, senza che ciò implichi alcun aumento dei costi e della complessità
della facciata in sé.

Questo articolo è stato pubblicato nel numero speciale «Fassaden | Façades | Facciate – Edifici contemporanei in Svizzera».

Facciate da premiare

 

PRIXFORIX
Ogni tre anni il PRIXFORIX – giunto alla quinta edizione nel 2021 – premia le migliori e più innovative facciate in vetro e metallo della Svizzera, e con esse celebra i professionisti nel campo dell’architettura, della progettazione, dell’ingegneria e della costruzione che le hanno realizzate. La giuria di esperti premia tre edifici che si sono distinti per qualità, sostenibilità e bellezza dell'involucro. C’è anche un premio assegnato dal pubblico. I vincitori vengono festeggiati durante una serata di gala alla presenza di 600 ospiti del settore. I progetti per il prossimo concorso potranno essere presentati a partire da febbraio 2023, e la premiazione avrà luogo nell'autunno 2024.

 

Premio svizzero «Putz + Farbe»
Con lo Schweizer Preis für Putz und Farbe, vengono premiati i team interdisciplinari, composti da progettisti e artigiani, che dimostrano un approccio differenziato, sostenibile e di alta qualità all'intonaco e al colore, nonché l'interazione tra architettura e materiali. Le categorie sono Edifici e Concetti spaziali: la giuria di esperti premia l’utilizzo differente e sostenibile di intonaco e colore. Il pubblico vota online. Per la prossima edizione, le candidature dovranno pervenire entro il 20 ottobre 2022 e i vincitori annunciati il 9 febbraio 2023, durante il simposio di architettura alla fiera appli-tech.

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