La "ri­cu­ci­tu­ra" di Ro­ve­re­do

La nuova circonvallazione di Roveredo, oltre ad aver realizzato un nuovo percorso autostradale, ha creato, assieme allo smantellamento della ferrovia, un’occasione irripetibile di trasformazione urbana, liberando ampie superfici proprio nel cuore del paese.

Data di pubblicazione
21-06-2017
Revision
21-06-2017

L’antropizzazione delle valli alpine nel XX secolo è stata profondamente legata al rapporto tra le infrastrutture e gli insediamenti preesistenti. Piccoli centri, una volta collegati alle nuove vie di comunicazione, hanno accelerato considerevolmente la crescita urbana, altri invece hanno subito l’avvento della modernità a scapito delle testimonianze storiche e di uno sviluppo equilibrato del tessuto urbano. 

La costruzione del 1907 della ferrovia Bellinzona-Mesocco e la realizzazione dell’autostrada N13 nel 1965 hanno portato alla divisione del paese di Roveredo segnando una netta cesura fisica dell’abitato, che si è comunque sviluppato ai suoi margini. Questa condizione morfologica ha negato la possibilità a Roveredo di avere un «vero centro» con spazi pedonali, aree gioco e luoghi di aggregazione all’aperto. 

La nuova circonvallazione di Roveredo, oltre ad aver realizzato un nuovo percorso autostradale, ha creato, assieme allo smantellamento della ferrovia, un’occasione irripetibile di trasformazione urbana, liberando ampie superfici proprio nel cuore del paese. Si ha quindi per la prima volta la possibilità di ripensare il rapporto tra le due aree ai lati dell’ex autostrada, tra il fondovalle e la zona collinare, che in realtà non sono state mai unite. È un vero e proprio recupero di un territorio da sempre segnato profondamente dall’infrastruttura, con la possibilità straordinaria di lavorare con il vuoto che verrà generato da questo smantellamento. 

Allo stato attuale si avverte la mancanza di tutto quello che «fa paese» e che determina l’identità della comunità e la sua qualità di vita. La strategia progettuale parte dalla consapevolezza che riempire il grosso vuoto lasciato dall’autostrada significa anche riempire questo vuoto sociale.

Il progetto di ricucitura si è sviluppato attraverso un’idea di paesaggio, di contesto e di territorio, cercando di capire la struttura attuale di Roveredo a partire dalla sua storia di paese diviso. Un paese che è sempre stato frazionato in due parti: prima dalla strada, poi dal fiume, poi dalla ferrovia e infine dall’autostrada.

Oggi, per la prima volta nella storia di Roveredo, c’è la possibilità di trovare una coerenza, una sorta di unità attraverso una celebrazione di urbanità. In tal modo si acquista finalmente una dimensione e una struttura compatibile con un’idea urbana, che giustifica lo sforzo fatto per spostare l’autostrada. È una opportunità unica, veramente rara, di ricostruzione, o meglio di costruzione, attraverso la produzione di un luogo nuovo; possibile solo attraverso una struttura finalmente connessa, un lavoro di «sartoria» che non è una ricucitura ma una cucitura; il collegamento di due parti di paese da sempre divise.

L’obiettivo è la costruzione di una centralità gerarchizzata organizzata con due piazze e tra loro un grande spazio pubblico accessibile e connesso. Lo spazio è connesso al luogo in due direzioni, longitudinalmente e trasversalmente, lavorando anche sulle due sponde della struttura urbana. Il nuovo centro di Roveredo è l’intera area, non solo le piazze. 

Il progetto si appropria di tutto quello che ha già una possibilità di contribuire alla costruzione dell’urbanità, e lo congiunge in un’idea di sistema urbano connesso. Per rendere efficace questa idea di spazio pubblico diffuso tra due piazze, il progetto rinuncia consapevolmente a proporre abitazioni al piano terreno degli edifici, infatti tutto il piano terra ha quali contenuti unicamente spazi commerciali. 

Invece di operare con quantità uniformi sulle tre aree si è scelto di proporre maggiore densità nella parte centrale, al fine di lavorare meglio su un contesto tipico del centro di un paese. L’idea del progetto è di rinunciare a una classificazione tradizionale in zone private e zone pubbliche, creando un unico enorme spazio pubblico che si estende dal fiume fino alla piazza principale (Al Sant). Gli edifici ospitano residenze, commerci e servizi. La loro dimensione è compatibile e coerente con il contesto e sono evitati elementi fuori scala.

Roveredo acquista un nuovo carattere urbano, con due piazze rappresentative della sua identità, la cui pavimentazione, come quella degli spazi pubblici tra gli edifici, è disegnata in modo coordinato ma variabile per segnarne diversi usi (piazza, patio, spazio giochi, strade ecc.). 

In questo disegno, come nell’idea di progetto, si lavora su una dimensione doppia; da una parte un’idea di urbanità in grande e dall’altra di forte domesticità. I nuovi spazi pubblici sono composti da spazi esterni di dimensioni variabili e da spazi coperti al piano terra di ogni edificio. Qualcosa di molto protetto, dove i bambini si incontrano e possono giocare, che costruisce nella sua sequenza un’idea perfetta di una urbanità forse difficile da trovare nei grandi centri. 

Nel dettaglio, il progetto disegna una topografia che non è completamente piatta per creare dei rapporti interessanti con l’intorno. Si forma così una serie di situazioni in cui il nuovo sistema si riesce a collegare direttamente con gli edifici esistenti. Verso nord (verso il fiume) si creano tuttavia anche situazioni con salti di quota importanti così da permettere da una parte di ospitare l’accesso al sistema di parcheggi e dall’altra di produrre situazioni di affaccio sul sistema storico di Roveredo attraverso un rapporto di differenza altimetrica. 

Un luogo con accesso dalla viabilità veicolare lenta (30 km/h, che diventa 20 km/h quando attraversa le piazze) e dalla nuova pista ciclabile regionale, che incontra a est un nuovo grande parco pubblico a ridosso del fiume. L’intero quartiere è collegato da un livello interrato di posteggi che permette un facile accesso diretto alle parti private, ma soprattutto a tutti i punti del sistema di spazi pubblici.

Si cerca di produrre un’offerta residenziale in grado di garantire le comodità di una città mantenendo però la dimensione di paese con la sua piacevole tranquillità. In questo senso le piazze sono pensate per un uso quotidiano e di quartiere, ma predisposte anche per i grandi eventi. 

A est si cerca una continuità con il verde esistente in un’idea di grande parco pubblico che si estende dal fiume fino al centro del paese. Un parco urbano (diverso dal bosco naturale) che può accogliere diverse attività. Al suo interno un unico edificio ospita le funzioni di residenza per anziani autosufficienti, prestandosi per dimensioni a una struttura in parte medicalizzata.

L’architettura che viene proposta per gli edifici è, in questa fase del progetto, solo un’indicazione, un accenno di indirizzo. Un linguaggio architettonico che non intende imporsi; non mimetico rispetto al contesto ma neanche invasivo e troppo caratterizzante. Protagonista vuole essere lo spazio e non l’architettura.

Committenza: Comune di Roveredo

Investitore e impresa totale: Alfred Müller AG

Capogruppo: Galli Michele e Associati SA, S. Antonino

Architettura: Luca Gazzaniga Architetto

Architettura del paesaggio: PROAP Estudos e Projectos de Arquitectura Paisagista

Project Manager: Artech SA, Lugano

Ingegneria del traffico: Studio Mauro Ferella Falda, Lugano

Fisica della costruzione: Flux Studio SA

Date: progetto 2016

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